2013-03-28 14:23:24

L'Ue "bacchetta" la giustizia italiana. Dalla Torre: processi lunghi, ma magistratura è indipendente


L'Italia è terzultima in Europa, dopo Cipro e Malta, per la velocità di risoluzione delle cause civili e commerciali. E’ la denuncia della Commissione Ue secondo la quale nel Belpaese occorrono una media di 800 giorni per risolvere procedimenti giudiziari, con pesanti ricadute sullo sviluppo economico. Da Bruxelles anche il monito: “giù le mani dai giudici se si vuole una magistratura indipendente”. Per un commento sul pronunciamento dell’Unione Europea Paolo Ondarza ha intervistato Giuseppe Dalla Torre, presidente onorario dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani:RealAudioMP3

R. - La lentezza nasce certamente dalla mole dei procedimenti giudiziari. Probabilmente una parte di questo fenomeno è legata ad un complesso normativo farraginoso, in parte contradditorio. La semplificazione legislativa che era stata promessa è stata fatta soltanto in parte. Un’altra causa risiede poi in una certa cultura che non è formata a trovare soluzioni extra-giudiziarie ai conflitti che inevitabilmente sorgono perché queste si scontrano con interessi di corporazioni.
D. – Tra l’altro lo sviluppo economico, va detto, è strettamente legato al sistema giudiziario: non si investe volentieri laddove le cause della giustizia del lavoro hanno tempi biblici…
R. – Certo. Investitori italiani e soprattutto stranieri fuggono dal nostro Paese anche per la questione giustizia e più in generale per la lentezza che parallelamente contraddistingue anche l’ambito della pubblica amministrazione.

D. – Ma perché finora si è fatto poco o nulla e perché quando si parla di riforma di giustizia la si intende solo legata, ormai da 20 anni, alle controversie tra il leader del Pdl Berlusconi e la magistratura?
R. – In quel caso ci si riferisce alla giustizia penale. In questo caso invece, il discorso riguarda piuttosto la giustizia civile. Il problema è che occorrono non una riforma ma più riforme: certamente una riforma dell’ordinamento giudiziario anche se molte cose sono state fatte; una riforma legislativa, come dicevo prima, una semplificazione; infine una riforma della professione forense. Il gran numero di professionisti sul mercato, certamente superiore alla necessità del Paese, provoca questa patologia del ricorrere continuamente a gradi superiori quando il giudizio di primo grado potrebbe essere del tutto esaustivo della questione.
D. – La Commissione europea avverte poi che il sistema giudiziario deve essere indipendente. Dunque, un’eventuale riforma deve nascere all’interno della magistratura stessa o con un’azione politica esterna?
R. – Io non condivido questo giudizio dell’Unione Europea. Mentre sono assolutamente d’accordo sulla lentezza della nostra giustizia, non condivido questa posizione perché la nostra magistratura gode di una ampissima autonomia, quindi non vedrei tanto il problema in termini di interferenze politiche. Che poi ci siano problemi a livello politico, nel senso di polemiche questo è un altro fenomeno, ma non è questo che incide sulla lentezza della giustizia.

D. – Quanto decisivo potrà essere l’apporto del prossimo presidente della Repubblica - che ricordiamo è anche capo del Consiglio superiore della magistratura - per avviare una riforma della giustizia civile?
R. - Certamente il presidente della Repubblica ha un ruolo importante per quanto riguarda l’autogoverno della magistratura e quindi la sollecitazione a uno sveltimento delle procedure interne che possano venire incontro a questa esigenza di accelerazione dei tempi della giustizia. Inoltre è importante un lavoro di moral suasion nei confronti del lavoro del legislatore perché metta mano con impegno, con coraggio, non tanto all’ennesima riforma della giustizia ma anche a tutte quelle riforme connesse che avranno poi l’effetto di rendere la nostra giustizia più rapida, più celere e, per certi aspetti, anche più giusta.

D. – Questo anche per recuperare la fiducia della gente nei confronti della giustizia?

R. – Non c’è dubbio. Una giustizia che arriva male e tardi è una giustizia che alle volte, anzi spesso, manifesta un volto ingiusto.







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