2013-03-27 19:08:52

Sempre più stranieri rientrano nei loro Paesi. In loro aiuto c'è il Ritorno Volontario Assistito


Aumenta il numero dei migranti che scelgono di ritornare nei Paesi di origine, e le motivazioni variano. A supportarli c’è il Ritorno Volontario Assistito (RVA). La Rete Rirva, ha come obiettivo, attraverso soprattutto l’attività di informazione diretta ai migranti, quello di promuovere in Italia una migliore attuazione di questa misura, affinché si garantisca a queste persone un ritorno sicuro, dignitoso e sostenibile. Ieri Rirva ha presentato la sua campagna: 'Ritornare. Per ricominciare. Un aiuto per ritornare volontariamente al tuo Paese'. Servizio di Francesca Sabatinelli:00:04:43:15

Nel 2011 sono stati oltre 30 mila gli stranieri che si sono cancellati dall’anagrafe. Nell’ultimo censimento, inoltre, l’Istat ha rilevato una contrazione del 18,5% della presenza della popolazione straniera. A crescere è, invece, il numero di migranti che scelgono di rientrare nei loro Paesi di origine, utilizzando la misura del ritorno volontario assistito: dai 228 del 2009 si passerà ai 1000 previsti per il 2013. Si tratta di progetti che sostengono il viaggio di rientro e, in alcuni casi, anche la reintegrazione economica. Non è uno strumento che si contrappone a quelli di accoglienza e integrazioni, precisa Maurilia Bove, della Direzione centrale per i Servizi dell’Immigrazione e l’Asilo del Ministero dell’Interno, autorità responsabile del programma di ritorno:

“Ci sono vari tipi di progetti. Ci sono progetti che danno solo il biglietto di rientro, più 200 euro. Ci sono poi progetti di reintegro: oltre ovviamente a pagare il viaggio, vengono aiutati a crearsi una attività nel loro Paese. Sono previsti 1.100 euro per la reintegrazione in loco, al di fuori poi del pagamento del biglietto”.

Al Progetto Rirva ha aderito anche, come partner di supporto, il Consiglio nazionale dell’Ordine degli Assistenti Sociali, Edda Samory è la presidente nazionale:

“Se un immigrato vede la necessità, l’importanza o l’interesse a ritornare questa rete gli fornisce una serie di elementi di supporto per fare un rimpatrio che non sia di nuovo una avventura - come può essere già stata l’immigrazione - ma sia un rimpatrio che metta a fuoco quello che ha acquisito in questa esperienza, come può riportarla nel proprio territorio. Quindi credo si capisca chiaramente perché abbiamo sentito l’importanza di partecipare a questo progetto, di essere presenti, di dare una mano: l’immigrazione per gli assistenti sociali è un tema fondamentale. La situazione di bisogno dell’immigrato è una delle situazioni che noi, da sempre, abbiamo in prima linea nella nostra attività, che vede al centro la persona, la necessità di metterli nelle condizioni di poter gestire le scelte in modo più responsabile e più partecipato”.

Dietro alla decisione di ritornare nel Paese di origine c’è sicuramente la crisi economica che l’italia sta vivendo, ma non solo. Christopher Hein, direttore del Cir, Consiglio italiano per i Rifugiati, tra i promotori del Progetto Rete Rirva

R. - Anzitutto è cambiato lo scenario economico e quindi il mercato del lavoro. Questo in Italia, come in altri Stati dell’Unione Europea. Contemporaneamente in molti Paesi di origine, invece, c’è stato e c’è tuttora un aumento del Pil e quindi una maggior offerta di impiego in tutti i settori. Ci sono poi scenari anche di ex rifugiati che adesso possono, in un futuro prossimo tornare nel proprio Paese: sto pensando alla normalizzazione della situazione in Somalia, un Paese che ha vissuto 20 anni di guerra, di caos e di violenza e adesso ha bisogno delle persone che sono nella diaspora. In questi programmi non si vuole dare solamente un biglietto aereo e un pocket money al momento della partenza, ma all’arrivo nel Paese di origine di avere la possibilità che qualcuno - per così dire - li aspetti, cercando quindi di dare un appoggio per ricominciare la vita nel Paese proprio.

D. - Quali sono le nazionalità che rientrano più frequentemente?

R. - I numero sono ancora relativamente modesti. Possiamo dire che, per esempio, in Sud America, il Perù e l’Ecuador sono tra i Paesi; un altro Paese è certamente il Marocco e anche altri Paesi del Nord Africa in cui vediamo un certo aumento. Non sono ancora numeri veramente rappresentativi per quanto riguarda l’Italia, perché siamo all’inizio di un movimento di ritorno, una progettualità di ritorno.

D. - Che riguarda anche gli irregolari?

R. - Che riguarda da poco - purtroppo solo da poco - anche chi è in stato di irregolarità, che non ha un permesso di soggiorno, che ha il permesso di soggiorno scaduto.

D. - l’Italia sembra intenzionata, in qualche modo, a prendere una strada che è quella degli altri Paesi?

R. - Mi sembra proprio che ci sia un ripensamento in atto. Si vede anche come vengono spesi i fondi, i fondi comunitari, per il ritorno: c’è un fondo specifico. Fino a poco tempo fa la maggior parte di questo fondo veniva utilizzato per il rimpatrio forzato: questo ancora esiste, ma la spesa per il rimpatrio forzato - specie utilizzando fondi comunitari - ha una tendenza di diminuzione e c’è fortemente la tendenza di aumentare le spese per il rimpatrio volontario assistito e la reintegrazione.

Ultimo aggiornamento: 28 marzo







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