Umiltà e guarigione: a Civiltà Cattolica, presentati i primi libri in italiano
del cardinale Bergoglio
“Umiltà, la strada verso Dio” e “Guarire dalla corruzione”: sono i titoli dei primi
due libri in italiano di Jorge Mario Bergoglio. I due volumetti, editi dalla Editrice
Missionaria Italiana (Emi), sono stati presentati martedì mattina alla sede di “Civiltà
Cattolica”. I testi, che raccolgono due meditazioni dell’allora arcivescovo di Buenos
Aires, attingono alla spiritualità ignaziana. A seguire la presentazione per noi c’era
Alessandro Gisotti:
Nei testi del
cardinale Bergoglio si respira la spiritualità di Sant’Ignazio di Loyola. E’ quanto
sottolineato da padre Antonio Spadaro, direttore di “Civiltà Cattolica” che
ha anche osservato come questa dimensione ignaziana sia presente anche nella modalità
che Papa Francesco segue per scrivere i suoi testi, sempre incentrati su tre punti
forti, tre parole chiave:
R. – Questa dimensione del ritmo del discorso è tipico
dell’espressione ignaziana, quindi gesuitica. Da sempre, gli Esercizi spirituali sono
stati predicati in tre punti. Quindi, quando Papa Francesco parla di tre parole –
e lo ha fatto spesso, da cardinale, nelle sue omelie ma anche nei suoi testi – si
richiama esattamente a questa capacità di dare ritmo al discorso, individuando i nuclei-chiave,
fondamentali.
D. – Una cosa che colpisce: la forza nelle parole che Papa Francesco
usa nei testi. Quasi una severità, a volte, quando c’è una denuncia come proprio nel
caso della corruzione …
R. – Questa severità è resa in metafore. Voglio ricordare
che nel testo sulla corruzione, Papa Francesco usa delle immagini che Ignazio adopera
parlando dell’inferno, negli Esercizi Spirituali, parlando addirittura dell’uomo corrotto
come di una piaga purulenta, quindi con immagini molto forti, molto evidenti che il
Papa utilizza con grande scioltezza, con grande agilità. Quindi, direi: questo discorso
fatto di ritmo ternario e di metafore molto evidenti dà corpo ad un discorso molto
comprensibile – un discorso per tutti – ma estremamente incisivo.
Nel testo
“Guarire dalla corruzione”, l’allora cardinale Bergoglio sottolineava che “non ci
sarebbe corruzione sociale senza cuori corrotti”, aggiungendo che il “peccato si perdona,
la corruzione non può essere perdonata” perché è una “stanchezza della trascendenza”.
Il corrotto, scrive il futuro Papa Francesco, “si erge come autosufficiente”, “si
stanca di chiedere perdono”. Parole che hanno molto colpito il presidente di “Libera”,
don Luigi Ciotti:
R. – "Mi ha colpito la radicalità del Vangelo, perché
il Vangelo raccomanda la 'parresia', cioè il parlare chiaro che è il contrario
di ipocrisia. E in questo testo, Papa Francesco parla molto chiaro: è una denuncia
forte, chiara ma soprattutto è una grande riflessione. Quello che a me sembra molto
importante è quando dice che non bisogna confondere il peccato con la corruzione,
e soprattutto quando dice che la corruzione più che perdonata dev’essere guarita.
Quindi, diventa una responsabilità per ciascuno di noi. Quello che per me è importante
è la considerazione del peccato sociale. Credo che anche all’interno della Chiesa
si debba portare avanti un processo di purificazione da qualunque forma di potere,
tant’è vero che lui parla anche della corruzione tra i sacerdoti per scuoterli, per
chiedere loro di avere il coraggio di fare maggiori scelte, di non essere corrotti
all’interno, cioè di non frenare per scegliere sempre il 'meno peggio'. Ci vuole meno
tiepidezza, più coraggio per costruire un bene, un bene comune!".
“Chi si autoaccusa
lascia spazio alla misericordia di Dio”, scrive il cardinale Bergoglio nell’altro
testo pubblicato dalla Emi e aggiunge: “Colui che sa accusare se stesso è una persona
che saprà sempre ‘avvicinarsi bene’ agli altri, come il buon samaritano, e in questo
avvicinamento a Cristo stesso realizzerà l’accesso al fratello”. Questa sottolineatura
dell’umiltà, ha detto la prof.ssa Lucetta Scaraffia, unisce Papa Francesco a Papa
Benedetto. Se infatti, Joseph Ratzinger e Jorge Mario Bergoglio sono per tanti aspetti
diversi tra loro, ha detto l’editorialista dell’Osservatore Romano, sono in realtà
complementari. L’Emi ha, dunque, avuto il merito di essere la prima casa editrice
a pubblicare in italiano dei testi del cardinale Bergoglio. Una soddisfazione che
viene espressa dal direttore della Casa editrice, Lorenzo Fazzini:
R.
– E’ una grande soddisfazione condita di umiltà: lo viviamo come un servizio ad un
Papa missionario, ad un Papa globale, ad un Papa che vive nell’umiltà e ci insegna
questa umiltà. Come editrice missionaria abbiamo sempre tenuto gli orizzonti aperti
alla Chiesa, alle Chiese ed ai popoli, ed oggi ospitare un Papa venuto dal Sud America
per noi è un grandissimo onore e un grandissimo senso di responsabilità.