2013-03-26 13:20:19

Santa Sede per un Trattato sul commercio delle armi efficace e credibile


Ripensare la regolamentazione del commercio delle armi mettendo al centro la persona umana. E’ l’appello lanciato da mons. Francis Assisi Chullikat, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu e capo delegazione alla Conferenza per il Trattato sul commercio delle armi in corso fino a giovedì a New York. La Santa Sede invoca l’adozione di un testo “forte, credibile ed efficace” che abbia un impatto reale e duraturo “per una vita più sicura delle persone”. In particolare si chiedono restrizioni al trasferimento di armi nei Paesi dove queste vengono usate contro la popolazione civile in aperta violazione dei diritti umani e delle norme concordate a livello internazionale umanitario. Inoltre si indica un principio giuridico per tutti gli Stati: “expressio unius est alterius exclusio” - l’inclusione di una cosa implica l’esclusione di altre – infine si ribadisce la necessità di proteggere le donne, gli uomini, i bambini, le famiglie, i disabili, gli anziani, i migranti, i rifugiati, gli sfollati interni, le minoranze etniche e religiose. La Conferenza di New York è l’ultima di una serie di incontri che si sono sempre risolti in un nulla di fatto. La bozza sulla quale si sta lavorando sarebbe giudicata “scarsa” dagli attivisti della campagna “Control Arms”, in particolare sul fronte della regolamentazione del trasferimento di proiettili, munizioni ed altre armi non comprese nel Trattato. Inoltre - sempre secondo gli attivisti - alcuni Paesi esportatori godrebbero di ampia libertà nel valutare se inviare o meno armi in una nazione senza così tenere conto delle aperte violazioni dei diritti umani. Secondo il rapporto 2012 dell’Istituto di ricerca per la pace di Stoccolma, gli interessi del commercio mondiale delle armi sono enormi; un giro di affari pari a 1.740 miliardi di dollari, il 2,5% del prodotto interno lordo globale. Sei i Paesi che gestiscono il commercio, in testa gli Stati Uniti, seguiti da Russia, Germania, Gran Bretagna, Cina e Francia.







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