Parte da Tunisi, il 30 marzo, la Carovana antimafie: 70 tappe per parlare di legalità
Non solo denunciare le situazioni critiche che emergono nei territori attraversati,
ma anche rendere visibili le tante esperienze positive di lotta alla criminalità,
all’illegalità e alla corruzione che esistono in Italia. E’ l’obiettivo della Carovana
internazionale antimafie che dal 30 marzo prossimo darà il via al suo sedicesimo viaggio.
Ieri, a Roma, la conferenza stampa di presentazione del programma e del senso dell’iniziativa
promossa da Arci, Libera e Avviso Pubblico, in collaborazione con i sindacati. Il
servizio di Adriana Masotti:
E’ Tunisi,
la città di partenza di questo viaggio della Carovana antimafie. Da Tunisi, ha preso
il via il complesso percorso delle "primavere arabe" ed è lì che si svolge quest’anno
il Forum Sociale Mondiale. Il perché della scelta lo spiega Tonio dell’Olio,
responsabile di Libera internazionale:
“Perché la 'primavera araba' non
ha smesso di soffiare e la società tunisina sta facendo grandi sforzi per uscire dalla
situazione in cui era tenuta soggiogata, soprattutto dai meccanismi di corruzione.
E poi, nella classifica annuale di 'Transparency International', l’Italia e la Tunisia
sono nello stesso punto della classifica, al 72.mo posto, per la incidenza della corruzione.
E noi crediamo che la corruzione sia l’altra faccia della medaglia della criminalità
organizzata e che vada combattuta con la stessa efficacia”.
Dalla Tunisia,
i due furgoni della Carovana si imbarcheranno su un traghetto per la Sicilia e da
lì passeranno nelle altre regioni italiane per poi finire il percorso nel sud della
Francia. Circa 70 le tappe del viaggio, che durerà 69 giorni. Quali gli eventi più
significativi:
“Sicuramente, nella prima tappa siciliana, il 2 aprile,
ricorderemo la strage di Pizzolungo, dove in un tragico attentato che voleva colpire
il giudice Carlo Palermo, rimasero uccise una donna, Barbara Asta, e Salvatore e Gaetano,
i suoi due figli. Vogliamo quindi porre l’attenzione su una mafia che uccide, su una
mafia che davvero non ha nulla a che fare con la civiltà, con il messaggio cristiano,
con il Vangelo, con la società degli onesti. Poi risaliremo, passando ad esempio per
la Campania e, in particolare, ci fermeremo a Napoli, presso la Città della Scienza,
che è stata distrutta da un incendio doloso per mano, con ogni probabilità, della
stessa camorra. Altrettanto significativamente, andremo in Lombardia, perché oggi
è ai primi posti delle classifiche per beni confiscati, essendo la Lombardia l’estensione
di organizzazioni quali la camorra, ‘ndrangheta e Cosa Nostra”.
Alla Conferenza
stampa, erano presenti anche i dirigenti della squadra Nuova Quarto Calcio per la
Legalità, diventata simbolo di riscatto per la società civile. Ancora dell’Olio:
“Da tempo, noi ci siamo accorti che le mafie investono nello sport, promuovendosi
come presidenti di società calcistiche e in maniera particolare ciò è avvenuto in
questa cittadina, nell’hinterland di Napoli. I mafiosi lo fanno
perché questo legittima la loro immagine: acquistano i cartellini dei calciatori,
quindi ne diventano in qualche modo i proprietari e, attraverso l’attività agonistica,
riciclano anche denaro. Allora, il calcio, come lo sport in generale, va riportato
alla sua vocazione originaria. Questi giovani, con l’amministrazione comunale di questa
città, si sono riscattati e una volta che il presidente è stato condannato per associazione
a delinquere di stampo mafioso non l’hanno più riconosciuto. Sono riusciti a riportare
la squadra a giocarsi tutto davvero sulla legalità, per cui sulle loro magliette è
scritto 'In gioco per la legalità'. E questo significa davvero molto: attraverso il
calcio, infatti, si può davvero creare una cultura, una mentalità diversa contro le
mafie e per l’onestà e la legalità”.
Ogni anno, le attività illegali
sottraggono miliardi di euro alle economie legali. Un costo enorme che aggrava le
conseguenze della crisi, compromettendo le possibilità di sviluppo. Quale il messaggio
che la Carovana cercherà di veicolare nel suo lungo viaggio?
“In questo
momento di crisi economica e finanziaria, noi riteniamo che il messaggio debba essere
anche in questa direzione. Il mondo della politica, ad esempio, ritiene che spesso
la lotta alle mafie sia una questione collaterale a tutte le altre. Noi invece vogliamo
mettere in evidenza come i soldi della corruzione, i soldi del lavoro nero e sommerso,
i soldi degli appalti truccati, insieme con i tanti guadagni che provengono dai traffici
illeciti – droga, armi, esseri umani – ammontino a 500 miliardi in un anno. E questo
è sorprendente: significa che se davvero noi riuscissimo a concentrare la nostra attenzione
sul contrasto alle mafie, riusciremmo anche a risanare i nostri conti, perché 500
miliardi equivalgono più o meno a tre manovre finanziarie di quelle che abbiamo fatto
negli ultimi anni”.