2013-03-26 15:40:44

Parte da Tunisi, il 30 marzo, la Carovana antimafie: 70 tappe per parlare di legalità


Non solo denunciare le situazioni critiche che emergono nei territori attraversati, ma anche rendere visibili le tante esperienze positive di lotta alla criminalità, all’illegalità e alla corruzione che esistono in Italia. E’ l’obiettivo della Carovana internazionale antimafie che dal 30 marzo prossimo darà il via al suo sedicesimo viaggio. Ieri, a Roma, la conferenza stampa di presentazione del programma e del senso dell’iniziativa promossa da Arci, Libera e Avviso Pubblico, in collaborazione con i sindacati. Il servizio di Adriana Masotti: RealAudioMP3

E’ Tunisi, la città di partenza di questo viaggio della Carovana antimafie. Da Tunisi, ha preso il via il complesso percorso delle "primavere arabe" ed è lì che si svolge quest’anno il Forum Sociale Mondiale. Il perché della scelta lo spiega Tonio dell’Olio, responsabile di Libera internazionale:

“Perché la 'primavera araba' non ha smesso di soffiare e la società tunisina sta facendo grandi sforzi per uscire dalla situazione in cui era tenuta soggiogata, soprattutto dai meccanismi di corruzione. E poi, nella classifica annuale di 'Transparency International', l’Italia e la Tunisia sono nello stesso punto della classifica, al 72.mo posto, per la incidenza della corruzione. E noi crediamo che la corruzione sia l’altra faccia della medaglia della criminalità organizzata e che vada combattuta con la stessa efficacia”.

Dalla Tunisia, i due furgoni della Carovana si imbarcheranno su un traghetto per la Sicilia e da lì passeranno nelle altre regioni italiane per poi finire il percorso nel sud della Francia. Circa 70 le tappe del viaggio, che durerà 69 giorni. Quali gli eventi più significativi:

“Sicuramente, nella prima tappa siciliana, il 2 aprile, ricorderemo la strage di Pizzolungo, dove in un tragico attentato che voleva colpire il giudice Carlo Palermo, rimasero uccise una donna, Barbara Asta, e Salvatore e Gaetano, i suoi due figli. Vogliamo quindi porre l’attenzione su una mafia che uccide, su una mafia che davvero non ha nulla a che fare con la civiltà, con il messaggio cristiano, con il Vangelo, con la società degli onesti. Poi risaliremo, passando ad esempio per la Campania e, in particolare, ci fermeremo a Napoli, presso la Città della Scienza, che è stata distrutta da un incendio doloso per mano, con ogni probabilità, della stessa camorra. Altrettanto significativamente, andremo in Lombardia, perché oggi è ai primi posti delle classifiche per beni confiscati, essendo la Lombardia l’estensione di organizzazioni quali la camorra, ‘ndrangheta e Cosa Nostra”.

Alla Conferenza stampa, erano presenti anche i dirigenti della squadra Nuova Quarto Calcio per la Legalità, diventata simbolo di riscatto per la società civile. Ancora dell’Olio:

“Da tempo, noi ci siamo accorti che le mafie investono nello sport, promuovendosi come presidenti di società calcistiche e in maniera particolare ciò è avvenuto in questa cittadina, nell’hinterland di Napoli. I mafiosi lo fanno perché questo legittima la loro immagine: acquistano i cartellini dei calciatori, quindi ne diventano in qualche modo i proprietari e, attraverso l’attività agonistica, riciclano anche denaro. Allora, il calcio, come lo sport in generale, va riportato alla sua vocazione originaria. Questi giovani, con l’amministrazione comunale di questa città, si sono riscattati e una volta che il presidente è stato condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso non l’hanno più riconosciuto. Sono riusciti a riportare la squadra a giocarsi tutto davvero sulla legalità, per cui sulle loro magliette è scritto 'In gioco per la legalità'. E questo significa davvero molto: attraverso il calcio, infatti, si può davvero creare una cultura, una mentalità diversa contro le mafie e per l’onestà e la legalità”.

Ogni anno, le attività illegali sottraggono miliardi di euro alle economie legali. Un costo enorme che aggrava le conseguenze della crisi, compromettendo le possibilità di sviluppo. Quale il messaggio che la Carovana cercherà di veicolare nel suo lungo viaggio?

“In questo momento di crisi economica e finanziaria, noi riteniamo che il messaggio debba essere anche in questa direzione. Il mondo della politica, ad esempio, ritiene che spesso la lotta alle mafie sia una questione collaterale a tutte le altre. Noi invece vogliamo mettere in evidenza come i soldi della corruzione, i soldi del lavoro nero e sommerso, i soldi degli appalti truccati, insieme con i tanti guadagni che provengono dai traffici illeciti – droga, armi, esseri umani – ammontino a 500 miliardi in un anno. E questo è sorprendente: significa che se davvero noi riuscissimo a concentrare la nostra attenzione sul contrasto alle mafie, riusciremmo anche a risanare i nostri conti, perché 500 miliardi equivalgono più o meno a tre manovre finanziarie di quelle che abbiamo fatto negli ultimi anni”.

Ultimo aggiornamento: 27 marzo







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