Padova: i funerali di mons. Nervo. L'omelia di mons. Mattiazzo
“Mons. Nervo si presentava con un fisico asciutto, in apparenza fragile; in realtà
aveva una tempra robusta e tenace, pervasa e sorretta da un’anima pura e genuina,
luminosa e ardente”. Così, ieri mattina, mons. Antonio Mattiazzo, vescovo di Padova,
ha ricordato mons. Giovanni Nervo, fondatore e primo presidente di Caritas Italiana,
nell’omelia per le sue esequie. Dopo aver citato alcuni tra gli eventi più significativi
della sua vita e del suo ministero, mons. Mattiazzo ha osservato che “è importante
domandarsi qual è stata la sorgente profonda da cui è scaturito il suo impegno e qual
è la fiamma che l’ha riempito di energia”. Per il vescovo di Padova, “non v’è dubbio
che è stata la carità evangelica, accesa nel Cuore di Cristo e ardente nel cuore profondo
della Chiesa, alimentata dall’Eucaristia”. “I testi biblici che sono stati proclamati
nella seconda Lettura e nel Vangelo - ha aggiunto mons. Mattiazzo - hanno messo in
luce il valore supremo della carità. La carità è il nome stesso di Dio, è il messaggio
centrale della rivelazione divina, è il 'proprium' specifico del cristianesimo, il
comandamento fondamentale e per questo la Chiesa di Cristo non può che essere Chiesa
della carità”. “La carità - ha spiegato il vescovo di Padova - è amore non semplicemente
sentimentale, ma forte e audace, richiede il distacco da sé e dalle proprie cose,
il dono di sé fino al sacrificio”. E di questo mons. Nervo “ci ha dato una splendida
testimonianza. Nato povero, è vissuto povero ed è morto povero. Ha amato "non a parole
e con la bocca, ma nei fatti e nella verità’”. Anche se il fondatore e primo presidente
di Caritas Italiana “non ci ha lasciato un testamento spirituale scritto a parole”,
secondo mons. Mattiazzo, “il testamento, l’eredità preziosa che ci lascia è la sua
stessa vita, è il suo luminoso esempio”. “Se c’era bisogno di purificazione - ha proseguito
il vescovo di Padova - perché l’oro della sua carità risplendesse in tutta la sua
purezza, la malattia ha compiuto quest’opera come un crogiolo”. Infine, un ricordo
personale: “Quando l’ho visitato un paio di giorni prima della sua morte, mi ha detto
due parole: pregare e offrire”. Alle esequie erano presenti, tra gli altri, mons.
Giuseppe Merisi, vescovo di Lodi e presidente della Caritas Italiana, alcuni vescovi,
il direttore della Caritas Italiana don Francesco Soddu. (R.P.)