2013-03-25 14:40:30

L'Eurogruppo salva Cipro con un ridimensionamento bancario, la Russia rivede il suo prestito


Accordo nella notte a Bruxelles tra la troika (Ue-Bce-Fmi) e Cipro per evitare il fallimento e l'uscita di Nicosia dall’Euro. In cambio di un aiuto da 10 miliardi di euro da parte dell'Ue, ci sarà un drastico ridimensionamento del settore bancario. Sarà chiusa la seconda banca dell'isola, con gli asset buoni che finiranno nella Bank of Cyprus. Saranno garantiti i depositi sotto i 100mila euro, mentre verranno duramente colpiti quelli superiori. Immediata la reazione della Russia, i cui risparmiatori custodiscono nelle banche cipriote oltre 30 miliardi di euro. Come ritorsione, il presidente russo ha ordinato al governo di avviare un negoziato con i partner ciprioti per ristrutturare il prestito di 2,5 miliardi di euro assicurato da Mosca a Nicosia nel 2011. Ma il Piano di salvataggio era davvero il migliore che si potesse adottare? Salvatore Sabatino ne ha parlato con l’economista Giovanni Marseguerra:RealAudioMP3

R. - Certamente le condizioni per trovare la soluzione ottimale non erano particolarmente ideali. C’era già stato un tentativo che aveva condotto ad un rifiuto da parte del parlamento cipriota, quindi bisognava trovare una soluzione. Quella che è stata trovata, probabilmente, era la migliore possibile.

D. - C’era davvero, secondo lei, il pericolo che un Paese piccolo come Cipro potesse mettere a rischio l’intera "Area Euro"?

R. - Cipro è un Paese piccolissimo, perché se lo si confronta con l’Italia, troveremmo che il Pil di Cipro è circa 90–100 volte più piccolo del nostro. Quindi è un piccolo Paese. Il problema era il rischio sistemico, cioè del sistema bancario cipriota, che tra l’altro, è fortemente connesso con quello greco. Quindi il pericolo di un’effettiva crisi sistemica a livello bancario c’era.

D. - Perché si è arrivati a questa situazione così disastrosa? Quanto pesano sulla crisi i fondi di dubbia provenienza giunti a Cipro dalla Russia?

R. - Ci sono molto dubbi su questi flussi di fondi finanziari che vanno verso le banche cipriote, molte dei quali sono russi. C’è quindi il sospetto che si tratti di denaro sporco che viene pulito attraverso questo circuito...

D. - Un ruolo molto importante in questa vicenda è stato quello ricoperto dalla Germania, che ha tenuto il punto sulla non possibilità di elargire un prestito maggiore rispetto agli altri casi precedenti…

R. - La Germania, in questo momento, ha un potere in ambito europeo straordinario. Il punto è non tanto il potere che ha o non ha, ma l’utilizzo che sta facendo di questo potere, e cioè questa polarizzazione continua tra rigore e crescita, dove le decisioni vanno verso il rigore, mi sembra che stia danneggiando tutti. Alla fine danneggerà anche la stessa Germania.

D. - L’agenzia di rating Moody’s ha sottolineato che Cipro resta a rischio default e che potrebbe uscire dall’Eurozona anche se risolve la sua crisi…

R. - Diciamo che la soluzione che è stata trovata deve essere ancora posta in essere. In effetti l’accordo sul finanziamento da dieci miliardi verrà finalizzato – come dice la dichiarazione dell’Eurogruppo – entro la terza settimana di aprile. Per conti con più di 100 mila euro, quale prelievo verrà effettuato? Ci sono una serie di elementi ancora da definire. C’è la possibilità di un ulteriore finanziamento extra da parte del Fondo Momentario Internazionale, almeno così auspica la presidente Christine Lagarde. Quindi ci sono una serie di elementi ancora da definire per capire se l’intervento è stato veramente decisivo.

D. - Ora, guardando in prospettiva, la lente di ingrandimento si sposta su altri Paesi in crisi. Secondo alcuni il "malato d’Europa" – quello vero – sarebbe la Francia. Questo avrebbe ovviamente effetti enormi, anche perché Parigi per importanza politica ed economica non è di certo Nicosia…

R. - La Francia è uno dei grandi Paesi dell’Europa e del mondo. Sta certamente attraversando un momento difficile, ma l’Italia o la Spagna non stanno attraversando momenti favorevoli. Però, confrontando questi grandi Paesi, mentre le recenti previsioni dicono che noi come Italia, saremo in recessione ancora per il 2013 con una perdita stimata tra l’1 e il 2 percento per quanto riguarda il Pil, idem la Spagna, la Francia invece dovrebbe crescere nel 2013, sia pure con un tasso di crescita minimo dello 0,1 – 0,2 percento. Quindi sicuramente la Francia deve compiere una serie di riforme strutturali nel mercato del lavoro, come del resto anche noi, però la Francia è un Paese con dei fondamentali solidi.







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