Il teologo Bux: Papa Francesco testimone della Misericordia del Signore
Testimoniare la Misericordia del Signore. E’ questo uno dei temi forti sottolineati
da Papa Francesco fin dal primo giorno del suo ministero petrino. Una dimensione che
è in realtà da sempre presente nella vita del pastore Jorge Mario Bergoglio. D’altro
canto, il richiamo alla Misericordia divina è una costante in tutti i Pontefici recenti,
come sottolinea il teologo don Nicola Bux, intervistato da Alessandro Gisotti:
R. - La riflessione
non può non partire, almeno in tempi più vicini a noi, dalla “Dives in Misericordia”
di Giovanni Paolo II: la seconda Enciclica, che fu tutta incentrata sulla misericordia,
perché - come sappiamo - Giovanni Paolo II ha fatto della misericordia, in qualche
modo, il suo programma. Tutti sanno che egli è spirato proprio nel sabato della Divina
Misericordia del 2005. Egli è stato un apostolo - possiamo dire - della misericordia.
Pertanto il Magistero del nuovo Pontefice ha già in qualche modo il terreno preparato.
Questo va detto perché magari, agli esordi di un Pontificato, talvolta si tende a
dimenticare quanto è già stato fatto, quasi cercando a tutti i costi una novità o
una discontinuità. Questo deve essere tenuto ben presente, perché - com’è stato detto
anche in questi giorni - i Papi si succedono, perché appartengono alla Successione
apostolica sulla sede di Roma, dei vescovi di Roma, ma il Papato resta.
D.
- Se la misericordia in modo immediato lega Bergoglio a Wojtyla, l’aspetto della tenerezza,
della dolcezza, che poi appunto è espressione visibile dalla misericordia, forse lega
in modo immediato Bergoglio a Ratzinger, Francesco a Benedetto…
R. - Sì, si
può dire senz’altro questo, ma a me - per esempio - l’immagine di Papa Francesco che
scende tra la folla mi ha immediatamente richiamato quella di Pio XII che scende tra
la folla dopo i bombardamenti di San Lorenzo ed è attorniato, prega, accarezza… Per
non dire poi di Papa Giovanni XXIII. Io credo che la misericordia sia una costante
della Chiesa: poi ogni Pontefice porta uno stile e un’enfasi propria, che deriva dalla
sua esperienza, come del resto anche dal proprio carattere. E’ indubbio che anche
la mitezza e la tenerezza, pur nella diversità dei caratteri - molto più riservato
quello di Benedetto XVI, appare invece molto più espansivo quello di Papa Francesco
- ci ripropongono nient’altro che quella che gli esegeti chiamano la compassione del
Signore, il Signore ebbe compassione della folla: “Misereor super turbam”, dice il
Vangelo, cioè “ho compassione della folla”.
D. - Ecco, questo direi che è
poi l’elemento fondamentale: qui si tratta della Misericordia del Signore, non del
Papa…
R. - Esatto! La misericordia del Signore perché il Papa è e deve essere
espressione della misericordia del Signore: egli è chiamato Vicario di Cristo non
per esclusione, perché tutti i vescovi sono vicari di Cristo, come dice il Vaticano
II. E' chiaro che quando si usa questa espressione è evidente che i pastori sono tutti
espressione del "Pastore grande delle pecore", come dice San Pietro: massimamente
il vescovo di Roma, che siede sulla Cattedra di Pietro, deve esprimere questa carità
senza confini.