2013-03-24 13:07:40

Giornata mondiale per la lotta alla tubercolosi: la malattia continua a mietere vittime in tutto il pianeta


Come ha ricordato Papa Francesco, ricorreva ieri, 24 marzo, la Giornata Mondiale per la lotta alla Tubercolosi che continua ad interessare ampie zone del pianeta. Nel 2011 – ricorda l’Organizzazione Mondiale della Sanità – ci sono stati circa 8,7 milioni di nuovi casi e 1,4 milioni decessi, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Particolarmente colpiti i bambini con 500 mila casi e 64 mila vittime. Ma come nasce questa giornata? Eugenio Bonanata lo ha chiesto a Roberto Cauda ordinario di malattie infettive al Policlinico Gemelli:RealAudioMP3

R. – Questa giornata nasce per ricordare quel giorno in cui Robert Koch ha annunciato alla comunità scientifica, a Berlino, di aver scoperto il Mycobacterium della tubercolosi, cioè l’agente responsabile di questa grave malattia, che nell’’800 era estremamente diffusa e che anche oggi purtroppo è presente.

D. – Nonostante sia considerata una malattia lontana, è molto diffusa nel mondo. Qual è il quadro?

R. – Certamente la malattia ha una diffusione a macchia di leopardo, nel senso che ci sono alcuni Paesi, quelli più poveri, quelli meno sviluppati, nei quali la malattia ha una diffusione, un’incidenza maggiore, ma anche il cosiddetto mondo industrializzato – e in questo anche l’Italia – ha ancora un numero di casi che, seppur basso, è comunque importante.

D. – Quali sono le cause dello sviluppo della malattia?

R. – La malattia è in qualche modo legata alla povertà, è legata al sovraffollamento, è legata alle condizioni disagiate, essendo una malattia che ha un arco di sviluppo di mesi, di anni. Ricordo che la tisi, che contraddistingueva soprattutto nel passato le forme non trattate, altro non era che una progressiva consunzione. La tubercolosi è una malattia, quindi, anche molto poliedrica nelle sue manifestazioni cliniche e talora anche difficile da diagnosticare precocemente.

D. – Che cosa fare, dunque, per arginare il trend, la diffusione dei ceppi più resistenti?

R. – Io ricordo che la settimana scorsa, sull’autorevolissima rivista americana Time Magazine, la copertina, che è un evento piuttosto importante, è stata dedicata alla tubercolosi resistente, il titolo era “Contagio”. Nell’articolo si approfondivano le ragioni dello sviluppo di queste forme resistenti, che sono certamente multiple, ma che in qualche modo sono anche molto inquietanti. Si tratta, infatti, di forme di tubercolosi, per le quali le opzioni terapeutiche sono poche. Credo, quindi, che miglioramenti diagnostici e affinamento delle tecniche di precoce diagnosi siano importanti, così come poter avere a disposizione sempre nuovi farmaci efficaci.

D. – Quindi è importante la ricerca...

R. – La ricerca è assolutamente fondamentale in questa, come in ogni malattia. Forse, certamente, se possiamo fare una qualche autocritica, bisognerebbe ritornare in modo più massiccio allo studio della tubercolosi e non considerarla, come forse è stata considerata anche in anni non lontani, un retaggio del passato, perché, ahimé, la tubercolosi è ancora presente tra di noi.

Ultimo aggiornamento: 25 marzo







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