Giornata mondiale per la lotta alla tubercolosi: la malattia continua a mietere vittime
in tutto il pianeta
Come ha ricordato Papa Francesco, ricorreva ieri, 24 marzo, la Giornata Mondiale per
la lotta alla Tubercolosi che continua ad interessare ampie zone del pianeta. Nel
2011 – ricorda l’Organizzazione Mondiale della Sanità – ci sono stati circa 8,7 milioni
di nuovi casi e 1,4 milioni decessi, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Particolarmente
colpiti i bambini con 500 mila casi e 64 mila vittime. Ma come nasce questa giornata?
Eugenio Bonanata lo ha chiesto a Roberto Cauda ordinario di malattie
infettive al Policlinico Gemelli:
R. – Questa
giornata nasce per ricordare quel giorno in cui Robert Koch ha annunciato alla comunità
scientifica, a Berlino, di aver scoperto il Mycobacterium della tubercolosi, cioè
l’agente responsabile di questa grave malattia, che nell’’800 era estremamente diffusa
e che anche oggi purtroppo è presente.
D. – Nonostante sia considerata una
malattia lontana, è molto diffusa nel mondo. Qual è il quadro?
R. – Certamente
la malattia ha una diffusione a macchia di leopardo, nel senso che ci sono alcuni
Paesi, quelli più poveri, quelli meno sviluppati, nei quali la malattia ha una diffusione,
un’incidenza maggiore, ma anche il cosiddetto mondo industrializzato – e in questo
anche l’Italia – ha ancora un numero di casi che, seppur basso, è comunque importante.
D.
– Quali sono le cause dello sviluppo della malattia?
R. – La malattia è in
qualche modo legata alla povertà, è legata al sovraffollamento, è legata alle condizioni
disagiate, essendo una malattia che ha un arco di sviluppo di mesi, di anni. Ricordo
che la tisi, che contraddistingueva soprattutto nel passato le forme non trattate,
altro non era che una progressiva consunzione. La tubercolosi è una malattia, quindi,
anche molto poliedrica nelle sue manifestazioni cliniche e talora anche difficile
da diagnosticare precocemente.
D. – Che cosa fare, dunque, per arginare il
trend, la diffusione dei ceppi più resistenti?
R. – Io ricordo che la settimana
scorsa, sull’autorevolissima rivista americana Time Magazine, la copertina, che è
un evento piuttosto importante, è stata dedicata alla tubercolosi resistente, il titolo
era “Contagio”. Nell’articolo si approfondivano le ragioni dello sviluppo di queste
forme resistenti, che sono certamente multiple, ma che in qualche modo sono anche
molto inquietanti. Si tratta, infatti, di forme di tubercolosi, per le quali le opzioni
terapeutiche sono poche. Credo, quindi, che miglioramenti diagnostici e affinamento
delle tecniche di precoce diagnosi siano importanti, così come poter avere a disposizione
sempre nuovi farmaci efficaci.
D. – Quindi è importante la ricerca...
R.
– La ricerca è assolutamente fondamentale in questa, come in ogni malattia. Forse,
certamente, se possiamo fare una qualche autocritica, bisognerebbe ritornare in modo
più massiccio allo studio della tubercolosi e non considerarla, come forse è stata
considerata anche in anni non lontani, un retaggio del passato, perché, ahimé, la
tubercolosi è ancora presente tra di noi.