Conclusa la settimana dedicata alla prevenzione oncologica
Termina ieri la 12.ma Edizione della settimana nazionale dedicata alla prevenzione
oncologica. Diverse associazioni che si occupano di tumori hanno colto, questi giorni,
l’occasione per sensibilizzare ed informare i cittadini sull’importanza della prevenzione.
Particolare attenzione ai tumori femminili, i più frequenti quelli all’utero e della
mammella, seguiti dal cancro all’ovaio. L’alimentazione e, quindi, la dieta mediterranea
sono fondamentali per la prevenzione di tutti i tumori. Eliana Astorri ha intervistato
il prof. Giovanni Scambia, direttore del Dipartimento per la Tutela della Salute
della Donna e della vita nascente del Policlinico Universitario Agostino Gemelli di
Roma:
R. – Possiamo
genericamente dire che quello che vale per altri tumori, e cioè che una dieta ricca
in verdure e fibre rappresenta una generica prevenzione, è senz’altro vera per i tumori
ginecologici. Però, quello che distingue molto i tumori ginecologici, e in particolare
i tumori del collo dell’utero, è la possibilità di una prevenzione nel senso di una
diagnosi precoce e dell’evidenziazione di tutte quelle lesioni pre-tumorali che potranno
evolvere in tumore. Sapete bene il ruolo che ha in questo il paptest, il ruolo che
ha la visita ginecologica, che ha eventualmente la colposcopia: quindi il guardare
il collo dell’utero in maniera ingrandita con un microscopio colorato in maniera particolare.
L’altro aspetto fondamentale è la possibilità di utilizzare la vaccinazione per l’Hpv
(Human papilloma virus, papilloma virus umano), che è stato riconosciuto come il virus
responsabile dei tumori cervicali. Mettendo insieme tutte queste cose, noi nei prossimi
anni potremmo annullare il cancro al collo dell’utero. Completamente diverso è il
problema del tumore ovarico, che incide in Italia per circa 3.500-4.000 casi l’anno,
e che tranne nel 20% dei casi insorge quasi sempre in forma avanzata perché non abbiamo
criteri di prevenzione né possibilità di prevenzione se non uno solo, al quale bisogna
stare molto attenti, ed è la familiarità per questo tumore.
D. – Negli ultimi
dieci anni c’è stata una crescita culturale per quanto riguarda la consapevolezza
della donna e l’aver capito l’importanza della prevenzione …
R. – Sì. Quello
che si è capito molto bene in questi anni è che bisogna introdurre una cultura della
prevenzione in generale, cioè noi dobbiamo iniziare ad insegnare alle nostre adolescenti
nelle scuole i principi di prevenzione, che non valgono solo per l’oncologia ma valgono
per tante altre malattie. In questo, l’occasione del vaccino è un’occasione straordinaria,
perché si fa proprio nelle adolescenti e quindi può essere un modo di sensibilizzarle
a questo problema.
D. – Cosa pensa delle “Settimane”, delle “Giornate” nazionali
o mondiali dedicate a questa o quella patologia?
R. – Io ne penso bene, perché
credo che siano occasioni nelle quali ci si confronta, si portano all’attenzione della
gente i concetti della prevenzione: sapete che ci sono associazioni che in certe giornate
praticano gratuitamente paptest, mammografie e altri esami di prevenzione … quindi,
penso anche che la cosa non può finire lì. Queste “giornate” hanno un significato
di sensibilizzazione ma poi le istituzioni devono intervenire in maniera forte per
rendere la prevenzione un fatto culturalmente insito a ogni donna.