Una giornalista italo-argentina racconta l'amore di Papa Francesco per i poveri
C'è un quartiere a Buenos Aires che, dal 13 marzo scorso, è diventato "meta di pellegrinaggio":
si tratta di Flores, dove Jorge Mario Bergoglio è nato e cresciuto. In questo quartiere,
nella zona sudovest della capitale argentina, vive anche la giornalista italo-argentina
di origine sarde, Teresa Fantasia che - al microfono di Alessandro Gisotti
- parla del quartiere Flores e dei suoi incontri con il cardinale Bergoglio:
R. - E' un quartiere
molto bello e adesso abbiamo scoperto in molti questa cosa: abito qui da 32 anni e
sapere che (Papa Francesco) nacque a 300 metri da casa mia è stata una grande sorpresa
per me. Lo incontravo spesso quando veniva a celebrare la Messa alla Basilica di San
José de Flores, a quattro isolati da casa.
D. – Che ricordo ha personalmente
di questo uomo?
R. – Così come ha parlato quando si è affacciato dalla Loggia
di San Pietro a Roma, così parla sempre, con tanta umiltà e con tanta semplicità.
Le sue omelie sono veramente commoventi per questo motivo: lui non alza mai la voce,
parla sempre così piano e tranquillo, come un padre che insegna ai figli.
D.
– Poi, ovviamente, c’è questo aspetto del suo essere per i poveri, che credo che appunto
noi stiamo imparando a conoscere, ma a Buenos Aires era ben noto da sempre...
R.
– Lui non viveva nel palazzo dell’arcivescovato ma in un piccolo appartamento, andava
spesso in giro a piedi: quando doveva celebrare delle nozze in un altro quartiere
gli volevano mandare una macchina ma lui prendeva il treno o l’autobus, andava camminando
anche alle “Ville miserie”, le baraccopoli. Si fermava lì a prendere il Mate - una
bevanda nazionale – insieme ai cartoneros, ovvero, i poveri. Una volta ha fatto anche
la guardia perché volevano demolire le case di una baraccopoli, così è rimasto lì
la notte insieme a loro, per resistere e per dargli coraggio.
D. – Lei è figlia
di immigrati, proprio come Jorgé Mario Bergoglio è figlio di immigrati italiani e
lui questo legame lo manteneva. Cosa può dirci anche su questo?
R. – Dico sempre
che faccio parte della generazione dei “bambini delle navi”, dei quali si parla pochissimo:
avevo sette anni quando siamo sbarcati a Buenos Aires – il 31 dicembre del ‘48” –
come Papa Francesco, anche lui figlio di immigrati. Conosce bene le sofferenze e le
discriminazioni che abbiamo sofferto.
D. – C’è stata anche la possibilità di
un incontro, proprio sul tema dell’immigrazione in particolare, con l’allora cardinale
Bergoglio...
R. – Sì, quando si sono svolte le giornate della Pastoral de Migrantes,
organizzata dai padri Scalabriniani; finito questo evento ci ha ricevuto nella sua
cappella privata. In quell’occasione gli ho consegnato un dossier sulla storia della
Madonna di Bonaria. Ci ha ringraziato tantissimo per questo dossier.