Obama in Medio Oriente: ripresa delle relazioni tra Turchia e Israele
Turchia e Israele riprendono a dialogare. Questo il successo più evidente del viaggio
del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, in Medio Oriente, conclusosi ieri.
Lo stesso segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha espresso commenti favorevoli
alla ripresa delle relazioni diplomatiche tra Gerusalemme e Ankara, sottolineando
il ruolo decisivo avuto dal capo della Casa Bianca. I rapporti tra i due Paesi erano
interrotti dal 2010, dopo l’attacco israeliano alla nave umanitaria turca, Mavi Marmarai.
Il servizio di Graziano Motta:
Un successo
inatteso, e quindi sorprendente, e che ha segnato la fine della visita a Gerusalemme
di Obama. Da lui introdotto, il premier israeliano Netanyahu ha parlato al telefono
con il premier turco Erdogaìn, ha definito “un errore operativo” l’assalto delle forze
speciali israeliane, quasi tre anni fa al largo di Gaza, alla “Mavi Marmara” - che
tentava di forzare l’embargo marittimo per recare aiuti ai palestinesi - una tragedia
perché rimasero uccisi nove attivisti turchi. E ha presentato non solo l’assicurazione
di un indennizzo ai familiari delle vittime, ma soprattutto le scuse al popolo turco.
Che Erdogan ha accettato: una decisione che ha avviato la normalizzazione delle relazioni
diplomatiche tra i due paesi, pilastri storici della presenza strategica degli Stati
Uniti in Medio Oriente, tanto importante alla luce dell’attuale momento. Che vede
confermata la stasi del processo di pace israelo-palestinese (le dimostrazioni ostili
ad Obama sono continuate a Betlemme quando Obama, anche come pellegrino, si recava
alla Basilica della Natività); e ha confermato le inquietudini per gli sviluppi della
guerra civile siriana, esaminati ad Amman nell’incontro tra Obama e il re di Giordania,
nell’evidenza dei 450 mila profughi accolti da questo paese, del temuto impiego di
armi chimiche, di una prevalenza del fondamentalismo islamico.