Al via le consultazioni di Bersani per la formazione del nuovo governo
In Italia sono cominciati oggi gli incontri di Pierluigi Bersani con forze politiche
e parti sociali, dopo che il segretario del Pd ha ricevuto ieri sera dal Capo dello
Stato una sorta di pre-incarico di formare il nuovo Governo. Napolitano ha chiesto
a Bersani di verificare un sostegno certo del Parlamento. Servizio di Giampiero
Guadagni:
E’ un mandato
condizionato quello che Bersani ha ricevuto dal Capo dello Stato. Il segretario del
Pd deve infatti verificare in pochi giorni la condizione posta da Napolitano: vale
a dire “un sostegno parlamentare certo in grado di garantire la fiducia al Governo”.
Napolitano, nella sua dichiarazione alla stampa subito dopo l’incontro con Bersani,
ha motivato la sua decisione con la necessità per l’Italia di “darsi al più presto
un governo operante nella pienezza dei suoi poteri”. Il capo dello Stato ha sottolineato
le “rilevanti difficoltà” a mettere in piedi un governo di larghe intese, come chiesto
da centrodestra e Scelta Civica. Avversato invece dal Pd. Bersani cercherà piuttosto
una sponda con il centrodestra sulle riforme, per le quali serve una maggioranza di
due terzi. Proporrà un'intesa sul suo programma alla coalizione di Monti e soprattutto
al Movimento 5 Stelle, che però ribadisce il no a qualunque governo, politico o tecnico
che sia. La strada è strettissima. Proprio per questo Napolitano ha conferito a Bersani
una sorta di preincarico: soluzione che tiene aperta, in caso di fallimento del tentativo,
la possibilità di esaminare altre ipotesi, senza il rischio di una bocciatura in Parlamento
che provocherebbe il ritorno alle urne.
A questo punto quali scenari si aprono
per la formazione di un nuovo governo e a chi si rivolgerà Bersani? Paolo Ondarza
lo ha chiesto al politologo Agostino Giovagnoli:
R. - L’evoluzione
di queste settimane ha mostrato una chiusura da parte del Movimento 5 Stelle, su cui
sembra si indirizzasse in modo quasi esclusivo l’iniziativa di Bersani e del Partito
Democratico. Da quella parte non c’è - come dire - un senso adeguato della gravità
del momento. Dunque la coesione va cercata altrove: diciamo che questa è una strada
molto difficile e anche senza precedenti.
D. - Si può pensare ad un governo
Pd-Pdl per fare le riforme?
R. - Credo che in questa forma sia abbastanza da
escludere. Immagino che Bersani debba trovare qualche soluzione che vada nella direzione
del bene del Paese, dell’interesse collettivo: Scelta Civica, ad esempio, è già stata
molto chiara in questo senso sulla sua disponibilità; c’è stato qualche segnale in
questo senso della Lega nelle settimane scorse; e poi credo che ci sia anche un obiettivo
interesse da parte del Pdl.
D. - E’ un governo che, quindi, testerà un po’
la serietà della politica in Italia?
R. - Deve farlo, perché l’emergenza da
cui è nato il Governo Monti nel 2011 non è affatto finita. E’ incredibile come negli
ultimi mesi della campagna elettorale i problemi veri dell’Italia siano stati completamente
oscurati. Si deve assolutamente ricominciare dai problemi veri, dalle riforme profonde:
le riforme strutturali a cui vanno aggiunte poi anche la riforma elettorale, la riforma
delle istituzioni, etc. E’ chiaro che c’è un’urgenza estrema di tornare a fare politica
in senso vero!