Il Papa al Corpo diplomatico: non c’è pace senza verità, costruire ponti di dialogo
Lottare contro la povertà materiale e spirituale: è quanto ha detto venerdì scorso
Papa Francesco al Corpo Diplomatico, nel suo primo discorso agli ambasciatori presso
la Santa Sede dalla sua elezione. Il Pontefice ha inoltre affermato che non c’è vera
pace senza verità ed ha ribadito il suo impegno a costruire ponti con tutti gli uomini.
Attualmente, sono 180 gli Stati che intrattengono relazioni diplomatiche piene con
la Santa Sede. A questi vanno aggiunti: l’Unione Europea, il Sovrano Militare Ordine
di Malta e una Missione a carattere speciale: l’Ufficio dell’Organizzazione per la
Liberazione della Palestina. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Un ideale “abbraccio
del Papa al mondo”. Così, il Santo Padre ha voluto subito sottolineare il significato
dell’udienza al Corpo Diplomatico. Un incontro, ha detto, per raggiungere tutti i
popoli del mondo con le loro gioie, i drammi, le attese e i desideri. Ed ha osservato
come le relazioni tra i Paesi e la Santa Sede “sono davvero un’occasione di bene per
l’umanità”:
“E’ questo, infatti, che sta a cuore alla Santa Sede: il bene
di ogni uomo su questa terra!”.
Ed ha auspicato che si possa intraprendere
un cammino con i pochi Paesi che ancora non intrattengono relazioni diplomatiche con
la Santa Sede. Papa Francesco ha quindi indicato i punti forti sui quali vuole fondare
il suo cammino assieme agli altri:
“Lottare contro la povertà sia materiale,
sia spirituale; edificare la pace e costruire ponti. Sono come i punti di riferimento
di un cammino al quale desidero invitare a prendere parte ciascuno dei Paesi che rappresentate”.
Il
Papa si è così soffermato sui motivi che lo hanno portato a scegliere il nome di Francesco
d’Assisi. “Uno dei primi – ha detto – è l’amore che Francesco aveva per i poveri”:
“Quanti
poveri ci sono ancora nel mondo! E quanta sofferenza incontrano queste persone! Sull’esempio
di Francesco d’Assisi, la Chiesa ha sempre cercato di avere cura, di custodire, in
ogni angolo della Terra, chi soffre per l’indigenza e penso che in molti dei vostri
Paesi possiate constatare la generosa opera di quei cristiani che si adoperano per
aiutare i malati, gli orfani, i senzatetto e tutti coloro che sono emarginati, e che
così lavorano per edificare società più umane e più giuste”.
“Ma – ha
avvertito - c’è anche un’altra povertà”, “la povertà spirituale dei nostri giorni,
che riguarda gravemente anche i Paesi considerati più ricchi”. Si tratta, ha aggiunto,
di ciò che Benedetto XVI “chiama la dittatura del relativismo, che lascia ognuno come
misura di se stesso e mette in pericolo la convivenza tra gli uomini”. Un ragionamento
che Papa Francesco ha legato all’edificazione della pace testimoniata da Francesco
d’Assisi:
“Ma non vi è vera pace senza verità! Non vi può essere pace vera
se ciascuno è la misura di se stesso, se ciascuno può rivendicare sempre e solo il
proprio diritto, senza curarsi allo stesso tempo del bene degli altri, di tutti, a
partire dalla natura che accomuna ogni essere umano su questa terra”.
Uno
dei titoli del vescovo di Roma, ha quindi osservato, è Pontefice, “cioè colui che
costruisce ponti con Dio e tra gli uomini”:
“Desidero proprio che il dialogo
tra noi aiuti a costruire ponti fra tutti gli uomini, così che ognuno possa trovare
nell’altro non un nemico, non un concorrente, ma un fratello da accogliere ed abbracciare!”. Il Papa ha voluto ricordare, in tale contesto, anche le sue origini italiane
che lo spingono a lavorare “per edificare ponti”. In me, ha detto, è sempre vivo il
dialogo tra luoghi e culture fra loro distanti, “tra un capo del mondo e l’altro,
oggi sempre più vicini, interdipendenti, bisognosi di incontrarsi e di creare spazi
reali di autentica fraternità”. In quest’opera, ha poi soggiunto, è fondamentale anche
il ruolo della religione:
“Non si possono, infatti, costruire ponti tra
gli uomini, dimenticando Dio. Ma vale anche il contrario: non si possono vivere legami
veri con Dio, ignorando gli altri. Per questo è importante intensificare il dialogo
fra le varie religioni, penso anzitutto a quello con l’Islam, e ho molto apprezzato
la presenza, durante la Messa d’inizio del mio ministero, di tante Autorità civili
e religiose del mondo islamico”.
Del resto, ha affermato, “è pure importante
intensificare il confronto con i non credenti, affinché non prevalgano mai le differenze
che separano e feriscono, ma, pur nella diversità, vinca il desiderio di costruire
legami veri di amicizia tra tutti i popoli”. Concludendo il suo intervento, Papa Francesco
non ha mancato di ribadire la necessità di “imparare sempre più ad amare” la nostra
Terra. Ancora una volta, il pensiero è andato al Poverello d’Assisi che, ha detto,
insegna “un profondo rispetto per tutto il creato”, e il custodire l’ambiente che
troppo spesso sfruttiamo avidamente.