I popoli e non gli Stati alle radici cristiane del Diritto internazionale
"Il vescovo di
Roma, attraverso gli ambasciatori incontra l'intera umanità. I popoli e non le strutture
statali tornano, quindi, ad essere protagonisti del Diritto internazionale che regola
il rapporto con gli Stati". Lo afferma a 105 FM, il prof. Vincenzo
Buonomo, ordinario di Diritto Internazionale alla Lateranense, commentando il discorso
di Papa Francesco al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede. "E'
il superamento della cosiddetta statualità del Diritto internazionale, mentre si ritorna
a quello che è la radice cristiana dello stesso Diritto, per la quale, alla base,
ci sono i popoli e non le strutture". La Santa Sede quando allaccia rapporti diplomatici
con gli Stati ne riconosce il Paese, "riconosce le persone che sono in quel Paese".
"Pietro si collega con le Chiese sorelle. I rappresentanti diplomatici della Santa
Sede, i nunzi, spiega il prof. Buonomo, realizzano quel rapporto di continuità tra
la Chiesa di Roma e le diverse Chiese presenti nei vari Paesi del mondo". "Ma solo
una vera collaborazione tra gli Stati e non una semplice cooperazione può rappresentare
un elemento decisivo per la lotta alla povertà materiale e spirituale nel mondo".
(a cura di Luca Collodi)