Coree: dopo i test nucleari Seul autorizza l'invio di aiuti umanitari al Nord
La Corea del Sud ha approvato questa mattina l'invio di aiuti umanitari al Nord per
la prima volta da quando la tensione bellica e le continue provocazioni militari di
Pyongyang hanno costretto Seoul a interrompere ogni forma di cooperazione. Kym Hyung-suk,
esponente del governo, sottolinea: "L'approvazione è stata decisa solo per scopi umanitari.
Non deve essere letta come un messaggio di apertura, soprattutto dopo le recentissime
provocazioni militari del regime". L'associazione scelta per portare questi aiuti
è la Eugene Bell, charity americana cristiana che coopera da tempo in programmi di
prevenzione contro la tubercolosi in Corea del Nord. E proprio medicinali per la cura
della Tbc - per un valore di 605mila dollari - saranno portati dalla Fondazione con
questo viaggio. La situazione nella penisola coreana continua comunque a essere molto
tesa. Sin dal 2008 - riferisce l'agenzia Asianews - le continue sperimentazioni nucleari
del regime hanno provocato la forte contrarietà della comunità internazionale e di
Seoul, che ha chiesto anche al nuovo dittatore Kim Jong-un di "fare un passo indietro"
sul programma atomico in cambio di maggiori aiuti economici e finanziari. Nel dicembre
2012 e nello scorso febbraio, però, il governo del Nord ha risposto con due esperimenti
nucleari - testate portate da un razzo - che sono stati presentati come "esperimenti
meterologici". L'Onu ha approvato in prima battuta un nuovo round di sanzioni economiche,
ma Pyongyang ha risposto minacciando in maniera diretta Seoul e persino Washington.
Nel frattempo, il Consiglio Onu per i diritti umani ha deciso ieri di istituire una
Commissione d'inchiesta sui crimini contro l'umanità in atto nella Corea del Nord.
La Commissione nasce da una risoluzione del Palazzo di vetro, sollecitato a fare questo
passo il 7 marzo 2013, in occasione del lancio di un nuovo rapporto e della diffusione
di immagini satellitari sul progressivo inglobamento di alcuni villaggi e della loro
popolazione civile nei campi di detenzione politica. (R.P.)