Allarme povertà in Italia: oltre 4 milioni di poveri nel 2013
Allarme da Confcommercio: le persone in povertà assoluta nel 2013 supereranno i 4
milioni contro i 3,5 milioni del 2011. "Un dato non inatteso" per il ministro del
lavoro Fornero secondo la quale "il governo ha fatto tutto il possibile per contrastare
questa emergenza". La crisi economica dunque si sta trasformando in crisi sociale:
ogni giorno 615 persone diventano povere, ovvero non sono più in grado di provvedere
al necessario per vivere. Su questi dati Paolo Ondarza ha intervistato il sociologo
Paolo Pezzana, presidente della Federazione Italiana degli Organismi per le
persone senza fissa dimora:
R. – La povertà
assoluta è sostanzialmente l’incapacità di provvedere da sé, con le proprie risorse,
al soddisfacimento dei bisogni primari: mangiare adeguatamente, lavarsi, vestirsi,
avere una casa, pagare le bollette eccetera. Dentro la povertà assoluta ci sono anche
quelli che sono sempre stati poveri, ma sempre di più stanno scivolando in questa
situazione nuclei familiari con un numero elevati di figli, padri separati che non
riescono più a far fronte a tutti gli oneri che hanno, anziani che riuscivano a sopravvivere
con la pensione minima, che oggi non è più sufficiente a dar loro quanto necessitano
per il soddisfacimento della vita quotidiana … quindi, persone che nell’opinione comune
erano ritenute davvero “normali”.
D. – Quanto pesa, oltre alla crisi economica,
l’incertezza politica che l’Italia vive?
R. – Io credo che siano due facce
della medesima medaglia. Ad esempio, un reddito minimo di inserimento oggi sarebbe
una misura assolutamente fondamentale: serve una decisione politica che allochi le
risorse necessarie. Il reddito minimo di inserimento è una misura che consente alle
persone che finiscono – ad esempio – in condizione di povertà assoluta di ricevere
su base mensile un’erogazione monetaria da parte delle istituzioni, condizionata però
ad un percorso di attivazione, cioè al fatto che la persona non rimanga passivamente
ad aspettare l’erogazione monetaria e quindi divenga dipendente dall’assistenza, ma
si attivi all’interno di circuiti di reinserimento lavorativo, di occupazione comunitaria,
faccia comunque qualcosa per tirarsi fuori da questa situazione …
D. - … e
c’è questa possibilità di reinserirsi? Cioè, c’è anche una possibilità di lavorare
in questo quadro così drammatico come ce lo dipingono i dati?
R. – Ma sì: questo
è possibile. Ci sono più prassi, in altri Paesi europei, che dimostrano che laddove
la comunità si attiva nel suo insieme, non rimane quindi passiva, non rimane cioè
in attesa soltanto di un aiuto dall’esterno, si creano, si liberano energie che permettono
anche di creare posti di lavoro. Questo considerando anche la creatività e la particolare
inventiva degli italiani, potrebbe essere possibile, ma serve davvero uno sforzo di
tutti. Bisogna liberare le energie che sono imprigionate.
D. – Forte è il richiamo
fatto da Papa Francesco in questi giorni: rimettere i poveri al centro dell’attenzione
…
R. – Papa Francesco, in questa operazione straordinaria di ossigenazione
delle nostre menti e dei nostri cuori che sta portando avanti, non ha fatto altro
che ribadire un concetto fondamentale: quello – cioè – che una società può essere
veramente dinamica, inclusiva e competitiva soltanto se sa prendersi cura di tutti
i suoi membri, compresi gli ultimi. Una società che dimentichi i poveri, cioè una
società che li escluda programmaticamente, è una società che nel suo insieme dopo
poco tempo consuma le proprie risorse, e quindi non è più neppure in grado di stare
sul mercato in maniera dinamica. Una società coesa, compatta, che crea legame, che
investe in fiducia – e non si può avere fiducia in un Paese in cui la povertà dilaghi
– è invece una società che libera quelle energie che sono anzitutto morali ed intellettuali,
che possono servire per avere successo anche sul mercato, in termini economici. Non
si riesce a capire, oggi, che i due termini non sono una dicotomia, non sono diversi,
ma sono due risvolti di una medesima questione. Solo affrontandoli insieme è possibile
liberare quelle energie che possono farci uscire dal tunnel.