Il primo Museo sulle radici del cristianesimo: sarà pronto a Gerusalemme nel 2015
Un grande Museo in Terra Santa per custodirne l’eredità, conoscerne meglio la storia
e vivere con più serenità anche il presente. Questo è il progetto all’origine del
"Terra Sancta Museum", un complesso espositivo permanente di oltre 2000 metri quadrati,
composto di due sedi e articolato in tre Musei: archeologico, multimediale e storico.
L'iniziativa richiama anche l'approfondimento presente sul nostro sito web dal titolo
"Il Cammino di Pietro" che ripercorre la nascita del cristianesimo in Terra Santa.
Il complesso espositivo di Gerusalemme sarà pronto nel 2015 nel cuore della Città
vecchia e rappresenta una precisa volontà, come spiega il custode di Terrasanta, padre
Pierbattista Pizzaballa, promotore dell’iniziativa. Gabriella Ceraso lo
ha intervistato:
R. – A Gerusalemme,
si possono trovare cenni della presenza cristiana, ma non c’è nessun luogo che ti
parla in maniera sistematica, dall’origine fino ad oggi, della storia della presenza
cristiana in Terra Santa, che invece è un aspetto importante. Quindi, questo è il
motivo di fondo. L’altro motivo è aiutare i pellegrini, innanzitutto, ma anche i residenti,
a prendere coscienza della ricchezza di questa storia, di questa presenza attuale.
Sarà accessibile a tutti: cristiani, ebrei e musulmani. Lo scopo è proprio quello
di presentare in maniera positiva, senza polemica, la nostra storia, che è anche la
storia di questo Paese, con il desiderio che diventi un luogo di incontro per tutti.
D.
– Conoscere il passato serve anche a vivere il presente?
R. – E’ vero. Ci rendiamo
subito conto che certi fenomeni non sono nuovi e magari ritornano su se stessi con
modalità nuove, ma con dinamiche che sono simili. Conoscere la storia ci aiuta ad
avere una percezione del presente più reale, concreta, e ci aiuta anche a guardarlo
con un certo distacco.
D. – A progetto concluso ci saranno due sedi, il Convento
della Flagellazione e il Convento di San Salvatore, con tre musei in tutto, a iniziare
da un museo archeologico situato proprio al Convento della Flagellazione, all’inizio
della Via Dolorosa che porta al Santo Sepolcro. Esattamente, qui il visitatore cosa
troverà?
R. – La storia del cristianesimo antico, com’era Gerusalemme al tempo
di Gesù e quello che è stato trovato in quel periodo, su quei luoghi. Poi, ci sarà
sempre all’inizio della Via Dolorosa una parte audio-visuale, che consentirà di capire
la storia della Via Dolorosa e soprattutto del Santo Sepolcro. La terza parte del
Museo è infine a San Salvatore e ha un carattere più storico: vi si racconterà, dal
periodo delle Crociate ad oggi, come abbia funzionato la Custodia dei luoghi santi
e lo sviluppo della comunità cristiana in quel periodo.
D. – In questo ambito,
quindi sottolineerete anche le vostre tre missioni: la custodia, l’accoglienza e la
cura della comunità, di cui fa parte anche questa stessa attività, perché sarà anche
un’offerta di lavoro...
R. – Noi abbiamo tantissime persone che lavorano assieme
a noi. E’ importante creare occasioni di lavoro, ma anche lavoro qualificato. Un museo
richiede competenze nuove, preparazioni, qualificazioni, qualcuno che sappia gestire
questo ambiente di carattere culturale. Credo sia un aspetto molto bello e molto importante.
D.
– Nell’ottica della realtà storico-politico-sociale che viviamo oggi, quale è il suo
auspicio circa la presenza di questo complesso?
R. – Credo sia importante –
soprattutto in questo periodo di grandi divisioni, di tanti problemi – investire nella
cultura, perché non abbiamo bisogno solo di pace, di giustizia, di pane e di lavoro,
ma anche di senso delle cose che facciamo, del nostro stare qui, della nostra missione.
E queste iniziative di carattere culturale alto, sono un faro in questo senso.