Pakistan. Leader musulmani a difesa dei cristiani: punire gli abusi della blasfemia
Punire gli abusi e le strumentalizzazioni legate alla controversa legge sulla blasfemia
è una urgenza per il rispetto della legalità e dello stato di diritto in Pakistan:
lo affermano i leader musulmani che si sono riuniti nei giorni scorsi, nell’ambito
del Consiglio per il Dialogo Interreligioso di Lahore. I leader hanno manifestato
solidarietà verso i cristiani, vittime dell’attacco alla Joseph Colony del 9 marzo
scorso. L’attacco aveva come pretesto un caso di supposta blasfemia, accusa lanciata
verso il cristiano Sawan Masih ma rivelatasi del tutto infondata. Come riferito all'agenzia
Fides, l’incontro del Consiglio, fortemente voluto dai capi musulmani, ha riunito
leader delle diverse comunità religiose, della società civile e della politica come
padre Francis Nadeem, coordinatore del Consiglio, Akram Masih Gill, Ministro di stato
per l'Armonia interreligiosa, nonchè numerosi ulema e leader musulmani. Proprio da
questi ultimi è giunta in via prioritaria la ferma condannato del “barbaro episodio”,
la solidarietà con tutta la comunità cristiana del Pakistan “in un momento di grande
persecuzione e dolore”. Mr. Mujeeb ur Rehman Shami, direttore del “Daily Pakistan”
ha definito l’attacco “una vergogna per tutti i musulmani del Pakistan”. Affermando
che “dei malfattori usano la violenza in nome dell'Islam. Si deve formare subito un
comitato di studio, fatto da leader musulmani e cristiani per trovare la via verso
un corretto utilizzo della legge di blasfemia”. Se si accerta che le accusa sono false
– ha continuato – “l'accusatore deve essere punito con la stessa pena riservata al
presunto colpevole: questo è l'unico modo per evitare casi di abusi in futuro”. Il
prof. Aqeel Ullah ha ribadito: “Attaccando la Joseph Colony i musulmani hanno dimenticato
gli insegnamenti dell'Islam”, mentre il mufti Abdul Naqi ha rimarcato che “è nostro
dovere nazionale e religioso, rispettare l'umanità, senza alcuna discriminazione”.
Il cristiano Akram Masih Gill, Ministro di stato per l'Armonia, ha apprezzato il gesto
di buona volontà dei capi islamici ricordando il principio di legalità: “Anche se
una persona fosse colpevole, merita la pena prescritta dalla legge, ma per lo sbaglio
di un uomo solo non si può oltraggiare e attaccare una intera comunità. Noi cristiani
siamo cittadini del Pakistan, come gli altri”. Padre Francis Nadeem, in conclusione,
ha ringraziato tutti i membri musulmani del Consiglio per aver organizzato l’incontro,
in difesa dei cristiani pakistani, auspicando che “siano adottate misure concrete
per fermare questo tipo di violenza che potrebbe ancora verificarsi in futuro”. Alla
fine dell’incontro, tutti i partecipanti hanno recitato insieme la preghiera “Dio
fammi strumento della tua pace”, attribuita a San Francesco d'Assisi. (R.P.)