Nigeria: dopo gli attentati i missionari e il vescovo di Kano chiedono il dialogo
I missionari sono decisi a restare nel Nord della Nigeria, nonostante l’intensificarsi
delle violenze e degli attentati che stanno prendendo di mira anche la minoranza cristiana:
lo dice all'agenzia Misna padre Maurice Henry, superiore provinciale della Società
missioni africane (Sma), all’indomani dell’attentato di Kano. “Siamo missionari –
dice padre Maurice – e non possiamo certo andare via; cerchiamo di evitare le zone
rurali più a rischio ma continuiamo a operare in favore della pace e del dialogo interreligioso
sia a Kano che nelle città di Gombe e di Jos”. Secondo le testimonianze raccolte dai
quotidiani nigeriani, dal Vanguard al Daily Trust, lunedì le vittime dell’esplosione
di un’autobomba in una stazione degli autobus a Kano sono state almeno 60. L’attentato
è avvenuto a Sabon Gari, un quartiere dove vivono molti commercianti originari del
sud della Nigeria a maggioranza cristiana. La strage non è stata rivendicata ma diversi
osservatori ipotizzano un coinvolgimento di Boko Haram, un gruppo che sostiene di
voler rovesciare il governo del presidente Goodluck Jonathan e imporre la legge islamica
in tutto il Paese. Secondo padre Maurice, a partire dal 2009 violenze e attentati
hanno spinto migliaia di persone a lasciare le regioni del Nord per trasferirsi in
luoghi più sicuri. Dal canto suo mons. John Niyiring, vescovo di Kano, ha detto che
“Boko Haram è la sfida più estesa e complessiva alla vita della nazione e alla libertà
religiosa in Nigeria”. Nel suo intervento al convegno organizzato dalla Conferenza
Episcopale della Nigeria, dal titolo: “Pace e riconciliazione, una prospettiva nigeriana
alla luce di Africae Munus”, mons. Niyiring ha sottolineato che “La missione della
Chiesa è annunciare il Vangelo di Nostro Signore con le parole e le azioni in ogni
contesto e circostanza. La nostra conversazione verte sull’essere cristiani nella
Nigeria di oggi della violenza e dell’insicurezza. Viviamo in situazioni di sfida
nel nostro Paese: persecuzioni e martirio sono realtà concrete per tanti cristiani
nigeriani”. Nonostante questo il vescovo ha concluso ricordando che “la ricca storia
della Chiesa dimostra che le difficoltà e le sfide interne ed esterne al cristianesimo
possono servire come spinta per un autentico rilancio dei valori evangelici”. (R.P.)