Congo: interrogativi e speranze dopo la resa di Bosco Ntaganda
Entusiasmo e preoccupazione nel Nord Kivu, nell’est della Repubblica Democratica del
Congo (Rdc), per la resa di Bosco Ntaganda, capo di una fazione dell’M23, che il 18
marzo si è presentato all’ambasciata Usa in Rwanda, chiedendo di essere trasferito
alla Corte Penale Internazionale (Cpi). Lo riferisce l’agenzia Fides, cui una fonte
umanitaria operante nell’area ha dichiarato “il fatto che Bosco Ntaganda si sia consegnato
spontaneamente dimostra che è stato sconfitto sul terreno”. Apparteneva alla fazione
dell’M23 che voleva continuare la guerra contro le forze congolesi, mentre l’altra,
capitanata da Sultani Makenga, intendeva negoziare con Kinshasa. Nello scontro, ha
prevalso la linea dei favorevoli alle trattative. “Prima di entrare in Rwanda, Ntaganda
ha cercato di installarsi nel Masisi (sempre nel Nord Kivu), ma a quanto pare ha incontrato
l’opposizione dei ribelli hutu dell’Fdrl e ormai era stato sopraffatto dall’altra
fazione dell’M23”, ha aggiunto la fonte. “Il fatto che comunque un uomo incriminato
della morte di 800 civili e del massiccio reclutamento di bambini soldato non sarà
più in libertà è comunque una vittoria della giustizia e speriamo che possa essere
da esempio per altri criminali nella Rdc” – ha concluso. (V.C.)