Il rettore della cattedrale di Buenos Aires: Papa Francesco, un prete abituato ad
annunciare Cristo tra i poveri
“Ci separiamo dal ‘nostro’ Padre ma sappiamo che ora è il Padre di tutti”: così il
rettore della cattedrale di Buenos Aires e segretario pastorale dell’arcidiocesi,
padre Alejandro Russo, che, giorno dopo giorno, è stato al fianco del cardinale
Jorge Mario Bergoglio fino all’elezione al Soglio Pontificio. Debora Donnini
lo ha intervistato:
R. - Estuve
cerca en el ultimo tiempo casi … Negli ultimi tempi sono stato con lui quasi quotidianamente.
Della personalità del Papa si potrebbero dire varie cose, ma sempre su una stessa
linea: è un uomo sereno, profondo, umile, semplice, religioso, amabile. Per esempio,
non vuole mai disturbare, cerca la maniera di parlare senza mai far sentire a disagio.
E’ cortese anche nei gesti più umani. Qualsiasi persona venisse all’Arcivescovado
per un’udienza da lui, al termine la accompagnava fino all’ascensore e a volte fino
alla porta sulla strada. Si preoccupava sempre che qualsiasi cosa di cui avesse bisogno
non fosse per l’altro un disturbo. Mi hanno detto che quando è andato alla Casa internazionale
del Clero, in via della Scrofa a Roma, a prendere la sua valigia per portarla alla
Casa Santa Marta, l’ha presa da solo, ed era impossibile togliergliela dalle mani!
Infatti, da qualsiasi parte lo accompagnassi, non ho mai potuto prendere la valigetta
porta-pastorale. E poi viaggiava in autobus, in metropolitana, saliva nella macchina
di chiunque lo accompagnasse…
D. – La nuova evangelizzazione, l’annuncio del
Vangelo è qualcosa che lui sente molto...
R. – Sì y eso aquí en Buenos Aires
se reflejava muy bien… Sì. E questo, qui a Buenos Aires, si rifletteva molto bene
nella forma pastorale che ha impresso all’Arcidiocesi. L’allora arcivescovo Jorge
Mario Bergoglio ha fatto in modo che tutta l’attività pastorale avesse come fine l’annuncio
di Gesù Cristo: ad esempio con le missioni nelle strade nei tempi forti. Le strade
di Buenos Aires erano sempre pienedi presenza missionaria della Chiesa. Lo
ha detto all’inizio, quando ha voluto incrementare questa forma di pastorale in chiave
missionaria: nell’anno 313 con l’Editto di Milano, si ufficializza il cristianesimo,
ma prima “il lavoro” era stato fatto da persona a persona, come testimoni, facendo
ascoltare il nome di Gesù e commuovendo quelli che non conoscevano Gesù Cristo perché
potessero incorporarsi alla conoscenza, all’amore e alla fede in Lui. Sul piano pastorale
incontreremo un Pontefice che permanentemente annuncerà Cristo e che non vuole che
si distolga lo sguardo della Chiesa verso altre situazioni che non siano annunciare
Cristo. Lo ha detto chiaramente nella Cappella Sistina, nella prima Messa, quando
ha affermato che la Chiesa non ha altro fine che annunciare Cristo e noi non abbiamo
altro fine che incorporarci a Cristo perché altrimenti saremmo una ong assistenziale.
Questa è stata una costante nella sua predicazione come arcivescovo e mi dà l’impressione
che lo sarà anche nella predicazione come Papa. Ha anche dato prova di come si preoccupa
per i malati, con la visita al cardinale Mejía. Qui era una cosa abituale che lui
visitasse i malati negli ospedali, in casa, persone conosciute o a volte persone che
semplicemente gli scrivevano.
D. – Quindi ha incrementato a Buenos Aires l’andare
per le strade ad annunciare il Vangelo?
R. – Sí, ha sido principalmente esa
forma… Sì, è stata la forma che ha scelto principalmente come pastorale dell’Arcidiocesi.
Questo attraverso i distinti momenti liturgici: per Natale con raffigurazioni del
presepe esposte su camion che girano per le strade, per la Domenica delle Palme con
due processioni che si riuniscono in un punto, al centro della città e annunciano
il Vangelo; anche il giorno del Corpus Domini con la processione e con i giovani
che attraversano la città annunciando Gesù. Lo stesso per il mese della Vergine, che
qui è a novembre, con piccoli altari negli angoli delle strade, dove si mette l’immagine
della Vergine e si prega per le intenzioni della gente che passa per la strada, gli
si insegna a pregare il Rosario e li si invita all’approfondimento, con la confessione
ad esempio. Oltre, dunque, ad un dinamismo missionario, si è raggiunta un’unione diocesana
molto profonda nello stesso lavoro missionario.
D. – Papa Francesco, fintanto
che è stato arcivescovo, è andato anche nelle villas miserias, le bidonville che sono
a Buenos Aires...
R. – Sí. Hay barrios muy pobres… Sì. Ci sono quartieri
molto poveri, intorno e in mezzo alla capitale argentina, conosciuti come villas miserias.
Ci sono circa 30 sacerdoti che vi operano, e il cardinale ha creato, in questi quartieri,
parrocchie e un’infinità di cappelle. Poiché sono molto grandi, molte volte c’è la
parrocchia con 15 o 20 cappelle che dipendono dalla parrocchia stessa e dove si fa
un lavoro apostolico permanente. Sono quartieri dove c’è anche molta droga e la presenza
della Chiesa cerca di mitigare tutto questo male…
D. – Nonostante siano posti
molto pericolosi dove andare, lui vi si è recato…
R. – Sí, permanentemente
el cardinal iba… Sì, costantemente il cardinale vi andava e conosceva varia gente.
D. – Nel suo Magistero è molto importante la difesa della vita, dalla nascita
alla morte naturale, del matrimonio fra uomo e donna, della famiglia…
R. –
Al Cardenal se le podría reasumir… Dal punto di vista del Magistero, il cardinale
Bergoglio si poteva riassumere in due parole: verità e misericordia. Da una parte
aveva un’adesione profonda alla fede della Chiesa, alla teologia e al Magistero della
Chiesa e quindi, in qualsiasi aspetto morale e dogmatico, sempre con chiarezza mostrava
la verità di Cristo senza occultarla, senza avere paura. Dall’altra parte, aveva una
profonda misericordia, difendendo sempre la differenza fra il peccato e il peccatore.