Il cardinale Toppo su Papa Francesco: "Dio dà l'uomo giusto nel tempo giusto"
Tutto il mondo sta seguendo con emozione i primi giorni del Pontificato di Papa Francesco.
Giancarlo La Vella ne ha parlato con l’arcivescovo di Ranchi, in India, il
cardinale Telesphore Placidus Toppo:
R. - Dio fa
sempre il nostro bene e di questo ho fatto esperienza nell’ultimo Conclave. Secondo
me Dio dà il giusto uomo al tempo giusto.
D. - Ogni Pontefice porta qualcosa
di nuovo, porta il suo carisma nella Chiesa. Papa Bergoglio che cosa sta portando?
R.
- Non è facile dirlo, dobbiamo stare a vedere. La sua è una testimonianza che noi
vediamo e il mondo ha già visto come si è comportato sin dall’inizio: semplice, umile,
molto profondo ed in un certo senso possiamo dire anche “santo”.
D. - Si aprono
nuove speranze per la Chiesa in questo momento?
R. - Certamente, secondo me
è una cosa necessaria per il mondo d’oggi.
D. - L’India - il suo Paese - come
ha accolto l’elezione e le prime parole di Papa Francesco?
R. - Gli indiani
sono religiosi e vivono in un regime democratico; una democrazia accetta qualsiasi
uomo, qualsiasi verità che viene detta e la rispettano. Gli indiani hanno sempre accettato
il Papa e adesso speriamo che Papa Francesco venga presto a trovarci.
D. -
Proprio per questo l’India è forse il Paese dove, più di ogni altro, si può avviare
in modo proficuo il dialogo tra le diverse religioni…
R. - Giusto, la maggioranza
degli indiani accetterà quello che il Papa sta dicendo in questi giorni. E’ difficile
capire, ma penso che la Chiesa sia per tutti i popoli: Cristo è morto per tutti e
perciò Cristo - mandato a predicare il Vangelo per i poveri - ama i poveri, ma senza
dimenticare i ricchi; tra i discepoli di Cristo c’erano anche ricchi. Anche Madre
Teresa una volta, quando ero vescovo di Dumka, venne invitata ad una funzione in una
scuola inglese e qualcuno le chiese: “Dobbiamo chiudere queste scuole ed andare a
lavorare tra i poveri come lei sta facendo?”. Lei rispose, “No, ciò che voi state
facendo va bene, perché anche i ricchi hanno bisogno di Dio, hanno bisogno del Vangelo".
Dobbiamo lavorare anche in mezzo a loro e con il loro aiuto possiamo lavorare e aiutare
anche i poveri. Senza di loro noi non possiamo aiutare i poveri. Tutti hanno un loro
dovere da compiere.
D. - Dalle prime parole pronunciate nei vari interventi
di Papa Francesco, vengono in mente la parola misericordia e l’opzione per i poveri,
per la povertà…
R. - La Chiesa è sacramento di salvezza: la Chiesa, i popoli,
i popoli di Dio, tutti noi anche come organizzazione sociale sono segni del sacramento
della salvezza. Perciò, penso che il modo in cui noi viviamo - cattolici e cristiani
insieme - sarà un segno e sacramento della salvezza per tutto il mondo, in questo
modo loro capiranno come devono avere misericordia e specialmente promuovere giustizia.
A tale riguardo penso che la Chiesa cattolica debba essere un segno forte di questo.
Come Beato Papa Giovanni Paolo II disse: “Senza amore non è possibile la giustizia
e senza la giustizia è impossibile la pace e senza pace non ci sarà progresso”; anche
Paolo VI aveva detto: “La parola progresso è sinonimo di pace”.