Caccia siriani bombardano zona al confine con il Libano
Per la prima volta aerei siriani hanno bombardato una zona al confine con il Libano:
si tratta di un'area abitata da popolazioni sunnite, da cui, secondo Damasco, arriverebbero
armi all'opposizione siriana. Intanto, il bilancio di domenica in Siria è di almeno
80 morti, la maggior parte a Damasco e provincia, secondo gli attivisti dell’Osservatorio
nazionale per i diritti umani. Tra questi anche quattro bambini, tre donne e 22 ribelli
che militano nelle truppe del Free Syrian Army. Stando ai numeri ufficiali pubblicati
dalle Nazioni Unite, dall’inizio del conflitto, nel 2011, sarebbero morte più di 70
mila persone. Sempre nella giornata di domenica, i ribelli siriani, secondo le dichiarazioni
dei comandanti, si sarebbero impossessati, dopo cinque giorni di assedio, di una zona
dell’intelligence militare a sud della pianura di Hauran, vicino alle alture del Golan,
occupate da Israele, dopo aver intensificato gli attacchi nella regione strategica
che si estende fino alla periferia di Damasco. Stando alle loro affermazioni, l’obiettivo
degli attacchi ad ovest di Hauran è di aprire un nuovo fronte per combattere Assad
e di garantire una via di rifornimento nelle prossimità ovest e sud di Damasco. Novità
anche dal fronte diplomatico. La Coalizione nazionale è riunita da oggi a Istanbul
per formare un governo ed eleggere un premier ad interim, in grado di assicurare dei
servizi alle persone che ora vivono nelle parti del Paese controllate dalle forze
dei ribelli. Nonostante la volontà espressa, non è detto che l’iniziativa abbia buon
esito. Infatti, due precedenti tentativi di formare un governo di questo tipo sono
falliti a causa delle divisioni interne alla coalizione. Molti dicono però che ora
nell’opposizione si sente la necessità di un’unificazione, poiché la ritirata delle
forze governative ha aumentato la porzione di territorio sotto il controllo dei ribelli,
che ora comprende gran parte della città più grande della Siria, Aleppo, e un capoluogo
di provincia, Raqqa. Attualmente, per ragioni pratiche, le guarnigioni locali del
ribelli o i consigli delle comunità amministrano villaggi e quartieri, cooperando
poco gli uni con gli altri. Molti di questi sono attualmente senza acqua corrente
e con poca elettricità. Dodici candidati sono stati nominati per la carica di primo
ministro, che saranno eletti da una coalizione formata da 73 membri. Non è ancora
chiaro quando si voterà e chi saranno i candidati finali. Attualmente, le figure preminenti
sembrano essere tre: Assad Mustapha, ex ministro dell’Agricoltura, l’economista Osama
Kadi e Ghassad Hitto, già manager operante nel settore delle telecomunicazioni. (V.C.)