Messa del Papa a Sant'Anna: "Dio non si stanca di perdonare, non ci stanchiamo mai
di chiedere perdono!"
Nella quinta Domenica di Quaresima, il Papa ha celebrato la sua prima Messa pubblica
nella parrocchia di Sant’Anna in Vaticano. E lo ha fatto come un parroco, usando parole
semplici e immediate nell’omelia, avvicinandosi ai fedeli con calore e tornando al
Palazzo Apostolico non con l’auto ufficiale, ma con un mezzo della Gendarmeria Vaticana.
Il servizio di Tiziana Campisi:
Papa Francesco
parroco del mondo. La prima Messa con i fedeli la celebra nella sua parrocchia, Sant’Anna
in Vaticano. Oltre un centinaio quelli che possono assistere alla liturgia nella piccola
chiesa, ma una grande folla eterogenea lo attende fuori, dentro e oltre le mura vaticane.
Rompe tutti gli schemi Papa Francesco, sorprende gendarmi e guardie svizzere per avvicinarsi
alla gente e terminata la celebrazione eucaristica varca la porta della sua parrocchia
e attende i fedeli. Li saluta uno per uno. Si lascia abbracciare, ascolta chi gli
confida di sé, ai bambini chiede di pregare per lui. Poi sconfina in territorio italiano,
si avvicina alle migliaia di persone radunatesi davanti Porta Sant’Anna.
Durante
la Messa un grande clima di raccoglimento e l’omelia di Papa Francesco arriva dritta
al cuore. Le sue parole sono semplici, chiare, immediate. Raggiungono presto chi ascolta
e si lasciano meditare facilmente. Il messaggio di oggi della Chiesa, dice, è quello
della misericordia:
“Non è facile affidarsi alla misericordia di Dio, perché
quello è un abisso incomprensibile. Ma dobbiamo farlo!”.
E poi prosegue
usando un tono colloquiale, calando nell’oggi il dialogo di Gesù con la donna adultera
che scribi e farisei volevano lapidare e simulando un dialogo tra l’uomo odierno ed
un sacerdote:
“‘Oh, padre, se lei conoscesse la mia vita, non mi parlerebbe
così!’. ‘Perché?, cosa hai fatto?’. ‘Oh, ne ho fatte di grosse!’. ‘Meglio! Vai da
Gesù: a Lui piace se gli racconti queste cose!'. Lui si dimentica, Lui ha una capacità
di dimenticarsi, speciale. Si dimentica, ti bacia, ti abbraccia e ti dice soltanto:
‘Neanch’io ti condanno; va’, e d’ora in poi non peccare più’ (Gv
8,11). Soltanto quel consiglio ti dà. Dopo un mese, siamo nelle stesse condizioni…
Torniamo al Signore. Il Signore mai si stanca di perdonare! Mai!”.
Ed in
breve eccola spiegata la misericordia di Dio, è qui l’insegnamento che il cristiano
deve trarre. Ma Papa Francesco offre anche un altro spunto di riflessione all’uomo
di oggi. Lo invita ad un esame di coscienza, ad identificarsi con quel popolo che
andava da Gesù, ne voleva sentire le parole, ed anche con quanti avrebbero voluto
condannare la donna adultera:
“Anche noi credo che siamo questo popolo che,
da una parte vuole sentire Gesù, ma dall’altra, a volte, ci piace bastonare gli altri,
condannare gli altri. E il messaggio di Gesù è quello: la misericordia. Per me, lo
dico umilmente, è il messaggio più forte del Signore: la misericordia”.
La
liturgia eucaristica celebrata da Papa Francesco è fatta di parole lente, scandite,
cadenzate ad un ritmo dolce. E il clima si fa familiare. Tanto che al termine il saluto
del parroco, padre Bruno Silvestrini, e le spontanee parole del cardinale Angelo Comastri,
vicario generale del Papa per la Città del Vaticano, sono scambi dal sapore genuino.
Padre Bruno ha consegnato al Papa i cuori dei suoi fedeli:
“La parrocchia
le offre le chiavi dei cuori di tutti noi, della parrocchia e del mondo intero”.
Il
cardinale Comastri non riesce a contenere la gioia nel condividere ciò che
è successo in conclave:
“Quando, mercoledì scorso, lei ha detto: ‘Mi chiamerò
Francesco’, lei avrebbe dovuto guardare le facce dei cardinali: da duemila anni non
era mai accaduto che un Papa si chiamasse Francesco! Chi stava accanto ha chiesto:
‘Che ha detto?’. ‘Francesco’. ‘Francesco!?’. E tutti a passare la voce, via via, a
tutti i cardinali: ‘Abbiamo Papa Francesco’”.
E così il porporato consegna
al Papa il primo atto di fede del popolo di Dio:
“Padre Santo, il mondo
aspetta il profumo di Betlemme, il profumo di Vangelo. Riempia la Chiesa del profumo
del Vangelo che è il profumo di Gesù, evidentemente. La seguiremo”.
Papa
Francesco risponde col sorriso, riprende la parola, ma per uscire fuori dallo scenario
che lo ha visto protagonista. Richiama i fedeli ad un’altra realtà. Come a volerli
esortare a quella misericordia di cui aveva parlato. E lo fa presentando un sacerdote
che scorge seduto tra i banchi della piccola parrocchia di Sant’Anna. E' uruguayano
ed ha aperto una scuola per aiutare ragazzi di strada e giovani drogati, per far conoscere
loro Cristo. Oggi studiano e hanno lavoro. E’ come se Papa Francesco volesse dire
che questo è un segno di misericordia. Dio la porge agli uomini, gli uomini la trasformano
così.