2013-03-17 15:14:18

Messa del Papa a Sant'Anna: "Dio non si stanca di perdonare, non ci stanchiamo mai di chiedere perdono!"


Nella quinta Domenica di Quaresima, il Papa ha celebrato la sua prima Messa pubblica nella parrocchia di Sant’Anna in Vaticano. E lo ha fatto come un parroco, usando parole semplici e immediate nell’omelia, avvicinandosi ai fedeli con calore e tornando al Palazzo Apostolico non con l’auto ufficiale, ma con un mezzo della Gendarmeria Vaticana. Il servizio di Tiziana Campisi:RealAudioMP3

Papa Francesco parroco del mondo. La prima Messa con i fedeli la celebra nella sua parrocchia, Sant’Anna in Vaticano. Oltre un centinaio quelli che possono assistere alla liturgia nella piccola chiesa, ma una grande folla eterogenea lo attende fuori, dentro e oltre le mura vaticane. Rompe tutti gli schemi Papa Francesco, sorprende gendarmi e guardie svizzere per avvicinarsi alla gente e terminata la celebrazione eucaristica varca la porta della sua parrocchia e attende i fedeli. Li saluta uno per uno. Si lascia abbracciare, ascolta chi gli confida di sé, ai bambini chiede di pregare per lui. Poi sconfina in territorio italiano, si avvicina alle migliaia di persone radunatesi davanti Porta Sant’Anna.

Durante la Messa un grande clima di raccoglimento e l’omelia di Papa Francesco arriva dritta al cuore. Le sue parole sono semplici, chiare, immediate. Raggiungono presto chi ascolta e si lasciano meditare facilmente. Il messaggio di oggi della Chiesa, dice, è quello della misericordia:

“Non è facile affidarsi alla misericordia di Dio, perché quello è un abisso incomprensibile. Ma dobbiamo farlo!”.

E poi prosegue usando un tono colloquiale, calando nell’oggi il dialogo di Gesù con la donna adultera che scribi e farisei volevano lapidare e simulando un dialogo tra l’uomo odierno ed un sacerdote:

“‘Oh, padre, se lei conoscesse la mia vita, non mi parlerebbe così!’. ‘Perché?, cosa hai fatto?’. ‘Oh, ne ho fatte di grosse!’. ‘Meglio! Vai da Gesù: a Lui piace se gli racconti queste cose!'. Lui si dimentica, Lui ha una capacità di dimenticarsi, speciale. Si dimentica, ti bacia, ti abbraccia e ti dice soltanto: ‘Neanch’io ti condanno; va’, e d’ora in poi non peccare più’ (Gv 8,11). Soltanto quel consiglio ti dà. Dopo un mese, siamo nelle stesse condizioni… Torniamo al Signore. Il Signore mai si stanca di perdonare! Mai!”.

Ed in breve eccola spiegata la misericordia di Dio, è qui l’insegnamento che il cristiano deve trarre. Ma Papa Francesco offre anche un altro spunto di riflessione all’uomo di oggi. Lo invita ad un esame di coscienza, ad identificarsi con quel popolo che andava da Gesù, ne voleva sentire le parole, ed anche con quanti avrebbero voluto condannare la donna adultera:

“Anche noi credo che siamo questo popolo che, da una parte vuole sentire Gesù, ma dall’altra, a volte, ci piace bastonare gli altri, condannare gli altri. E il messaggio di Gesù è quello: la misericordia. Per me, lo dico umilmente, è il messaggio più forte del Signore: la misericordia”.

La liturgia eucaristica celebrata da Papa Francesco è fatta di parole lente, scandite, cadenzate ad un ritmo dolce. E il clima si fa familiare. Tanto che al termine il saluto del parroco, padre Bruno Silvestrini, e le spontanee parole del cardinale Angelo Comastri, vicario generale del Papa per la Città del Vaticano, sono scambi dal sapore genuino. Padre Bruno ha consegnato al Papa i cuori dei suoi fedeli:

“La parrocchia le offre le chiavi dei cuori di tutti noi, della parrocchia e del mondo intero”.

Il cardinale Comastri non riesce a contenere la gioia nel condividere ciò che è successo in conclave:

“Quando, mercoledì scorso, lei ha detto: ‘Mi chiamerò Francesco’, lei avrebbe dovuto guardare le facce dei cardinali: da duemila anni non era mai accaduto che un Papa si chiamasse Francesco! Chi stava accanto ha chiesto: ‘Che ha detto?’. ‘Francesco’. ‘Francesco!?’. E tutti a passare la voce, via via, a tutti i cardinali: ‘Abbiamo Papa Francesco’”.

E così il porporato consegna al Papa il primo atto di fede del popolo di Dio:

“Padre Santo, il mondo aspetta il profumo di Betlemme, il profumo di Vangelo. Riempia la Chiesa del profumo del Vangelo che è il profumo di Gesù, evidentemente. La seguiremo”.

Papa Francesco risponde col sorriso, riprende la parola, ma per uscire fuori dallo scenario che lo ha visto protagonista. Richiama i fedeli ad un’altra realtà. Come a volerli esortare a quella misericordia di cui aveva parlato. E lo fa presentando un sacerdote che scorge seduto tra i banchi della piccola parrocchia di Sant’Anna. E' uruguayano ed ha aperto una scuola per aiutare ragazzi di strada e giovani drogati, per far conoscere loro Cristo. Oggi studiano e hanno lavoro. E’ come se Papa Francesco volesse dire che questo è un segno di misericordia. Dio la porge agli uomini, gli uomini la trasformano così.

Ultimo aggiornamento: 19 marzo







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