L'incontro del card. Bergoglio prima del Conclave col Movimento di Schoenstatt: "Momento
indimenticabile"
Prima di partire per il Conclave, il cardinale Jorge Mario Bergoglio aveva incontrato
a Buenos Aires i sacerdoti del movimento di Schoenstatt dell’Argentina e del Paraguay,
per stabilire con loro gli indirizzi dell’anno pastorale che prende avvio a marzo.
Ma non è stato un incontro come gli altri e tanti dei momenti vissuti insieme hanno
segnato i partecipanti. Tra loro padre Gerardo Càrcar direttore diocesano per
il Movimento di Schoenstatta Cordoba in Argentina. Gabriella Ceraso
ha raccolto la sua testimonianza:
R. - Parte di
questo incontro è stato una visita da lui: abbiamo celebrato insieme la Messa che
lui ha presieduto. Gli abbiamo chiesto subito come andasse la sua salute e lui: “Bene,
bene. Sto molto meglio con la schiena”. Gli abbiamo detto allora, scherzando, che
al Conclave non avrebbe dovuto dire di stare troppo bene e lui ci ha risposto: “No,
assolutamente no. Io andrò con il bastone, in modo tale che pensino che io sono vecchio
e quindi non mi possono scegliere”. C’è stata una risata fortissima tra tutti noi
per la semplicità e l’umorismo che ha dimostrato!
D. - Durante questo incontro
con voi sacerdoti, immagino che vi sia stato anche un momento di preghiera, un momento
di riflessione spirituale. C’è qualcosa che il Papa ha detto che le è rimasto nel
cuore?
R. - Sì, per esempio come condurre la Chiesa verso l’unità: è interessante
l’equilibrio con il quale parlato. Non bisogna cercare - ha detto - di avere una grandissima
uniformità, perché lo Spirito Santo è creativo e allo stesso tempo è quello che crea
l’armonia. Quindi, unità e diversità, come diceva il Concilio. Un’altra cosa che mi
ha molto, molto colpito è che alla fine gli abbiamo chiesto cosa si aspettasse dal
prossimo Papa. E lui ci ha risposto che si aspettava fosse un uomo di preghiera e
di grande fede, fede nel fatto che Gesù Cristo è il Signore, che Gesù Cristo è il
Signore della Chiesa. Noi siamo rimasti colpiti: ci dicevamo “dovrebbe essere sempre
così”. Evidentemente, lui non era convinto che sempre sia così.
D. - Come sacerdote,
conoscendolo, quale ritiene possa essere l’indirizzo che potrà dare alla Chiesa?
R.
– Lui si sente un rappresentante del Signore, un padre della famiglia spirituale che
è la Chiesa anzitutto: padre umile che parla con voce molto, molto tenera. Ma, allo
stesso tempo, un uomo di governo, un uomo che sa dire cosa vuole e cosa non vuole.
D.
- Quale impronta ha lasciato sul territorio?
R. - Quella di una persona capace
di avere rapporti con ogni livello sociale. Una persona saggia: ha molto accompagnato
per esempio i sacerdoti che lavorano pastoralmente nei quartieri poverissimi della
sua città. Li visitava, era molto informato su di loro.
D. - Per il vostro
Paese, per l’Argentina, cosa pensa possa significare avere un Papa che conosce tutti
gli aspetti del territorio?
R. - Penso che lui avrà una presenza nazionale
continua, forte, molto forte come è stato Papa Wojtyla per la Polonia. Penso che sarà
impossibile non ascoltare la voce di un Papa che viene dal tuo Paese, quindi sono
sicuro che ciò porterà rinnovamento ecclesiale, ma anche che avrà conseguenze sociali
molto forti.
D. - Se dovesse descrivercelo in pochi tratti, come lo definirebbe?
R.
- Un uomo di Dio, che non si crede il centro dell’universo, un padre tenero e vicino,
in ogni circostanza.