Il rettore della Chiesa degli argentini: Papa Francesco, uomo del dialogo e dell'accoglienza
In festa anche la comunità argentina a Roma, che ogni domenica si raduna nella Chiesa
di Santa Maria Addolorata a Piazza Buenos Aires. Alessandro Guarasci ha sentito
il rettore padre Antonio Maria Grande:
R. – Io
l’ho conosciuto personalmente, perché lui, come presidente della Conferenza episcopale,
mi ha nominato due anni fa, perché io fossi in servizio alla Chiesa argentina, nel
collegio argentino. Senza conoscerci, quando ci siamo ritrovati a parlare faccia a
faccia, ho sperimentato la sua paternità, la sua capacità di accoglienza, la sua capacità
di conciliazione. Dico questo, perché mi sembra che il suo ministero sarà come ha
detto: “Io sono il vescovo di Roma, sono presente in mezzo a voi e mi affido alla
vostra preghiera”. Mi sembra un uomo di famiglia, un uomo che guida del popolo di
Dio come padre e come fratello.
D. – Una figura allora di riferimento in Argentina,
capace di dialogare anche con le altre confessioni religiose nel Paese...
R.
– Sì, lui aveva un bel rapporto con le altre confessioni religiose, partecipava anche
a diversi incontri, soprattutto a quelli di preghiera. Era conosciuta la sua disponibilità
a cercare insieme il volto di Dio Padre.
D. – L’Argentina è stata colpita da
una fortissima crisi, economica e finanziaria. Il cardinale Bergoglio, ora Papa Francesco,
com’è intervenuto in quella crisi per aiutare il Paese?
R. – Da una parte,
all’interno della Chiesa, ha cercato di rafforzare l’ascolto della Parola per una
vita cristiana più coerente. Dall’altra parte, è stato disponibile al dialogo con
i diversi referenti, sia con i politici, con gli esponenti dell’ambito economico,
con le persone della cultura, e disponibile ad affidare agli altri i valori evangelici
come segni a favore dell’uomo.