Il gesuita argentino Jorge Mario Bergoglio è Papa Francesco
Papa Francesco è il 266.mo Pontefice della Chiesa cattolica. A scegliere un nome inedito
nella bimillenaria storia del Papato è stato il cardinale argentino, Jorge Mario Bergoglio,
primo latinoamericano ad assurgere al Soglio di Pietro. Il 75.mo Conclave della storia
lo ha eletto al quinto scrutinio, dopo due giorni di votazioni. Un’ora e 20 minuti
dopo la fumata bianca, avvenuta alle 19.06, il nuovo Papa si è affacciato alla Loggia
centrale della Basilica. “Cominciamo un cammino di fratellanza” per il mondo e la
città di Roma, ha detto il nuovo Pontefice, che ha voluto pregare per il Papa emerito
Benedetto XVI, chiedendo prima della benedizione la preghiera per sé da parte dei
fedeli. Riviviamo la cronaca di questi istanti nel servizio di Alessandro De Carolis:
Un
inchino davanti alla folla ammutolita per chiedere e ricevere su di sé, il nuovo Successore
di Pietro, la preghiera del popolo di Dio. Un atto di straordinaria umiltà ha subito
dato la misura della persona di Papa Francesco e un indizio di ciò che sarà il suo
Pontificato. Il suo gesto riduce in un silenzio disarmato ma subito condiviso le oltre
100 mila persone in Piazza San Pietro, che rispondono concordi alla semplicità della
sua sorprendente richiesta:
“E adesso vorrei dare la benedizione, ma prima
– prima, vi chiedo un favore: prima che il vescovo benedica il popolo, vi chiedo che
voi pregate il Signore perché mi benedica: la preghiera del popolo che chiede la benedizione
per il suo vescovo. Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me”.
Le
prime parole di Papa Francesco, alle 20.26, sono una discreta presentazione si sé,
che contiene una lontana eco di Giovanni Paolo II, il “Papa venuto da lontano” di
quella serata di ottobre del 1978:
“Voi sapete che il dovere del Conclave
era di dare un vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli cardinali sono andati a
prenderlo quasi alla fine del mondo … ma siamo qui … Vi ringrazio dell’accoglienza.
La comunità diocesana di Roma ha il suo vescovo: grazie!”
E subito il
primo auspicio: adesso – indica – “incominciamo questo cammino: vescovo e popolo”.
Un Cammino – soggiunge – della Chiesa di Roma, “che è quella che presiede nella carità
tutte le Chiese”:
“Un cammino di fratellanza, di amore, di fiducia tra noi.
Preghiamo sempre per noi: l’uno per l’altro. Preghiamo per tutto il mondo, perché
ci sia una grande fratellanza. Vi auguro che questo cammino di Chiesa, che oggi incominciamo
e nel quale mi aiuterà il mio cardinale vicario, qui presente, sia fruttuoso per l’evangelizzazione
di questa città tanto bella!”.
La natura semplice e profonda del Pontefice
appena eletto, già nota ai latinoamericani, si svela anche a chi lo conosce solo da
pochi istanti nel momento in cui Papa Francesco fa idealmente spazio sulla Loggia
della Basilica – con un gesto di grande finezza spirituale e umana – a chi da 13 giorni
si è ritirato in preghiera e nascondimento, per consentire alla Chiesa di vivere un
nuovo inizio:
“Prima di tutto, vorrei fare una preghiera per il nostro vescovo
emerito, Benedetto XVI. Preghiamo tutti insieme per lui, perché il Signore lo benedica
e la Madonna lo custodisca”.
E qui, nel ricordo del predecessore, Papa
Francesco trasforma una Piazza ribollente di entusiasmo in una grande cappella a cielo
aperto. In 100 mila e più si trovano a recitare col Pontefice il Padre Nostro, l’Ave
Maria, il Gloria, in una atmosfera di raccoglimento che sembra lontana anni luce dal
boato di gioia esploso, alle 19.06, all’apparire della fumata bianca, e ancora all’affacciarsi
del cardinale protodiacono, Jean-Louis Tauran, che alle 20.12 annunciava all’Urbe
e all’orbe che la Chiesa aveva un nuovo Papa:
“Nuntio vobis, gaudium magnum:
habemus Papam!...”
Infine, impartita la sua prima benedizione apostolica,
Papa Francesco non si ritrae all’interno della Basilica. Anzi, riprende con gentilezza
il microfono e con spontaneità porge alla gente un ultimo arrivederci. Di fronte a
quello che forse passerà alla storia come uno dei discorsi più lunghi – pronunciato
in un luogo in cui prima il protocollo concedeva un solenne segno di Croce – la gente
appare già conquistata dai tratti di bonomia e genuinità che il Papa ha saputo donare
al primo approccio:
“Fratelli e sorelle, vi lascio. Grazie tante dell’accoglienza.
Pregate per me e a presto! Ci vediamo presto: domani voglio andare a pregare la Madonna,
perché custodisca tutta Roma. Buona notte e buon riposo!” (grida: Francesco! Francesco!)