5 anni fa moriva Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari. Tante le iniziative per ricordarla
In Italia e in tutto il mondo il Movimento dei Focolari ricorda in questi giorni la
propria fondatrice, Chiara Lubich, scomparsa 5 anni fa, esattamente il 14 marzo 2008.
Tante le iniziative promosse per l’occasione. All’Università “La Sapienza “di Roma,
si terrà oggi un Convegno internazionale dal titolo: “Chiara Lubich. Carisma, Storia,
Cultura” che intende esplorare la dimensione culturale del suo carisma. Inoltre l’Amministrazione
Capitolina ha voluto dedicare alla Lubich la stazione della metro B1 di viale Libia,
con lo scoprimento di una targa in cui, tra l’altro, si legge: “da qui ha diffuso
nel mondo l’ideale della fraternità universale”. Ma torniamo al Convegno: Adriana
Masotti ha chiesto a padre Fabio Ciardi, membro del Movimento e Professore
di Teologia della Vita Consacrata alla Pontificia Università Lateranense di Roma,
se è vero che la valenza culturale delle intuizioni di Chiara Lubich è un aspetto
ancora poco conosciuto:
R. – In effetti,
ciò che viene in luce, quando si pensa a Chiara Lubich è soprattutto la sua spiritualità,
ma ha una tale profondità il suo pensiero, come in genere quello dei grandi fondatori,
dei grandi carismatici della Chiesa, che di fatto da questo carisma si può enucleare
una dottrina e questo convegno sarà uno sguardo alle varie discipline – dall’economia,
alla politica, al diritto, alla sociologia – che traggono dal pensiero di Chiara,
appunto, dei valori, dei principi che possono dare un contributo notevole ai loro
rispettivi campi.
D. – Può farci un paio di esempi, appunto, sulla luce che
questa dottrina getta sulle discipline umane?
R. – Bè, innanzitutto nel campo
dell’economia: per esempio, l’economia di comunione. Cioè, tante aziende, legate tra
di loro, si ispirano ai principi di Chiara Lubich per una nuova forma di economia.
Lo stesso nel campo della politica: ci sono operatori, a vari livelli della politica,
che insieme si lasciano ispirare da questo pensiero di Chiara, della fratellanza universale.
In questi giorni si tiene all’Università Sophia di Loppiano, proprio un seminario
internazionale in cui si riflette su questa categoria della fraternità dal punto di
vista politico, spesso ignorata o sottovalutata.
D. – Il convegno di Roma
è promosso dal Centro Studi Scuola Abbà, dei Focolari, che da oltre 20 anni riflette,
appunto, sulla valenza dottrinale del pensiero di Chiara. Questo vuol dire, quindi,
che non tutto di Chiara è stato già detto e capito?
R. – Io penso che siamo
soltanto all’inizio, perché dietro al carisma di Chiara c’è veramente un’esperienza
mistica di cui si conosce ancora molto poco. A lei, Dio si è manifestato in una maniera
tutta particolare, e nel periodo luminoso che risale agli anni ’49 – ’50, in cui appunto
Dio le ha mostrato qualcosa di più, profondamente – come ha fatto con tutti i grandi
mistici – della sua vita interiore, di quel periodo abbiamo tanti appunti di Chiara.
Molte volte lei ha raccontato quello che ha vissuto, quello che ha capito di quel
periodo. E lei stessa, ad un certo momento della sua vita, si è resa conto della valenza
di questo suo pensiero e allora ha voluto attorno a sé dei professori, degli studiosi
delle varie discipline, perché insieme potessero scavare questa sua esperienza e farne
scaturire tutta una nuova dottrina.
D. – Padre Ciardi, c’è una regola della
Chiesa che prevede che, salvo rare eccezioni, si debba aspettare cinque anni per avviare
il processo di beatificazione di una persona di cui sia nota una particolare vita
secondo il Vangelo – cinque anni dalla morte. Ecco: questo è il quinto anniversario
dalla scomparsa di Chiara Lubich. C’è qualcosa che si sta muovendo nel Movimento,
in questo senso?
R. – Il desiderio di tutti è che venga riconosciuta la santità
di Chiara. Lei ha voluto lasciare al Movimento come eredità proprio la sua santità.
Una volta ha detto: “Ma se io non vi lascio la mia santità, che cosa vi lascio?”.
Ora, da parte dei membri del Movimento c’è questa consapevolezza che lei è veramente
uno strumento dello Spirito, che si è lasciata lavorare da Dio, per cui, da parte
del Movimento, c’è questo desiderio che si avvii anche tutto il lavoro di studio perché
tutta la Chiesa prenda coscienza di questa santità. Siccome Chiara è morta a Rocca
di Papa, quindi in diocesi di Frascati, sarà però compito del vescovo di Frascati
avviare – eventualmente – questo processo di beatificazione. Il Movimento dei Focolari
si farà presente e già lo ha fatto, già ha manifestato a mons. Raffaello Martinelli,
il desiderio di aprire la causa.
D. – Questo anniversario cade nel primo giorno
di pontificato di Papa Francesco. Le vorrei chiedere, allora, di dirci qualcosa sul
rapporto tra Chiara Lubich e i Papi che lei ha incontrato sul suo cammino …
R.
– Lei si è incontrata con tutti i Papi, da Pio XII fino a Benedetto XVI; non ha incontrato
Giovanni XXIII, che di fatto però è stato quello che ha approvato il suo Movimento.
Specialmente con Giovanni Paolo II, Chiara diceva che ogni volta che si incontrava
con lui le accadeva qualcosa che non succedeva nel rapporto con nessun’altra persona:
cioè, provava una profonda unione con Dio, unica nel suo genere. Quindi, quando finiva
l’udienza, lei usciva e le rimaneva soltanto questa profonda unione con Dio: le sembrava
di aver toccato il Cielo con un dito! E lì trovava la forza e la gioia e il conforto
per continuare il suo lavoro. Quindi, questo penso che anche per noi sia un segnale,
cioè: del Papa non chiedersi tanto se è un italiano, non è un italiano, sa le lingue,
non sa le lingue, è aperto, è meno aperto … Queste sono cose secondarie! Lei vedeva
nel papato il carisma petrino, e quindi con questo sguardo limpido di fede, ogni incontro
con il Papa le faceva aprire come una finestra sul Cielo. E il Papa faceva la sua
funzione di mediazione, fino a scomparire, e alla fine rimaneva non il Papa, non l’incontro
con il Papa, ma l’incontro di Chiara con Dio.
D. – Questo fatto di vivere giorni
così particolari nella Chiesa influenzerà un po’ il clima del convegno?
R.
– Sicuramente! Infatti, questo convegno non è chiuso in sé: vuole essere anche una
risposta alle attese della Chiesa. Quindi, vivremo in piena sintonia con l’evento
che si svolge in Vaticano.