Siria. Caritas Libano: rivedere le stime ufficiali, i rifugiati sono molti di più
In Siria, a quasi due anni dall’inizio del conflitto, il governo di Damasco si è detto
pronto a combattere i ribelli per anni, se questo si rendesse necessario. Intanto
le diplomazie di Francia e Stati Uniti sono al lavoro per cercare una via di uscita
attraverso negoziati. Cruciale resta la posizione di Mosca, fin qui fedele alleata
di Bachar al-Assad. Lunedì, intanto, il Consiglio per i Diritti umani dell’Onu ha
presentato un rapporto in cui si denunciano gravi violazioni umanitarie nel Paese
da parte di entrambe le parti in guerra. Per un aggiornamento sull’emergenza dei rifugiati
all’estero, Roberta Barbi ha raggiunto telefonicamente Raymond El-Hachem,
di Caritas Libano, che suggerisce di rivedere le stime ufficiali sui profughi:
R. – Deve essere
chiaro che, anche prima della guerra siriana, noi qui, in Libano, avevamo tanti, tanti
operai siriani che venivano per lavorare nei cantieri. Questi operai sono arrivati
in alcuni periodi a un milione di persone, qui in Libano. Il problema, però, è che
questi operai hanno portato con loro anche le loro famiglie: abitano tutti insiemi
nei cantieri dove lavorano gli operai. Questo fatto ha aumentato la presenza dei rifugiati
siriani che non sono dichiarati. Poi, ci sono i rifugiati che arrivano ogni giorno…
D.
– Queste persone di cosa hanno bisogno?
R. – Queste persone hanno bisogno prima
di tutto dell’alloggio, e poi di scuole, ospedali, aiuti alimentari, medicine… e tutte
queste cose non sono assicurate in maniera sufficiente.
D. – Qual è la situazione
nei campi profughi?
R. – Ci sono tante ong che lavorano bene con i siriani,
in Libano. Prima di tutto, c’è Caritas Libano che sta aiutando molto, senza fare alcuna
discriminazione politica o religiosa. Caritas Libano aiuta tutti, senza chiedere se
le persone siano contro o pro il regime, se siano cristiani o musulmani.
D.
– L’Unicef ha pubblicato un Rapporto sui bambini siriani, definendoli “una generazione
perduta”. Secondo i dati, del milione di siriani rifugiati all’estero, la metà circa
sono bambini…
R. – Arrivano tutti i giorni! C’è sempre un grande, grande numero
che vive nei campi, nelle tende, e che ha bisogno di tutto. Come ho già detto, la
maggior parte di questi sono, appunto, bambini e donne.
D. – La crisi in Siria
va affrontata come una crisi regionale: lo ha confermato anche il sottosegretario
agli Affari esteri dell’Unione Europea, Marta Dassù. Quali sono i pericoli per la
stabilità del Libano? Le persone hanno paura?
R. – Noi, sicuramente, abbiamo
una grande paura della guerra in corso attualmente in Siria, perché tra Libano e Siria
ci sono libanesi che parteggiano per il regime siriano, ci sono altri che sono contro.
Sicuramente, la guerra in Siria può avere un impatto anche in Libano e questo ci fa
paura. Anche a un altro livello – quello economico – noi abbiamo molta paura, perché
noi abbiamo quasi – tra operai, familiari e rifugiati – un milione di persone. Tra
queste, ci sono tra 200 mila e 400 mila operai che lavorano in Libano, ma prendono
tutti, tutti i soldi e li portano in Siria. Gli altri – i bambini, le donne e gli
anziani – vengono a formare un popolo all’interno del nostro Paese e questo però non
è un popolo produttivo adesso, per il Libano. Il nostro governo e tutte le ong che
sono qui devono aiutare questa popolazione. Ma a lungo termine, non so quanto il nostro
governo possa sostenerla.