2013-03-12 14:07:24

Siria. Caritas Libano: rivedere le stime ufficiali, i rifugiati sono molti di più


In Siria, a quasi due anni dall’inizio del conflitto, il governo di Damasco si è detto pronto a combattere i ribelli per anni, se questo si rendesse necessario. Intanto le diplomazie di Francia e Stati Uniti sono al lavoro per cercare una via di uscita attraverso negoziati. Cruciale resta la posizione di Mosca, fin qui fedele alleata di Bachar al-Assad. Lunedì, intanto, il Consiglio per i Diritti umani dell’Onu ha presentato un rapporto in cui si denunciano gravi violazioni umanitarie nel Paese da parte di entrambe le parti in guerra. Per un aggiornamento sull’emergenza dei rifugiati all’estero, Roberta Barbi ha raggiunto telefonicamente Raymond El-Hachem, di Caritas Libano, che suggerisce di rivedere le stime ufficiali sui profughi:RealAudioMP3

R. – Deve essere chiaro che, anche prima della guerra siriana, noi qui, in Libano, avevamo tanti, tanti operai siriani che venivano per lavorare nei cantieri. Questi operai sono arrivati in alcuni periodi a un milione di persone, qui in Libano. Il problema, però, è che questi operai hanno portato con loro anche le loro famiglie: abitano tutti insiemi nei cantieri dove lavorano gli operai. Questo fatto ha aumentato la presenza dei rifugiati siriani che non sono dichiarati. Poi, ci sono i rifugiati che arrivano ogni giorno…

D. – Queste persone di cosa hanno bisogno?

R. – Queste persone hanno bisogno prima di tutto dell’alloggio, e poi di scuole, ospedali, aiuti alimentari, medicine… e tutte queste cose non sono assicurate in maniera sufficiente.

D. – Qual è la situazione nei campi profughi?

R. – Ci sono tante ong che lavorano bene con i siriani, in Libano. Prima di tutto, c’è Caritas Libano che sta aiutando molto, senza fare alcuna discriminazione politica o religiosa. Caritas Libano aiuta tutti, senza chiedere se le persone siano contro o pro il regime, se siano cristiani o musulmani.

D. – L’Unicef ha pubblicato un Rapporto sui bambini siriani, definendoli “una generazione perduta”. Secondo i dati, del milione di siriani rifugiati all’estero, la metà circa sono bambini…

R. – Arrivano tutti i giorni! C’è sempre un grande, grande numero che vive nei campi, nelle tende, e che ha bisogno di tutto. Come ho già detto, la maggior parte di questi sono, appunto, bambini e donne.

D. – La crisi in Siria va affrontata come una crisi regionale: lo ha confermato anche il sottosegretario agli Affari esteri dell’Unione Europea, Marta Dassù. Quali sono i pericoli per la stabilità del Libano? Le persone hanno paura?

R. – Noi, sicuramente, abbiamo una grande paura della guerra in corso attualmente in Siria, perché tra Libano e Siria ci sono libanesi che parteggiano per il regime siriano, ci sono altri che sono contro. Sicuramente, la guerra in Siria può avere un impatto anche in Libano e questo ci fa paura. Anche a un altro livello – quello economico – noi abbiamo molta paura, perché noi abbiamo quasi – tra operai, familiari e rifugiati – un milione di persone. Tra queste, ci sono tra 200 mila e 400 mila operai che lavorano in Libano, ma prendono tutti, tutti i soldi e li portano in Siria. Gli altri – i bambini, le donne e gli anziani – vengono a formare un popolo all’interno del nostro Paese e questo però non è un popolo produttivo adesso, per il Libano. Il nostro governo e tutte le ong che sono qui devono aiutare questa popolazione. Ma a lungo termine, non so quanto il nostro governo possa sostenerla.

Ultimo aggiornamento: 13 marzo







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