P. Federico Lombardi: il senso del Conclave nella prospettiva della fede
Cresce l’attesa nella Chiesa raccolta in preghiera per l’elezione del nuovo Papa.
Sul significato di questo evento, anzitutto nella prospettiva della fede, ascoltiamo
un editoriale del nostro direttore padre Federico Lombardi:
I cardinali
hanno deciso a larghissima maggioranza la data del Conclave per martedì prossimo.
Si sentono quindi pronti per affrontare il passo decisivo dell’elezione del nuovo
Papa. Le riflessioni in comune nelle Congregazioni, le informazioni scambiate fra
loro, i dialoghi per formarsi un giudizio personale e responsabile sulle persone più
adatte per il grande compito sono quindi ormai arrivati a un primo stadio di maturazione.
Da martedì il discernimento diventerà ancora più impegnativo, perché con gli scrutini
si affronterà in certo senso la “misura” del consenso che si potrà raggiungere su
alcune persone concrete. E si andrà avanti fino alla scelta.
Impressionante,
se si pensa alla responsabilità di per sé sovrumana che verrà accollata sulle spalle
di un uomo! Non si tratta solo di governare bene un’istituzione complessa, ma ben
più di orientare il cammino religioso, spirituale, morale, della comunità di credenti
più numerosa e diffusa nei diversi continenti e osservata con attenzione – con attesa
positiva, ma a volte anche con atteggiamento negativo – da moltissimi nostri contemporanei
in ricerca del senso della loro esistenza. Il Vangelo va annunciato attraverso i tempi,
per la salvezza di tutti, fino ai confini della terra.
Il Conclave è quindi
un evento il cui senso può essere compreso veramente, e che può essere vissuto serenamente,
solo nella prospettiva della fede. I due protagonisti dei precedenti Conclavi ce ne
hanno dato una testimonianza intensa e indimenticabile. Papa Wojtyla contemplava il
Giudizio di Michelangelo nel suo poema “Trittico romano”: “Tutte le cose sono nude
e aperte davanti agli occhi di Dio”, “trasparenza degli eventi, trasparenza delle
coscienze”. “Tu che penetri tutto – indica!”. “Lui additerà”. E il futuro Papa Ratzinger
commentava: “L’eredità delle chiavi lasciate a Pietro… Porre queste chiavi nelle mani
giuste: è questa l’immensa responsabilità in quei giorni”.
Ora, colui che
con la sua straordinaria rinuncia ha condotto i cardinali a varcare ancora una volta
la soglia della Sistina per discernere davanti alla storia a quali mani affidare le
chiavi, è con tutti noi, silenziosamente ma più profondamente e consapevolmente di
tutti noi, in preghiera: “Spirito di Dio, tu che tutto penetri – indica!”.