Benedetto XVI: la verità di Dio è la sua misericordia
Ieri, seconda domenica senza l’Angelus di Benedetto XVI, la liturgia del giorno ci
ha ricordato il Vangelo del figlio prodigo o del padre misericordioso. Tre anni fa,
il 14 marzo 2010, Benedetto XVI nell’Angelus per la quarta Domenica di Quaresima commentava
questo brano evangelico. Ce lo ripropone Sergio Centofanti:
La verità di
Dio è la sua misericordia: la parabola del figlio prodigo – affermava Benedetto XVI
– è “un vertice della spiritualità e della letteratura di tutti i tempi” e cambia
la storia dell’umanità:
“Che cosa sarebbero la nostra cultura, l’arte, e
più in generale la nostra civiltà senza questa rivelazione di un Dio Padre pieno di
misericordia? Essa non smette mai di commuoverci”.
Si tratta di una parabola
che “ha il potere di parlarci di Dio, di farci conoscere il suo volto, meglio ancora,
il suo cuore”:
“Dopo che Gesù ci ha raccontato del Padre misericordioso,
le cose non sono più come prima, adesso Dio lo conosciamo: Egli è il nostro Padre,
che per amore ci ha creati liberi e dotati di coscienza, che soffre se ci perdiamo
e che fa festa se ritorniamo”.
E’ un testo che racconta la nostra relazione
con Dio, un rapporto che “si costruisce attraverso una storia, analogamente a quanto
accade ad ogni figlio con i propri genitori: all’inizio dipende da loro; poi rivendica
la propria autonomia; e infine – se vi è un positivo sviluppo – arriva ad un rapporto
maturo, basato sulla riconoscenza e sull’amore autentico”. Così, l’uomo, in una certa
fase della sua vita, può credere di essere libero e adulto facendo a meno di Dio:
“Questa
fase, appunto, è delicata, può portare all’ateismo, ma anche questo, non di rado,
nasconde l’esigenza di scoprire il vero volto di Dio. Per nostra fortuna, Dio non
viene mai meno alla sua fedeltà e, anche se noi ci allontaniamo e ci perdiamo, continua
a seguirci col suo amore, perdonando i nostri errori e parlando interiormente alla
nostra coscienza per richiamarci a sé”.
Nella parabola, il figlio minore
si ribella al padre cadendo sempre più in basso, mentre il figlio maggiore ha una
obbedienza infantile e non è felice:
“Entrambe queste forme si superano
attraverso l’esperienza della misericordia. Solo sperimentando il perdono, riconoscendosi
amati di un amore gratuito, più grande della nostra miseria, ma anche della nostra
giustizia, entriamo finalmente in un rapporto veramente filiale e libero con Dio”.
Benedetto
XVI invita a meditare questa parabola per trarne in concreto le conseguenze:
“Rispecchiamoci
nei due figli, e soprattutto contempliamo il cuore del Padre. Gettiamoci tra le sue
braccia e lasciamoci rigenerare dal suo amore misericordioso”.