2013-03-09 16:10:32

Benedetto XVI: l'unità è il "biglietto da visita" della Chiesa


“Il centro di una vita felice, di una vita vera, è l’amicizia con Gesù”. Questo insegnamento di Benedetto XVI appare particolarmente in sintonia con il momento che vive la Chiesa, alla vigilia di un nuovo Conclave. Dal magistero del Papa emerito arriva l’invito all’unità più piena, quella che è dono dello Spirito Santo, perché è quella che trasforma i cuori e dona la gioia, che è segno della presenza di Dio nella Chiesa. Riascoltiamo le parole di Benedetto XVI nel servizio di Alessandro De Carolis:RealAudioMP3

Duemila anni di esperienza di comunione nella Chiesa non hanno mai eliminato il pericolo della divisione. Per via della debolezza umana, che non risparmia nessun cristiano, allo stabat coraggioso sul Calvario c’è il rischio di preferire una più esaltante ascesa sulla torre di Babele. Da entrambi le sommità si vede il cielo, ma solo in un caso si tocca Dio. E solo in un caso, in presenza di una precisa caratteristica che è dono di Dio, si può parlare dell’esistenza della Chiesa, come molte volte affermato da Benedetto XVI:

“L’unità; perciò l’unità è il segno di riconoscimento, il ‘biglietto da visita’ della Chiesa nel corso della sua storia universale”. (Omelia di Pentecoste, 23 maggio 2010)

Una unità, ha detto in un’altra occasione, che non livella nessuno, né gli individui né il corpo nel suo insieme:

“Al contrario, questo è piuttosto il modello di Babele, cioè l’imposizione di una cultura dell’unità che potremmo definire ‘tecnica’. La Bibbia, infatti, ci dice che a Babele tutti parlavano una sola lingua. A Pentecoste, invece, gli Apostoli parlano lingue diverse in modo che ciascuno comprenda il messaggio nel proprio idioma. L’unità dello Spirito si manifesta nella pluralità della comprensione”. (Omelia di Pentecoste, 23 maggio 2010)

La differenza tra la Chiesa-comunione e la Babele della disunità sta tutta nel verificarsi di un incontro, quello con Cristo. Un incontro che, ha ripetuto ad oltranza Benedetto XVI, avviene con una “Persona viva non un’idea":

“L’incontro con Cristo rinnova i nostri rapporti umani, orientandoli, di giorno in giorno, a maggiore solidarietà e fraternità, nella logica dell’amore (...) è un cambiamento che coinvolge la vita, tutto noi stessi: sentimento, cuore, intelligenza, volontà, corporeità, emozioni, relazioni umane”. (Udienza generale, 17 ottobre 2012)

Il fatto è che oggi sentimento, cuore, intelligenza, volontà, corporeità ed emozioni sono diversamente intesi da quella società che vive come se Dio non esistesse. Sono doti molto spesso orientate alla vetta di Babele e questo spinge il corpo cristiano, pastori in testa, a testimoniare sempre e di nuovo quale sia la giusta strada che porta al cielo, rispetto all’altra inutile e distruttiva scorciatoia:

“La Chiesa nel suo insieme, ed i Pastori in essa, come Cristo devono mettersi in cammino, per condurre gli uomini fuori dal deserto, verso il luogo della vita, verso l’amicizia con il Figlio di Dio, verso Colui che ci dona la vita, la vita in pienezza (...) Non è il potere che redime, ma l’amore (...) Quante volte noi desidereremmo che Dio si mostrasse più forte. Che Egli colpisse duramente, sconfiggesse il male e creasse un mondo migliore (...) Noi soffriamo per la pazienza di Dio. E nondimeno abbiamo tutti bisogno della sua pazienza. Il Dio, che è divenuto agnello, ci dice che il mondo viene salvato dal Crocifisso e non dai crocifissori. Il mondo è redento dalla pazienza di Dio e distrutto dall’impazienza degli uomini”. (Messa di inizio del Ministero petrino, 24 aprile 2005)







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