In Venezuela, è il giorno dei funerali del presidente Hugo Chavez. Delegazioni di
molti Paesi stanno giungendo a Caracas tra di loro anche due deputati americani. Incessante
l’omaggio alla salma di Chavez, che sarà imbalsamata. Nel pomeriggio, a Roma, l'arcivescovo
di Caracas, il cardinale Jorge Urosa Savino, celebrerà una Messa in suffragio del
presidente nella Chiesa di Santa Maria ai Monti. Da Caracas, il servizio di Alessandro
Rampietti:
Una folla imponente
di sostenitori del defunto Presidente Venezuelano Hugo Chavez ha continuato a sfilare
per tutto il giorno e tutta la notte nella camera ardente allestita all’accademia
militare. File lunghe chilometri sotto un sole torrido che ha portato al collasso
l’organizzazione dell’evento. Tanto che il vicepresidente Nicolas Maduro è apparso
per calmare gli animi promettendo che tutti avranno l’opportunità di vederlo. La salma
del comandante resterà esposta per altri 7 giorni. E non solo, a sorpresa ha annunciato
che il corpo sarà imbalsamato come quello di Lenin, Mao e Ho Chi Mi. Fra poche ore,
intanto, si terranno i funerali di Stato. Scuole e uffici pubblici chiusi, vietata
la vendita di alcolici e portare armi. L’intera città si fermerà. Sono attese delegazioni
da più di 50 Paesi con 34 capi di Stato. Tutte le nazioni vicine, alleate e non, saranno
presenti ma anche il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad. 16 i Paesi che hanno
proclamato giornate di lutto nazionale a dimostrazione che, per quanto controverso
e anche disprezzato dai nemici a casa e all’estero, l’ex comandante venezuelano ha
lasciato un segno indelebile sul continente.
Cordoglio è stata espressa dalla
Chiesa locale come sottolinea al microfono di Benedetta Capelli, Luis Badilla,
esperto di questioni latinoamericane:
R. - C’è stata
una reazione immediata ed è stata una reazione di dolore, naturalmente. Di questo
dolore e del cordoglio si sono fatti carico i vescovi, una buona parte dei vescovi,
e in particolare il segretario della Conferenza episcopale, l’arcivescovo Jorge Urosa,
che si trova qui a Roma, essendo un cardinale elettore. Mons. González de Zárate Salas,
che è il segretario dell’Episcopato, parlando a nome di tutti i vescovi, ha detto:
“In un’ora come questa occorre far parlare i sentimenti più alti”, chiedendo - al
tempo stesso - ai venezuelani unità e calma. Simili concetti aveva espresso, durante
la notte da Roma, anche il cardinale Jorge Urosa, che presiede oggi una Messa in suffragio
di Chávez. Da sottolineare, infine, che in Venezuela molti vescovi hanno anche ricordato
che la morte non è la fine della nostra vita, ma - come ha detto uno di loro - la
morte lascia piuttosto il posto a una vita piena, di felicità, accanto a Dio, Padre
Nostro. Con queste parole la Chiesa ha ricordato Chávez, richiamando i venezuelani
all’unità e alla calma.
D. - Qual è stata l’impronta che ha lasciato Hugo
Chávez nella storia del Venezuela e, soprattutto, che fase si apre adesso?
R.
- Tutti sappiamo che il presidente Chávez era una figura politica e un leader molto
discusso, ma - al tempo stesso - anche molto amato e rispettato. Nei suoi confronti,
sia all’interno del Paese che fuori dal Paese, c’era una forte opposizione: è chiaro,
però, che Chávez lascia una forte impronta sia in Venezuela che nel resto dell’America
Latina. Tutto dipenderà ora da quello che potrà succedere nel futuro prossimo. Dobbiamo
ricordare, infatti, che fra 30 giorni - secondo la Carta Costituzionale - si devono
realizzare le elezioni presidenziali. Si dovrà vedere allora cosa succederà: se al
governo del Paese rimarrà il delfino del presidente, l’attuale vicepresidente Maduro,
o se il Paese preferirà un’altra strada. La domanda avrà una risposta definitiva soltanto
nei prossimi mesi, forse anche fra un paio di anni.
D. - Chávez ha ottenuto
quattro mandati presidenziali consecutivi, quindi un lasso di tempo molto lungo: la
popolazione, in questo periodo, ha visto le proprie condizioni cambiare?
R.
- Per una parte importante della popolazione venezuelana molte cose sono cambiate
in positivo, ma per un’altra parte della popolazione - e non certo piccola - le cose
sono cambiate in senso negativo. Di fatto il Paese, in questo momento, oltre alla
crisi politica e istituzionale che si trova ad affrontare dopo la morte del presidente,
dovrà affrontare una gravissima crisi sociale ed economica che vede larghi strati
sociali vivere in povertà; una violenza accresciuta negli ultimi anni, in modo spaventoso
e preoccupante; problemi per l’esportazione del petrolio, che è la sua risorsa fondamentale,
per via della crisi internazionale; nonché problemi anche nei rapporti diplomatici
e politici con i Paesi vicini.
D. - Proprio riguardo ai rapporti con i Paesi
vicini, il presidente Obama ha espresso vicinanza alla popolazione venezuelana e ha
detto che spera si apra una nuova fase: i rapporti con Washington sono sempre stati
tesi e questa situazione è stata anche un po’ il cavallo di battaglia di Hugo Chávez.
Ora potrà cambiare qualcosa?
R. - Mi sembra che nell’immediatezza non cambierà
un granché, anche perché - purtroppo - in queste ore si sono addensate nuove nuvole
in questi rapporti, già molto difficili, per il fatto che il governo del Venezuela,
ora guidato dal vicepresidente Maduro, ha espulso due diplomatici, accusandoli di
ingerenza negli affari interni del Venezuela, ma anche per l’affermazione - che non
trova al momento alcun tipo di riscontro - in base alla quale il presidente Chávez
sarebbe stato avvelenato, così come dicono sia successo in passato con il presidente
Arafat. Io credo che questi due fatti, verificatisi nelle ultime 48 ore, non consentano
nell’immediatezza di pensare a un cambiamento drastico, nel senso di un miglioramento
dei rapporti tra Caracas e Washington. Dobbiamo aspettare, anche qui, il tempo e lo
sviluppo degli avvenimenti più duri.