Tunisia verso un nuovo governo. Intervista esclusiva col fondatore del partito Ennahda
Le prime elezioni politiche in Tunisia, dopo la caduta della dittatura di Ben Ali,
si terranno entro novembre. Lo ha detto il primo ministro incaricato Ali Laarayedh.
Annunciato anche il nuovo governo di cui faranno parte esponenti politici, ma anche
personalità indipendenti. Un passo importante dopo la situazione di estrema tensione
venutasi a creare in seguito all’uccisione del segretario del Partito dei patrioti
democratici, Chokri Belaïd. Episodio che ha causato le dimissioni del precedente Premier
Jebali e che ha diviso il Partito al governo Ennahda. Salvatore Sabatino, ha
intervistato Abdelfattah Mourou, fondatore e vicepresidente del Partito Ennahda:
R. - L'assasinat
de notre confrère... L’assassinio del nostro confratello, Chokri Belaid, ha dato
un nuovo colore alla vita politica in Tunisia. Temiamo il peggio. Eravamo sulla buona
strada: noi tunisini avevamo scelto il suffragio universale come la sola via per discutere
tra i diversi partiti politici. Ma adesso, questa nuova connotazione dopo l’attentato
ci dà grande agitazione, grande paura. Come possono i tunisini perseguire il tragitto
per la transizione democratica con questo pericolo degli attentati? Credo che fino
ad adesso i tunisini siano stati uniti nel perseguire questa via democratica che abbiamo
scelto, soprattutto attraverso la mediazione delle istituzioni messe in atto e, soprattutto,
con il consiglio costituzionale che sta preparando la nuova costituzione. Ci servirà
ancora poco tempo. Noi abbiamo qualche mese soltanto per arrivare a mettere in atto
questa Costituzione e cercheremo di rassicurare i tunisini che la prossima volta ci
saranno elezioni nel modo giusto e dovuto, questo perché i tunisini possano scegliere
i loro dirigenti, i nuovi dirigenti.
D. – Lei è il fondatore di Ennahda. Dopo
l’attentato avete auto problemi, vi siete divisi…
R . – On est partagés sur
un point de vue... Ci siamo divisi su un punto di vista che ho sollevato io stesso,
ho detto che Ennahda dovrebbe fare meglio per la stabilità della Tunisia, che ha commesso
grandi errori. Perché? Perché noi islamici non abbiamo antecedenti politici nella
nostra vita. Come, del resto, tutti gli altri attori della vita politica non vengono
da partiti politici datati: sono arrivati tutti dopo la rivoluzione ed è per questo
che c’è un grande ritardo nella realizzazione dei compiti che spettano a questi partiti
politici e soprattutto a Ennahada, che però ha una grande responsabilità.
D.
– La Tunisia è un Paese molto vicino all’Europa. Lei pensa che l’Unione Europea vi
possa aiutare in questo momento e come può immaginare il futuro del vostro Paese?
R.
– Les discours que nous avons entendu... I discorsi che abbiamo ascoltato sono
rassicuranti. Ma le azioni no, perché credo che soprattutto la Francia sia molto diffidente
nei riguardi degli islamici, nel senso che non è sicura che gli islamici siano democratici.
Questo non ci aiuta affatto: c’è un’altra destra, in cui ci sono islamici più radicali
di noi. Ennahda ha fatto la scelta, ha scelto la via democratica, vuole agire democraticamente,
vuole coordinare queste azioni con i laici e lo fa in modo molto pratico. I francesi
vogliono che tutti gli islamici lascino il potere e per il bene di chi? Quando Ennahda
lascerà il potere, verranno i più radicali che faranno molto male alla Tunisia.