"Mia per sempre. Quando lui uccide per rabbia, gelosia, vendetta":il libro di Cinzia
Tani sul dramma del femminicidio
In tutto il mondo si moltiplicano le iniziative contro la violenza sulle donne che
nel 2012 solo in Italia ha fatto 124 vittime, uccise per mano del proprio partner
o ex. Il libro di Cinzia Tani: “Mia per sempre. Quando lui uccide per rabbia,
gelosia, vendetta” edito da Mondadori, disponibile in questi giorni nelle librerie,
risulta purtroppo molto attuale. Roberta Calderazzo ha chiesto all’autrice
del libro perché questi uomini uccidono e perché non bisogna chiamare questi delitti
passionali.
R. – Perché
la passione ha sempre avuto una connotazione positiva. La passione è il sentimento,
che ci spinge a fare grandi conquiste, ai grandi amori. Non può essere confusa con
delitti che sono, purtroppo, commessi per futili motivi:molto spesso, questi delitti
avvengono durante una separazione, o subito dopo. In questi casi è il senso del possesso
dell’uomo che viene frustrato non l’amore. Quindi, non si stratta di amori veri, non
si tratta di passioni...
D. – Molto spesso le vittime di questi uomini violenti
sono professioniste, donne affermate. Perché però non riescono a ribellarsi?
R.
– Da quando la donna ha cominciato ad essere indipendente e ad avere la possibilità
di lavorare e quindi ha interrotto certi rapporti ecco che lui in molti casi reagisce.
Sono donne affermate, professioniste che potendosene andare scatenano questi sentimenti
negativi nel loro compagno. Sono donne che si ribellano e proprio per questo vengono
uccise. Sono donne che molto spesso denunciano l’uomo che le ha maltrattate e, proprio
dopo questa denuncia, lui diventa più aggressivo e le uccide. Diciamo che invece sono
le altre donne, quelle meno informate, le non-professioniste, che hanno più difficoltà
a ribellarsi perché magari non hanno un lavoro e subiscono per anni i maltrattamenti
e le umiliazioni; e non avendo il coraggio di andarsene, spesso anche per loro finisce
allo stesso modo.
D. – Nel suo libro parla comunque di una via d’uscita. Quale
potrebbe essere?
R. – Si parla continuamente negli ultimi tempi di questi omicidi,
però si parla pochissimo della prevenzione e di cosa si può fare. L’informazione nelle
scuole, con i genitori, con le famiglie, in modo tale da evitare questi soprusi sin
da piccoli, perché non dimentichiamo che il bullismo è il primo segnale e che poi
porterà purtroppo a questi casi terrificanti. E poi insegnare il rispetto dell’altro,
sempre e comunque in tutti i luoghi.