2013-03-07 07:57:44

Venezuela: a migliaia seguono il feretro del presidente Chavez. Domani i funerali


Venezuela in lutto per la morte del presidente Hugo Chavez. Il feretro ieri è stato accompagnato da centinaia di migliaia di persone nella hall dell'Accademia militare di Caracas, dove domani si celebreranno i funerali. Nel frattempo sono molti i messaggi di cordoglio del mondo mentre sono in arrivo nella capitale venezuelana tutti i Capi di Stato dell’America Latina. Da Caracas Alessandro Rampietti:RealAudioMP3

Il giorno dopo l’annuncio della morte di Hugo Chavez, Caracas è stata invasa da centinaia di migliaia di Venezuelani giunti da tutto il paese per accompagnare la bara del defunto leader bolivariano. Un tragitto durato diverse ore, con la folla accalcata dall’ospedale dov’è morto all’accademia militare dove i suoi sostenitori gli hanno reso omaggio fino a tarda notte. Una prova generale dei funerali di Stato previsti per venerdì, e una prova della forza politica del Chavismo in un paese profondamente diviso e preoccupato da un futuro incerto. Molti temono che la scomparsa del leader che per 14 anni ha guidato il Paese a sua immagine e somiglianza possa incendiare un clima già teso e polarizzato. Per ora governo e opposizione hanno scambiato messaggi concilianti ma dietro l’angolo si profilano scontri politici e istituzionali. A partire da chi guiderà il Paese durante la transizione alle elezioni che verranno annunciate nei prossimi 30 giorni. Secondo il governo Chavez avrebbe scelto il suo erede e delfino, Nicolas Maduro, come presidente ad interim prima di morire, ma secondo l’opposizione la Costituzione indica chiaramente che il presidente dell’Assemblea dovrebbe assumere l’incarico. In un annuncio senza precedenti l'esercito venezuelano si è schierato dicendo che promuoverà la candidatura di Nicolas Maduro alle elezioni generali; mentre l’opposizione proverà nuovamente ad unirsi attorno ad Enrique Capriles, il candidato sconfitto da Chavez nelle elezioni dello scorso ottobre. Nel frattempo continua il periodo di lutto con l’arrivo di tutti i Capi di Stato dell’America Latina, alleati e non, uniti nel cordoglio e nella preoccupazione per un’assenza che promette di avere importanti conseguenze politiche per tutta la regione.


Cordoglio è stata espressa dalla Chiesa locale come sottolinea al microfono di Benedetta Capelli, Luis Badilla, esperto di questioni latinoamericane:RealAudioMP3

R. - C’è stata una reazione immediata ed è stata una reazione di dolore, naturalmente. Di questo dolore e del cordoglio si sono fatti carico i vescovi, una buona parte dei vescovi, e in particolare il segretario della Conferenza episcopale, l’arcivescovo Jorge Urosa, che si trova qui a Roma, essendo un cardinale elettore. Mons. González de Zárate Salas, che è il segretario dell’Episcopato, parlando a nome di tutti i vescovi, ha detto: “In un’ora come questa occorre far parlare i sentimenti più alti”, chiedendo - al tempo stesso - ai venezuelani unità e calma. Simili concetti aveva espresso, durante la notte da Roma, anche il cardinale Jorge Urosa, che presiede oggi una Messa in suffragio di Chávez. Da sottolineare, infine, che in Venezuela molti vescovi hanno anche ricordato che la morte non è la fine della nostra vita, ma - come ha detto uno di loro - la morte lascia piuttosto il posto a una vita piena, di felicità, accanto a Dio, Padre Nostro. Con queste parole la Chiesa ha ricordato Chávez, richiamando i venezuelani all’unità e alla calma.

D. - Qual è stata l’impronta che ha lasciato Hugo Chávez nella storia del Venezuela e, soprattutto, che fase si apre adesso?

R. - Tutti sappiamo che il presidente Chávez era una figura politica e un leader molto discusso, ma - al tempo stesso - anche molto amato e rispettato. Nei suoi confronti, sia all’interno del Paese che fuori dal Paese, c’era una forte opposizione: è chiaro, però, che Chávez lascia una forte impronta sia in Venezuela che nel resto dell’America Latina. Tutto dipenderà ora da quello che potrà succedere nel futuro prossimo. Dobbiamo ricordare, infatti, che fra 30 giorni - secondo la Carta Costituzionale - si devono realizzare le elezioni presidenziali. Si dovrà vedere allora cosa succederà: se al governo del Paese rimarrà il delfino del presidente, l’attuale vicepresidente Maduro, o se il Paese preferirà un’altra strada. La domanda avrà una risposta definitiva soltanto nei prossimi mesi, forse anche fra un paio di anni.

D. - Chávez ha ottenuto quattro mandati presidenziali consecutivi, quindi un lasso di tempo molto lungo: la popolazione, in questo periodo, ha visto le proprie condizioni cambiare?

R. - Per una parte importante della popolazione venezuelana molte cose sono cambiate in positivo, ma per un’altra parte della popolazione - e non certo piccola - le cose sono cambiate in senso negativo. Di fatto il Paese, in questo momento, oltre alla crisi politica e istituzionale che si trova ad affrontare dopo la morte del presidente, dovrà affrontare una gravissima crisi sociale ed economica che vede larghi strati sociali vivere in povertà; una violenza accresciuta negli ultimi anni, in modo spaventoso e preoccupante; problemi per l’esportazione del petrolio, che è la sua risorsa fondamentale, per via della crisi internazionale; nonché problemi anche nei rapporti diplomatici e politici con i Paesi vicini.

D. - Proprio riguardo ai rapporti con i Paesi vicini, il presidente Obama ha espresso vicinanza alla popolazione venezuelana e ha detto che spera si apra una nuova fase: i rapporti con Washington sono sempre stati tesi e questa situazione è stata anche un po’ il cavallo di battaglia di Hugo Chávez. Ora potrà cambiare qualcosa?

R. - Mi sembra che nell’immediatezza non cambierà un granché, anche perché - purtroppo - in queste ore si sono addensate nuove nuvole in questi rapporti, già molto difficili, per il fatto che il governo del Venezuela, ora guidato dal vicepresidente Maduro, ha espulso due diplomatici, accusandoli di ingerenza negli affari interni del Venezuela, ma anche per l’affermazione - che non trova al momento alcun tipo di riscontro - in base alla quale il presidente Chávez sarebbe stato avvelenato, così come dicono sia successo in passato con il presidente Arafat. Io credo che questi due fatti, verificatisi nelle ultime 48 ore, non consentano nell’immediatezza di pensare a un cambiamento drastico, nel senso di un miglioramento dei rapporti tra Caracas e Washington. Dobbiamo aspettare, anche qui, il tempo e lo sviluppo degli avvenimenti più duri.

Ultimo aggiornamento: 7 marzo 2013







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