Irlanda: i vescovi preoccupati per l'evoluzione della legge sull'aborto
Vescovi irlandesi di nuovo schierati sul fronte della protezione e promozione della
vita umana nascente in seguito alla volontà del governo irlandese di legiferare per
l’aborto. Riuniti a Maynooth (Dublino) in plenaria, i vescovi tornano a ribadire nel
comunicato finale che “restano profondamente preoccupati per l’eventuale intenzione
di legiferare per l’aborto in questo Paese”. La Costituzione irlandese - riferisce
l'agenzia Sir - vieta l’interruzione volontaria della gravidanza ma, a seguito di
una decisione della Corte Suprema del 1992, essa è stata autorizzata in caso di grave
pericolo per la vita della madre. Polemiche sono tuttavia sorte in questi mesi dopo
la vicenda di Savita Halappanavar, la donna morta a ottobre in un ospedale per setticemia,
dopo che i dottori le avevano negato un’interruzione di gravidanza. Sulla vicenda
sono state avviate alcune inchieste giudiziarie e il Governo è stato sollecitato a
riaprire il dibattito per promuovere una nuova normativa. Da qui le numerose dichiarazioni
dei vescovi cattolici volte soprattutto a dimostrare come in Irlanda sul fronte della
protezione materna e del feto vengono applicate “le migliori prassi esistenti nei
nostri ospedali” e che l’Irlanda sia uno dei Paesi con il più basso tasso di mortalità
materna. Alcuni politici vorrebbero introdurre l’aborto “limitato” ai casi in cui
la madre sta minacciando il suicidio come se “l’aborto - fanno notare invece i vescovi
- possa essere una risposta alla intenzione suicidaria, mentre recenti ricerche indicano
che raramente l’intenzione suicidaria possa ricondursi ad una singola causa e che
l’aborto in se stesso può portare a pensieri suicidi e problemi di salute mentale”.
I vescovi sollevano poi anche la preoccupazione “per l’effetto potenziale” che una
legislazione sull’aborto in Irlanda può avere per “il personale medico - ostetriche,
infermieri, medici e consulenti - che vogliono opporsi per coscienza di partecipare
ad un aborto in qualsiasi circostanza”. E infine osservano: “l’esperienza internazionale
dimostra che i tentativi legislativi per limitare l’aborto non funzionano. Una volta
che l’aborto diventa ammissibile per legge in un Paese, i limiti si erodono nel tempo”.
“L’aborto è la distruzione diretta e intenzionale di un bambino non ancora nato ed
è gravemente immorale in tutte le circostanze”, scrivono i vescovi che tengono anche
a precisare quanto sia importante assicurare “il diritto uguale e inalienabile alla
vita di una madre e del suo bambino non ancora nato nelle nostre leggi e nella pratica
medica”. (R.P.)