2013-03-07 13:03:09

"Avvenire" consegna al Pakistan 31 mila firme per la liberazione di Asia Bibi


31mila sottoscrizioni per la liberazione di Asia Bibi, la mamma pakistana condannata a morte nel suo Paese per aver violato, in quanto cattolica, la legge sulla blasfemia. Le firme, raccolte dal quotidiano Avvenire, sono state consegnate a Roma all’ambasciatrice della Repubblica islamica pakistana in Italia, Tehmina Janjua. Da circa due anni e mezzo, il giornale della Cei dedica ogni giorno uno spazio alla causa di Asia Bibi, detenuta da 1358 giorni. Al microfono di Paolo Ondarza, il direttore di Avvenire Marco Tarquinio:RealAudioMP3

R. – Oramai da due anni e mezzo, diamo conto del perché Asia Bibi è condannata alla pena capitale: perché è semplicemente una cristiana. Diamo conto ogni giorno dell’inesorabile passare del tempo… Questa donna è in cella, separata dai suoi figli, dalla sua famiglia. E’ una donna che continua a trovare forza solo nella fede e nella preghiera.

D. - 31 mila firme, pervenute nella vostra redazione, sono già state consegnate alle rappresentanze diplomatiche pakistane. Qual è il vostro auspicio dopo mesi di impegno?

R. - Che ci sia un giudice e in qualunque città pakistana venga celebrato il processo di appello ad Asia Bibi, e che si rimetta in movimento il procedimento che ha portato alla condanna a morte questa giovane madre pakistana. Credo sia molto importante che il Pakistan, che è un grande Paese, dimostri che c’è un giudice, un giudice che possa evitare questa ignominia. La legge sulla blasfemia è una normativa che, così com’è, si presta a strumentalizzazioni gravissime e che ha prodotto già quattromila condanne a morte. E’ una legge che non a caso viene chiamata “legge nera”, proprio perché è un cuore ferito, sanguinante, nella realtà del Pakistan, che è un grande Paese e che dovrebbe trovare la via per dimostrare a se stesso e al mondo di voler voltare pagina.

D. - Asia Bibi è a conoscenza della vostra mobilitazione?

R. - Non ho la certezza assoluta. Sappiamo che la sua famiglia ne è a conoscenza. Mi piace ricordare come è cominciata la cosa: inizialmente, abbiamo pubblicato una lettera straordinaria di Asia Bibi dal carcere. A partire da questo, sono cominciate ad arrivare in redazione lettere appassionate, bellissime, e abbiamo deciso di accompganere questo slancio dei nostri lettori.

D. - Quindi, è una mobilitazione partita dal basso, partita dai lettori di Avvenire?

R. – A me piace dire che la consapevolezza cambia il mondo. Quando un giornale o una televisione, una radio, come la Radio Vaticana, informa con pulizia e aderenza alla verità dei fatti, lì parte la forza dell’opinione pubblica.

D. – Queste 31 mila firme raccolte danno l’idea di come Asia Bibi non sia sola, anche se, va detto, non sempre tutti gli organi di stampa, tutti i media si sono occupati del suo caso…

R. – Non c’è una capacità di tenere accesi i riflettori su un caso come questo. Mi ha colpito molto che sulla grande stampa internazionale – lo dico senza vena polemica ma con amarezza – abbia furoreggiato il caso di una donna condannata a morte per una vicenda di adulterio e non si sia riusciti a tenere accesa l’attenzione sulla vicenda di una donna che è stata condannata a morte a causa della sua fede. Forse dice qualcosa del tempo che viviamo.







All the contents on this site are copyrighted ©.