Gli affreschi della Cappella Sistina testimoni e ispiratori delle elezioni dei Papi
Sono state posizionate nella Cappella Sistina, chiusa al pubblico da martedì, le due
stufe che serviranno, una a bruciare le schede, e l'altra a segnalare, grazie ai fumogeni,
l'elezione del nuovo Papa. Nei giorni scorsi il direttore della Sala Stampa vaticana,
padre Federico Lombardi, ha richiamato l’attenzione sul "Trittico Romano", opera poetica
di Giovanni Paolo II scaturita dalla contemplazione degli affreschi michelangioleschi.
Papa Wojtyla ricorda come le pitture di Michelangelo abbiano ispirato i cardinali
nei due Conclavi a cui egli prese parte. Il servizio di Paolo Ondarza:
“Proprio qui,
ai piedi di questa stupenda policromia sistina, si riuniscono i cardinali, una comunità
responsabile per il lascito delle chiavi del Regno. Michelangelo li avvolge, tuttora,
della sua visione. Era così nell’agosto e poi nell’ottobre del memorabile anno dei
due Conclavi e così sarà ancora. Bisogna che a loro parli la visione di Michelangelo”.
Il legame tra arte e fede da sempre evidenziato da Giovanni Paolo II assume un carattere
tutto particolare nei versi poetici del "Trittico Romano", scaturiti dalla contemplazione
degli affreschi della Cappella Sistina, luogo in cui si svolge l’elezione del Sommo
Pontefice. Nell’introduzione all’opera di Papa Wojtyla, l’allora cardinale Ratzinger
ricorda quei due Conclavi e come essi siano stati ispirati dagli affreschi michelangioleschi.
Può dunque l’arte avere un ruolo nella delicata e cruciale fase del Conclave? Risponde
Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani:
R. - Gli affreschi
della Cappella Sistina sono la dottrina della Chiesa messa in figura, dal “Fiat lux”
all’Apocalisse, c’è il Nuovo Testamento e l’Antico, c’è il giudizio per tutti e per
ognuno. C’è tutto nei circa 2.500 circa metri quadrati degli affreschi sistini. Se
i cardinali elettori avranno occhi per guardare, capiranno la delicatezza del loro
ruolo e la gravità delle loro decisioni. Questo significa che la Cappella Sistina
è per questo che è stata fatta e decorata con quelle immagini: basta dire che il Papa
che l’ha commissionata – Sisto IV della Rovere – ha voluto che quella cappella “magna”,
quella cappella grande della Chiesa cattolica, avesse le stesse misure del perduto
Tempio di Gerusalemme - misure che sono registrate nella Bibbia, Libro dei Re - perché
fosse in un certo modo l’Arca della nuova e definitiva alleanza fra Dio ed il suo
popolo, sotto il segno della Chiesa di Roma.
D. – Cosa dicono nello specifico
questi affreschi, cosa possono comunicare in un momento tanto delicato e cruciale
come quello del Conclave?
R. – Quando i cardinali entreranno per il Conclave
nella Cappella Sistina, per un effetto ottico – studiato evidentemente apposta – lo
sguardo si poserà come prima immagine sulla parete di destra. In particolare sul grande
riquadro di Pietro Perugino, che rappresenta la consegna delle chiavi: si vede Pietro
inginocchiato, Cristo davanti a lui che gli consegna le chiavi; praticamente, è l’istituzione
del Papato di Roma. Questa è la prima cosa che i cardinali vedranno. Poi, quando saranno
i cardinali seduti nei loro scanni, lo sguardo andrà al Giudizio Universale, il loro
sguardo dovrebbe posarsi sulla parte alta dell’affresco, laddove c’è una scena che
stava molto a cuore a Michelangelo: si vedono degli angeli che presentano gli strumenti
della Passione di Cristo. Perché questa presentazione? Perché al tribunale dell’Altissimo
saranno quelle le prove testimoniali per ciascuno di noi, quindi naturalmente anche
per i cardinali. Noi saremo salvati o dannati in base alla nostra fedeltà a Cristo.
D.
– Questi affreschi, sia quelli di Michelangelo, che quelli di Perugino, come quelli
degli altri pittori del ‘400, nascono per decorare un ambiente deputato all’elezione
del successore di Pietro?
R. – La Cappella Sistina nasce come cappella “magna”,
come cappella grande del Papa di Roma. È il luogo delle grandi liturgie, dei grandi
eventi e quindi anche dell’elezione del nuovo Papa. È - simbolicamente parlando -
l’Arca della nuova e definitiva alleanza.
D. – Arriviamo ora ai nostri giorni:
siamo entrati nella Sede Vacante, la Sistina è chiusa al pubblico ed è già in allestimento
per il Conclave. Come vive attualmente la comunità dei Musei Vaticani queste giornate?
R.
– I Musei Vaticani intanto sentono il costo del Conclave, perché la parte più appetita,
più cercata e desiderata dei Musei Vaticani è chiusa: la Cappella Sistina. Naturalmente,
i Musei Vaticani sono attrezzati per fronteggiare nel modo migliore questa speciale
evenienza. Il Conclave capita di rado e per me è il primo Conclave a cui partecipo
da direttore dei Musei.
D. – Per lei, come direttore dei Musei Vaticani, cosa
vuol dire esser chiamato a custodire e conservare la Cappella Sistina, un luogo tanto
prezioso, da un punto di vista storico artistico, ma anche per quanto riguarda la
religione e la fede...
R. – Nella mia lunga carriera, arrivato a questo punto
– dopo che Benedetto XVI mi ha affidato, nel 2007, la direzione dei Musei Vaticani
– ho capito quello che sapevo già prima, ma qui l’ho potuto sperimentare: che i Musei
Vaticani sono in un certo senso i musei di tutti gli altri musei. In Italia e nel
mondo ci sono cloni, imitazioni, del Museo che i Papi di Roma hanno inventato. Ho
capito anche qual è la specificità dei Musei Vaticani: la dimostrazione dell’universalità
e insieme della pluralità della Chiesa di Roma; sono universali in quanto le opere
d’arte che custodiscono sono fatte per tutti, destinate agli uomini e alle donne di
tutto il mondo. Sono anche plurali, perché i Musei Vaticani raccolgono le testimonianze
del fare artistico umano in tutte le sue varianti ed il fare artistico umano ha sempre
interessato la Chiesa. Questo credo sia il vero carattere distintivo, la specificità
dei Musei del Papa.