2013-03-06 20:23:34

Gli affreschi della Cappella Sistina testimoni e ispiratori delle elezioni dei Papi


Sono state posizionate nella Cappella Sistina, chiusa al pubblico da martedì, le due stufe che serviranno, una a bruciare le schede, e l'altra a segnalare, grazie ai fumogeni, l'elezione del nuovo Papa. Nei giorni scorsi il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha richiamato l’attenzione sul "Trittico Romano", opera poetica di Giovanni Paolo II scaturita dalla contemplazione degli affreschi michelangioleschi. Papa Wojtyla ricorda come le pitture di Michelangelo abbiano ispirato i cardinali nei due Conclavi a cui egli prese parte. Il servizio di Paolo Ondarza:RealAudioMP3

“Proprio qui, ai piedi di questa stupenda policromia sistina, si riuniscono i cardinali, una comunità responsabile per il lascito delle chiavi del Regno. Michelangelo li avvolge, tuttora, della sua visione. Era così nell’agosto e poi nell’ottobre del memorabile anno dei due Conclavi e così sarà ancora. Bisogna che a loro parli la visione di Michelangelo”. Il legame tra arte e fede da sempre evidenziato da Giovanni Paolo II assume un carattere tutto particolare nei versi poetici del "Trittico Romano", scaturiti dalla contemplazione degli affreschi della Cappella Sistina, luogo in cui si svolge l’elezione del Sommo Pontefice. Nell’introduzione all’opera di Papa Wojtyla, l’allora cardinale Ratzinger ricorda quei due Conclavi e come essi siano stati ispirati dagli affreschi michelangioleschi. Può dunque l’arte avere un ruolo nella delicata e cruciale fase del Conclave? Risponde Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani:

R. - Gli affreschi della Cappella Sistina sono la dottrina della Chiesa messa in figura, dal “Fiat lux” all’Apocalisse, c’è il Nuovo Testamento e l’Antico, c’è il giudizio per tutti e per ognuno. C’è tutto nei circa 2.500 circa metri quadrati degli affreschi sistini. Se i cardinali elettori avranno occhi per guardare, capiranno la delicatezza del loro ruolo e la gravità delle loro decisioni. Questo significa che la Cappella Sistina è per questo che è stata fatta e decorata con quelle immagini: basta dire che il Papa che l’ha commissionata – Sisto IV della Rovere – ha voluto che quella cappella “magna”, quella cappella grande della Chiesa cattolica, avesse le stesse misure del perduto Tempio di Gerusalemme - misure che sono registrate nella Bibbia, Libro dei Re - perché fosse in un certo modo l’Arca della nuova e definitiva alleanza fra Dio ed il suo popolo, sotto il segno della Chiesa di Roma.

D. – Cosa dicono nello specifico questi affreschi, cosa possono comunicare in un momento tanto delicato e cruciale come quello del Conclave?

R. – Quando i cardinali entreranno per il Conclave nella Cappella Sistina, per un effetto ottico – studiato evidentemente apposta – lo sguardo si poserà come prima immagine sulla parete di destra. In particolare sul grande riquadro di Pietro Perugino, che rappresenta la consegna delle chiavi: si vede Pietro inginocchiato, Cristo davanti a lui che gli consegna le chiavi; praticamente, è l’istituzione del Papato di Roma. Questa è la prima cosa che i cardinali vedranno. Poi, quando saranno i cardinali seduti nei loro scanni, lo sguardo andrà al Giudizio Universale, il loro sguardo dovrebbe posarsi sulla parte alta dell’affresco, laddove c’è una scena che stava molto a cuore a Michelangelo: si vedono degli angeli che presentano gli strumenti della Passione di Cristo. Perché questa presentazione? Perché al tribunale dell’Altissimo saranno quelle le prove testimoniali per ciascuno di noi, quindi naturalmente anche per i cardinali. Noi saremo salvati o dannati in base alla nostra fedeltà a Cristo.

D. – Questi affreschi, sia quelli di Michelangelo, che quelli di Perugino, come quelli degli altri pittori del ‘400, nascono per decorare un ambiente deputato all’elezione del successore di Pietro?

R. – La Cappella Sistina nasce come cappella “magna”, come cappella grande del Papa di Roma. È il luogo delle grandi liturgie, dei grandi eventi e quindi anche dell’elezione del nuovo Papa. È - simbolicamente parlando - l’Arca della nuova e definitiva alleanza.

D. – Arriviamo ora ai nostri giorni: siamo entrati nella Sede Vacante, la Sistina è chiusa al pubblico ed è già in allestimento per il Conclave. Come vive attualmente la comunità dei Musei Vaticani queste giornate?

R. – I Musei Vaticani intanto sentono il costo del Conclave, perché la parte più appetita, più cercata e desiderata dei Musei Vaticani è chiusa: la Cappella Sistina. Naturalmente, i Musei Vaticani sono attrezzati per fronteggiare nel modo migliore questa speciale evenienza. Il Conclave capita di rado e per me è il primo Conclave a cui partecipo da direttore dei Musei.

D. – Per lei, come direttore dei Musei Vaticani, cosa vuol dire esser chiamato a custodire e conservare la Cappella Sistina, un luogo tanto prezioso, da un punto di vista storico artistico, ma anche per quanto riguarda la religione e la fede...

R. – Nella mia lunga carriera, arrivato a questo punto – dopo che Benedetto XVI mi ha affidato, nel 2007, la direzione dei Musei Vaticani – ho capito quello che sapevo già prima, ma qui l’ho potuto sperimentare: che i Musei Vaticani sono in un certo senso i musei di tutti gli altri musei. In Italia e nel mondo ci sono cloni, imitazioni, del Museo che i Papi di Roma hanno inventato. Ho capito anche qual è la specificità dei Musei Vaticani: la dimostrazione dell’universalità e insieme della pluralità della Chiesa di Roma; sono universali in quanto le opere d’arte che custodiscono sono fatte per tutti, destinate agli uomini e alle donne di tutto il mondo. Sono anche plurali, perché i Musei Vaticani raccolgono le testimonianze del fare artistico umano in tutte le sue varianti ed il fare artistico umano ha sempre interessato la Chiesa. Questo credo sia il vero carattere distintivo, la specificità dei Musei del Papa.







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