Vescovi vietnamiti: la sovranità appartiene al popolo e non al Partito
La sovranità appartiene al popolo e non al Partito unico (comunista), che esercita
il potere senza vincoli e il cui segretario ha "più poteri" dello stesso presidente
o premier del Paese. È quanto afferma il Comitato permanente della Conferenza episcopale
del Vietnam, in una riflessione pubblicata dal sito VietCatholic News che ne ha curato
la traduzione in inglese. Con coraggio e determinazione - riporta l'agenzia AsiaNews
- i prelati puntano il dito contro l'articolo 4 dell'attuale Costituzione, che affida
"senza condizioni" la leadership al Partito comunista; la norma è considerata "tabù"
nel Paese e ogni tentativo di emendamento o modifica è costata decenni di prigione
al promotore. In queste settimane in Vietnam è circolata una petizione on-line per
la fine del Partito unico e innovazioni sostanziali, che prevedono anche diritti personali
quali la proprietà privata, oltre che il riconoscimento effettivo dei diritti umani.
Per i critici si sarebbe trattato di uno "show democratico", sfruttato prima di tutto
dai vertici comunisti per incanalare l'insoddisfazione dei cittadini e per contenere
il malcontento sociale. E una sorta di "purificazione interna", per risolvere le battaglie
intestine al partito e i vari conflitti di interesse. I prelati mostrano di affrontare
con estrema serietà il capitolo riguardante possibili modifiche alla Costituzione,
all'interno della quale affondano e proliferano i mali endemici della società vietnamita.
Il primo punto riguarda l'articolo 4, del quale ne chiedono la cancellazione immediata
perché fonte di abusi, vessazioni e carcerazioni arbitrarie. "Per rispettare la sovranità
del popolo - afferma il Comitato permanente dei vescovi vietnamiti - la Costituzione
non può e non deve prevedere in modo categorico la leadership di alcun partito politico,
perché il soggetto dell'autorità politica è il popolo stesso". E gli eletti all'Assemblea,
aggiungono i prelati, devono assumersi "la responsabilità di quanto fanno davanti
al popolo". L'articolo 4 è il primo punto dal quale partire per introdurre un vero
cambiamento, altrimenti anche l'eventuale introduzione della libertà di parola (articolo
26 nella bozza di revisione), di creatività artistica (articolo 43) e di religione
(25) vengono a decadere o sono, di fatto, inapplicabili. Infine, va rivisto il rapporto
fra le alte cariche dello Stato - su tutti il presidente e il premier - e il segretario
generale del Partito comunista che, in realtà, è il vero centro del potere. La riflessione
dei prelati viene apprezzata anche all'estero, fra i vietamiti della diaspora. Padre
Paul Van Chi, sacerdote dell'arcidiocesi di Sydney, in Australia, ringrazia "i vescovi
vietnamiti per la loro autentica e credibile testimonianza di fede e di coraggio,
volta a difendere i diritti del popolo del Vietnam. (R.P.)