Usura: sempre più famiglie nella trappola di slot machine, videopoker e scommesse
Il 50% dell’usura è riconducibile al "mondo delle scommesse". E’ la denuncia del cartello
“Insieme contro l’azzardo” realtà nata in seno alla Consulta nazionale antiusura.
Per l’associazione, slot machine, poker on-line, scommesse legali e clandestine stanno
impoverendo le famiglie italiane, provate duramente dalla crisi economica. Il cartello
punta il dito contro le pubblicità ingannevoli che mostrano vincite facili e diffuse,
parla di immoralità costituzionale del gioco d’azzardo e chiede leggi che tutelino
le famiglie. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento dell’avvocato
Attilio Simeone, coordinatore nazionale del cartello “Insieme contro l’azzardo”:
R. – Secondo
i nostri dati, su 10 casi di usura accertata 4,6 sono da ricondurre al gioco d’azzardo.
Quando parlo di usura accertata, mi riferisco a procedimenti penali che sono in corso
nei confronti degli usurai. Per cui, il fenomeno non può che preoccuparci tantissimo.
D.
– Paradossalmente, in un momento di crisi economica si ricorre di più a queste strategie
per tentare di far fronte a difficoltà…
R. – Certamente. Accade anche che gli
utenti siano continuamente tartassati dalla pubblicità, che noi definiamo ingannevole,
che induce alle scommesse, a tentare la "dea bendata", che 99,9 volte su 100 però
non bussa all’uscio della propria porta. Questo fenomeno è diventato una malattia
collettiva, una malattia sociale. Basti pensare che oggi in Italia ci sono un milione
e mezzo di giocatori d’azzardo patologici e, per ogni giocatore d’azzardo, ci sono
altri 6 soggetti tra familiari, amici, colleghi di lavoro, che soffrono i riflessi
negativi del gioco d’azzardo. Quindi ci sono 9 milioni di italiani che sono seriamente
coinvolti in questa realtà. Italiani che vivono di un’economia domestica - l’unica
che oggi ha la capacità di reggere la crisi economica - seriamente compromessa.
D.
– Un altro aspetto che voi ribadite è quello dell’immoralità, un criterio che è desunto
dalla stessa Costituzione?
R. - La Costituzione quando parla di impresa sottolinea
che essa deve avere una sua utilità sociale. Con queste parole, “utilità sociale”,
di matrice prettamente cattolica, cristiana, lo Stato italiano, in maniera però del
tutto laica, riconosce dignità a quel di tipo di attività. Questo elemento costitutivo
invece con il gioco d’azzardo viene seriamente compromesso. La Corte costituzionale,
in usa sentenza del 1975, affermò che l’impresa del gioco d’azzardo è priva di utilità
sociale, per cui non può essere presa in considerazione dalla nostra Carta costituzionale.
Ora, sembra che tutto questo si sia sovvertito.
D. – Il decreto Balduzzi, nel
2012, per la prima volta, ha avuto il coraggio di scrivere in una legge sul “gioco
d’azzardo patologico”. Ma la strada è ancora lunga…
R. – E’ altrettanto vero
che non ha avuto il coraggio fino in fondo di affrontare tutti i temi che sono connessi
al gioco d’azzardo. Mi riferisco alla pubblicità, parlo del collegamento con una legge
efficace per risolvere il sovraindebitamento delle famiglie… In pratica, secondo la
legislazione attuale le famiglie che cadono nell’usura oggi non possono godere di
aiuti, perché la norma prevede che i proventi previsti dallo Stato sono a disposizione
solo delle imprese vittime del fenomeno. Questa è naturalmente un’aberrazione giuridica,
nonché presenta un forte profilo di illegittimità costituzionale dell’articolo 14
della legge 108 del ’96, la legge antiusura, che necessariamente oggi deve essere
rivista.