Salvatore Martinez: Benedetto XVI ha ridato il gusto della fede
Benedetto XVI ha sottolineato costantemente l’importanza dei carismi nella Chiesa
e la bellezza in essa delle mille manifestazioni dello Spirito. In lui e nel suo magistero
il laicato, tutti i Movimenti e le nuove realtà ecclesiali si sono sentiti apprezzati
e sostenuti. Ne dà testimonianza Salvatore Martinez, presidente nazionale di
Rinnovamento nello Spirito e neopresidente della Fondazione “Centro internazionale
Famiglia di Nazareth”, voluta da Benedetto XVI e insediata appena lo scorso gennaio.
A Salvatore Martinez, Adriana Masotti ha chiesto che cosa in particolare desidera
mettere in luce del Pontificato del Papa emerito:
R. – Benedetto
XVI si congeda dalla scena del mondo, ma non dai cuori dei credenti. Se volessi riassumere
in una espressione il suo Pontificato: ha ridato il gusto della fede. Una fede credibile,
una fede che ci fa guardare al terzo millennio con speranza, perché la fede ancora
umanizza e la fede in Gesù Cristo divinizza l’uomo, cioè lo rende capace di una speranza
che non delude.
D. – Che cosa ha rappresentato Benedetto XVI in particolare
per il Rinnovamento nello Spirito?
R. – Io direi, il compimento di ciò che
il Concilio Vaticano II aveva illustrato, e cioè a dire che c’è un laicato che vive
il Vangelo senza sconti, c’è un laicato che abbrevia il divario tra fede e vita, c’è
un laicato che si apre all’irruzione dello Spirito: tutte cose che sono state definite
provvidenziali nel tempo della crisi. Già nel libro-intervista con Vittorio Messori,
nel 1985, Benedetto XVI – allora cardinale Ratzinger – diceva che bisogna lasciarsi
stupire dallo Spirito, e trovava questo meraviglioso. Abbiamo trovato in lui un padre
che ci ha accompagnato nella capacità di vedere in quanti modi questo nostro tempo,
la Chiesa e il mondo abbiano bisogno di rinnovamento. Ci ha incoraggiati in questo
senso e non posso non ricordare l’udienza speciale concessaci alla vigilia dell’ultima
Pentecoste celebrata da Benedetto XVI, dove ha voluto segnalare il dono, la grazia,
l’attualità del Rinnovamento nello Spirito.
D. – Lei è stato nominato da Benedetto
XVI presidente del “Centro internazionale Famiglia di Nazareth”: una fondazione voluta
dal Papa e che si è insediata a metà gennaio…
R. – Sì: una fondazione vaticana,
l’ultima nata e creata proprio nei giorni del Sinodo dedicato alla nuova evangelizzazione.
Il Papa pone questo Centro come un segno della nuova evangelizzazione, quindi come
un aiuto non soltanto alle famiglie in difficoltà – pensiamo soprattutto al Medio
Oriente – ma un aiuto anche ai sistemi economici, ai sistemi legislativi, ai sistemi
culturali, perché comprendano il valore della soggettività sociale ed ecclesiale della
famiglia.
D. – Tra alcuni giorni, la Chiesa avrà un nuovo Pontefice. Le comunità
del Rinnovamento, come vivono questo momento di attesa?
R. – Il 28 febbraio,
alle ore 20, quando di fatto si è determinata la Sede Vacante, noi abbiamo voluto
da subito riempire questo vuoto con preghiere, con intercessioni e con lodi. E così,
da quel momento e per quattro settimane ininterrotte fino a Giovedì Santo, abbiamo
coinvolto tutte le comunità d’Italia, precisamente 52 diocesi per settimana e 50 differenti
comunità al giorno, che ininterrottamente, giorno e notte, adoreranno il Signore,
offriranno momenti di preghiera - ma anche momenti di digiuno, di penitenza - per
vivere questo tempo di attesa anche noi, in ascolto dello Spirito, e per chiedere
che questa effusione dello Spirito riguardi intanto i cardinali riuniti in Conclave,
anche in questa fase di preparazione, e speriamo di accompagnare con questo moto di
preghiera anche il nuovo Pontefice. Il progetto si denomina “Un muro di fuoco a sostegno
della Chiesa”: l’espressione è di Santa Caterina da Siena, e riteniamo che in questo
momento davvero la preghiera debba avere tutto il valore che merita e che, più che
le nostre parole, debba essere proprio Dio a parlare.
D. – Non le chiedo di
fare previsioni o esprimere simpatie per l’uno o l’altro dei cardinali, le chiedo
un auspicio: come si augura sia il nuovo Papa, di che tipo di Papa, secondo lei, ha
bisogno oggi la Chiesa?
R. – Certamente, la mondializzazione e la globalizzazione
che gli ultimi Pontefici hanno rappresentato, è un elemento imprescindibile per comprendere
il profilo del nuovo Pontefice. Non si può poi certo trascurare la difficoltà che
vivono molte Chiese e sono certamente le Chiese che crescono numericamente, le Chiese
più povere, si direbbe il Sud del mondo ma anche l’Est del mondo … E a queste realtà,
a questi nostri fratelli non si potrà non guardare. E poi, si parla tanto di riforme
strutturali nella Chiesa: ma anche qui, Benedetto XVI ci ha detto che la prima riforma
strutturale dev’essere quella interiore. Pertanto, un Pontefice che sotto il profilo
spirituale sappia davvero interpretare i grandi combattimenti di questo nostro tempo:
serve sicuramente un Pastore. Questo riteniamo sia il Pontificato che darà ai cristiani,
così come Benedetto XVI ha cercato di fare, la consapevolezza, la coscienza che siamo
la prima generazione di cristiani del primo secolo del terzo millennio. Quindi, una
responsabilità straordinaria. Ma credo che Benedetto XVI abbia preparato il terreno
adeguatamente e abbia indicato quali siano le prerogative e le prospettive primarie
del nuovo pontificato.