2013-03-05 15:16:12

Israele: stallo nella formazione del nuovo governo, attesa per la visita di Obama


Mentre in Israele il premier Netanyahu ha chiesto al presidente Peres altre due settimane di tempo per formare il nuovo governo, dagli Stati Uniti arrivano le prime dichiarazioni in vista della visita del presidente Obama nella regione a marzo. Secondo indiscrezioni pubblicate dal giornale americano on line The World Tribune e riprese dai media israeliani, Obama ha pronto un piano dettagliato per il ritiro di Israele dalla Cisgiordania. Netanyahu intanto si dice disposto a “compromessi”, ma “mai su temi che riguardino la sicurezza nazionale”. Dello stallo politico in vista del nuovo governo, Fausta Speranza ha parlato con Marcella Emiliani, esperta di questioni mediorientali:RealAudioMP3

R. – La coalizione vincente, rappresentata dal Likud e da Yisrael Beiteinu, ha ottenuto solo 31 seggi e per avere una maggioranza ne servono 60, quindi ne ha appena la metà. Però, direi che il problema più pressante è un altro: è che nella politica israeliana si è verificata una spaccatura netta tra partiti che potremmo chiamare, un po’ superficialmente, “moderni”, e partiti invece che sono più legati a pratiche tradizionali, ma soprattutto legati all’ambiente dell’ortodossia e dell’ultraortodossia ebraica. Come partiti “moderni” sulla scena, quello che chiaramente ha avuto un successo strepitoso è “C’è un futuro”, Yesh Atid, di Yair Lapid, un conduttore televisivo che ha avuto 19 seggi. Ma anche, con 11 seggi, c’è “La Casa degli ebrei” di Naftali Bennett, che è un personaggio dell’high tech. Quindi, abbiamo problemi che sono generazionali, problemi di approccio alla politica slegata da temi che ormai la gioventù sente sempre meno. E poi, c’è anche un problema di crisi economica, ma non come nel caso dell’Europa: infatti, noi abbiamo un problema di pil e di tenuta dell’euro. In Israele, invece, c’è un problema di grossi balzi in avanti dal punto di vista del prodotto interno lordo, ma di una sperequazione pazzesca tra chi ha e chi non ha, e chi viene maggiormente penalizzato sono i giovani!

D. – Che dire delle attese per la prossima visita di Obama in Israele e nella regione?

R. – Per quello che riguarda Israele, devo dire che sarebbe estremamente imbarazzante per il presidente degli Stati Uniti andare in un Paese che non ha un governo. Quindi, penso che, se per quella data non ci sarà un governo, Obama posporrà questa sua visita. Però, Obama è uno dei motivi per cui Benjamin Netanyahu e il suo Likud, insieme a Yisrael Beiteinu, non hanno stravinto alle elezioni: lo scontro che si è avuto tra Netanyahu e Obama sul problema della ripresa dei colloqui di pace con i palestinesi - con Netanyahu nettamente contrario e Obama invece chiaramente su una linea di ripresa del dialogo - ha provocato un grave isolamento internazionale di Israele che si è poi riflesso anche sul risultato elettorale.

D. – Netanyahu, in tutto questo, dichiara che sì, può essere disponibile a compromessi ma non se riguardano la sicurezza nazionale: che cosa può significare?

R. – La parola “sicurezza” in Israele è un totem: qualsiasi cosa è sicurezza. Se per Netanyahu non si può arrivare al tavolo dei negoziati con i palestinesi per questioni di sicurezza, ecco che si blocca qualsiasi processo di pace. Chiaramente, la "linea rossa" di Netanyahu è di non restituire neanche un metro di terra ai palestinesi. Va da sé che non può esserci alcun processo di pace che non contempli anche un minimo di restituzione della terra, perché ricordiamolo – e ricordiamolo sempre – ormai le colonie ebraiche si sono talmente estese in Cisgiordania che la parte virtualmente restituibile ai palestinesi è diventata un piccolo fazzoletto di terra.

D. – Dunque, che cosa aspettarsi dalla visita di Obama?

R. – Se Obama si sposta per andare direttamente in Israele, è evidente che gli Stati Uniti intendono far pressione sullo stesso Israele perché in qualche maniera torni al tavolo dei negoziati. Non dimentichiamo che gli Stati Uniti hanno ancora una voce importante nel capitolo nel budget israeliano: quindi, hanno strumenti per poter premere sul governo. Finché Obama non è stato rieletto, doveva tener conto della constituency ebraica negli Stati Uniti. Ma adesso che è alla sua seconda elezione, può osare quello che finora non ha osato.







All the contents on this site are copyrighted ©.