Ancora scontri in Egitto: tensione alta a Port Said e a Il Cairo
Sono continuati anche domenica a Port Said, località situata all'estremità settentrionale
del Canale di Suez, gli scontri tra la polizia e la popolazione scesa in piazza contro
il presidente Morsi. Sei le vittime della notte scorsa (tre poliziotti e tre civili),
mentre domenica pomeriggio è stato dato alle fiamme un edificio dei servizi di sicurezza.
Ma incidenti si sono registrati anche al Cairo. Il servizio di Fausta Speranza:
Le occasioni
che alimentano manifestazioni più o meno violente sono diverse ma da Port Said a piazza
Tahrir nella capitale tornano gli stessi slogan contro le autorità e contro il presidente
Morsi, islamico del partito fondamentalista dei Fratelli Musulmani. Morsi, eletto
presidente in giugno, è accusato da vari gruppi e partiti d'opposizione di “aver tradito
la rivoluzione”. Centrale la questione della Costituzione, come ricorda la Francesca
Maria Corrao, docente di lingua e cultura araba all’Università Luiss:
Bisogna
ricordare che la Costituente era stata messa in discussione in quanto composta soprattutto
da islamisti e non rappresentativa delle diverse forze politiche presenti nel Paese,
della pluralità intellettuale presente nel Paese, che aveva lottato per avere una
democrazia e non una nuova dittatura. Il problema è stato che il ricorso presentato,
non contro la Costituzione ma contro l’Assemblea Costituente, è stato vagliato dai
giudici quando in realtà i lavori dell’Assemblea erano già stati terminati, perché
gli islamisti hanno fatto delle manifestazioni che hanno impedito ai giudici l’accesso
ai palazzi per poter svolgere il loro lavoro.
Su tutto si fa sentire
la grave crisi economica in cui il Paese è precipitato: dopo il comprensibile calo
del turismo allo scoppio della rivoluzione, c’è stato il crollo dovuto al terrorismo:
obiettivo dei gruppi integralisti che tentano di annientare l’anelito alla democrazia
di un popolo sono proprio i luoghi turistici, prima risorsa del Paese.