Pakistan. A Karachi sciiti nel mirino degli estremisti: oltre 50 morti e 150 feriti
Resta alta la tensione a Karachi, provincia del Sindh, nel sud del Pakistan, teatro
domenica di una devastante esplosione in un'area a maggioranza sciita della città
che ha provocato oltre 50 morti e almeno 150 feriti. Hashim Raza Zaidi, alto funzionario
governativo locale, sottolinea che "il bilancio delle vittime potrebbe aumentare,
perché le condizioni di almeno la metà dei feriti è altamente critica". Nelle ultime
settimane la nazione asiatica - che nelle prossime settimane è chiamata al voto per
le elezioni generali, anche se non vi è al momento una data precisa - ha registrato
un'escalation di violenze settarie, etniche e confessionali. L'ultimo episodio grave
risale a metà febbraio, quando a Quetta gli estremisti hanno colpito la minoranza
hazara provocando quasi duecento morti. L'esplosione - secondo le prime ricostruzioni
causata da un'autobomba - ha investito due edifici di cinque piani situati nel quartiere
di Abbas, in una zona a maggioranza sciita della metropoli di Karachi. In seguito
allo scoppio è divampato un enorme incendio, che ha intrappolato molti dei residenti
all'interno degli appartamenti. La deflagrazione - riporta l'agenzia AsiaNews - ha
mandato in frantumi vetri degli edifici e causato il crollo di balconi e terrazze,
provocando diversi danni a centinaia fra negozi e case della zona. Lo scoppio è avvenuto
all'uscita dei fedeli da una locale moschea, situata nei pressi del luogo dell'esplosione.
Non è escluso che fossero proprio i fedeli sciiti l'obiettivo dell'attacco, nel quale
sono però morti anche diversi musulmani sunniti, la grande maggioranza nel Paese.
Il Primo Ministro Raja Pervez Ashraf si trovava già a Karachi al momento dell'attentato;
egli ha annullato tutti gli impegni previsti in agenda, per coordinare gli interventi
e presiedere alle operazioni di soccorso. Al momento non vi sono ancora state rivendicazioni
ufficiali del gesto, anche se i sospetti degli inquirenti si concentrano attorno ai
gruppi estremisti sunniti. Karachi è una metropoli di oltre 13 milioni di abitanti
- la più popolosa del Pakistan - ed è una miscela esplosiva di bande criminali, signori
delle terre, trafficanti di droga, violenza comune, rivalità politiche e fondamentalismo
di matrice islamica. Tuttavia, per le forze dell'ordine gli omicidi di natura confessionale
sono solo il 20% del totale; resta però la denuncia di associazioni e attivisti per
i diritti umani, secondo cui il governo centrale e le autorità locali poco o nulla
hanno fatto per arginare divisioni e violenze. Il 2012 è stato fra i più terribili
per gli sciiti, con un bilancio di sangue che parla di oltre 400 morti in diversi
attentati, di cui 125 nella sola provincia del Baluchistan dove vi è una forte presenza
hazara. Con più di 180 milioni di abitanti (di cui il 97% professa l'islam), il Pakistan
è la sesta nazione più popolosa al mondo ed è il secondo fra i Paesi musulmani dopo
l'Indonesia. Circa l'80% è musulmano sunnita, mentre gli sciiti sono il 20% del totale.
Vi sono inoltre presenze di indù (1,85%), cristiani (1,6%) e sikh (0,04%). Le violenze
contro le minoranze etniche o religiose si verificano in tutto il territorio nazionale,
dalla provincia del Punjab fino a Karachi, nella provincia meridionale del Sindh,
dove nei primi otto mesi del 2012 sono state uccise più di 2.200 persone. (R.P.)