2013-03-04 08:54:42

Elezioni generali in Kenya: uccisi due poliziotti a Mombasa


Iniziano nel segno della violenza le elezioni generali in Kenya. Uccisi due poliziotti a Mombasa. I sondaggi prevedono un testa a testa per la presidenza tra Raila Odinga, premier uscente, e Uhuru Kenyatta. Sullo sfondo le violenze delle ultime consultazioni, tra il 2007 e il 2008, con scontri tra le diverse fazioni che provocarono almeno mille morti. Il servizio è di Giulio Albanese:RealAudioMP3

Otto i candidati ma solo due i favoriti, l’attuale primo ministro Raila Odinga e il suo vice Uhuru Kenyatta. Un braccio di ferro che sta acuendo a dismisura la tensione tra i sostenitori di questi due principali contendenti. Sta di fatto che la tensione è alle stelle: poco fa è stata diramata la notizia che due poliziotti sono stati uccisi nei pressi di Mombasa. Sulla competizione odierna pesa il ricordo delle violenze esplose dopo il voto del 2007. Il presidente uscente Mwai Kibaki ha lanciato un appello agli elettori perché esercitino il diritto di voto pacificamente e tutti i candidati hanno promesso di rispettare il risultato delle urne. Sono comunque le prime elezioni che si tengono con la nuova costituzione, che prevede la posizione di primo ministro. I registrati al voto sono 14 milioni e il ministro degli interni ha fatto sapere che 99 mila agenti saranno dislocati ai seggi. Per vincere al primo turno occorre superare il 25 per cento dei voti più il 25 per cento nella metà delle 47 circoscrizioni. Previsto, se necessario, un secondo turno elettorale che si dovrebbe tenere l’11 aprile. Anche in questo caso si temono violenze.

All’indomani delle ultime elezioni, tra il 2007 e il 2008, scontri tra le diverse fazioni avevano provocato almeno 1000 morti. Davide Maggiore ha chiesto a padre Paulino Mondo, missionario comboniano e parroco a Nairobi nella baraccopoli di Kariobangi, come il Paese stia vivendo questa vigilia elettorale:RealAudioMP3

R. – Tanta gente non è registrata in città. Durante le elezioni, infatti, la città sembra il paese di nessuno. Quelli che hanno le famiglie, soprattutto bambini e mogli, hanno deciso di registrarsi a casa, nei villaggi. Altri sono impauriti, perché vivono lontani dalle loro terre da cinque anni e adesso si trovano lungo la strada. La maggioranza però è calma.

D. – Le elezioni sono le prime dopo quelle del 2007-2008, che avevano visto grandi disordini tra la popolazione e anche numerosi morti...

R. – E’ vero quello che è successo, ma adesso - mi sembra - abbiamo risolto metà di quei problemi. Non è solo il Kenya a guardare, ma anche tutto il mondo, se qualcuno si comporta male. Adesso siamo preparati alla pace e abbiamo coinvolto maggiormente la Chiesa cattolica in questo processo. Pensiamo quindi che, se anche ci saranno dei problemi, non sarà mai come cinque anni fa.

D. – In particolare, qual è la situazione dei ragazzi, che spesso non hanno un lavoro e si trovano sulla strada. Nelle scorse elezioni erano stati anche tra i protagonisti delle violenze. Cosa si può fare per evitare che tornino ad esserlo?

R. – Abbiamo fatto tanti progetti di microcredito, non solo in parrocchia, ma in tutta la diocesi di Nairobi. I missionari di don Bosco, che hanno tante scuole tecniche, sono stati coinvolti per risolvere questo problema. Tanti di questi giovani hanno il lavoro. Il problema dei ragazzi disoccupati, non è solo un problema del governo, ma è anche un problema della Chiesa. Speriamo che i giovani adesso resteranno calmi.

D. – Quali sono i bisogni più grandi adesso della popolazione?

R. – Eleggere qualcuno è una buona cosa, ma bisogna continuare a controllare che facciano quello che hanno promesso alla gente. Tante gente promette il lavoro, una buona vita, la sicurezza e dopo dimenticano. Quindi toccherà a noi dire che è un obbligo cambiare la vita della gente, come è stato promesso.







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