Benedetto XVI: il vero rinnovamento della Chiesa parte dall'incontro con Cristo risorto
La speranza di un vero rinnovamento della Chiesa, che a partire dall’incontro con
Cristo risorto, possa portare il Vangelo dell’amore all’umanità di tutti i tempi:
l’ha espressa Benedetto XVI nel suo incontro con i sacerdoti di Roma il 14 febbraio
scorso, parlando del Concilio Vaticano II. E’ un pensiero che ha attraversato tutto
questo pontificato e che è stato espresso in modo particolarmente forte durante il
viaggio apostolico in Germania nel settembre 2011. Una speranza che è tornata a farsi
sentire in maniera viva negli ultimi giorni del ministero petrino di Benedetto XVI.
Ce ne parla Sergio Centofanti.
“La vera crisi
della Chiesa nel mondo occidentale è una crisi di fede”: è la convinzione di Benedetto
XVI che, in Germania, sottolinea con forza: è “l’ora di trovare il vero distacco del
mondo, di togliere coraggiosamente ciò che vi è di mondano nella Chiesa. Questo, naturalmente,
non vuol dire ritirarsi dal mondo, anzi, il contrario. Una Chiesa alleggerita degli
elementi mondani è capace di comunicare agli uomini – ai sofferenti come a coloro
che li aiutano – proprio anche nell’ambito sociale-caritativo, la particolare forza
vitale della fede cristiana”. Ma occorre superare le tentazioni subite da Gesù nel
deserto, ha ribadito nel suo penultimo Angelus il 17 febbraio scorso:
“Il
loro nucleo centrale consiste sempre nello strumentalizzare Dio per i propri interessi,
dando più importanza al successo o ai beni materiali. Il tentatore è subdolo: non
spinge direttamente verso il male, ma verso un falso bene, facendo credere che le
vere realtà sono il potere e ciò che soddisfa i bisogni primari. In questo modo, Dio
diventa secondario, si riduce a un mezzo, in definitiva diventa irreale, non conta
più, svanisce. In ultima analisi, nelle tentazioni è in gioco la fede, perché è in
gioco Dio”.
Benedetto XVI parla di “eccedenza delle strutture rispetto
allo Spirito”. Sottolinea che “gli esempi storici mostrano che la testimonianza missionaria
di una Chiesa distaccata dal mondo emerge in modo più chiaro. Liberata dai fardelli
e dai privilegi materiali e politici, la Chiesa può dedicarsi meglio e in modo veramente
cristiano al mondo intero, può essere veramente aperta al mondo. Può nuovamente vivere
con più scioltezza la sua chiamata al ministero dell’adorazione di Dio e al servizio
del prossimo”. Invita a cercare nuove vie di evangelizzazione: “una di queste vie
– dice – potrebbe essere costituita dalle piccole comunità, dove si vivono amicizie,
che sono approfondite, nella frequente adorazione comunitaria di Dio”. Pensiero ripreso
nell’ultimo incontro con i cardinali il 28 febbraio:
“La Chiesa vive, cresce
e si risveglia nelle anime, che - come la Vergine Maria - accolgono la Parola di Dio
e la concepiscono per opera dello Spirito Santo; offrono a Dio la propria carne e,
proprio nella loro povertà e umiltà, diventano capaci di generare Cristo oggi nel
mondo”.
In Benedetto XVI è la fiducia a prevalere: è la stessa storia –
afferma - che “viene in aiuto alla Chiesa attraverso le diverse epoche di secolarizzazione,
che hanno contribuito in modo essenziale alla sua purificazione e riforma interiore.
Le secolarizzazioni infatti – fossero esse l’espropriazione di beni della Chiesa o
la cancellazione di privilegi o cose simili – significarono ogni volta una profonda
liberazione della Chiesa da forme di mondanità: essa si spoglia, per così dire, della
sua ricchezza terrena e torna ad abbracciare pienamente la sua povertà terrena”. Una
fiducia grande nella forza vitale della Parola di Dio, come ha sottolineato nuovamente
nell’ultima udienza generale del 27 febbraio:
“In questo momento, c’è in
me una grande fiducia, perché so, sappiamo tutti noi, che la Parola di verità del
Vangelo è la forza della Chiesa, è la sua vita. Il Vangelo purifica e rinnova, porta
frutto, dovunque la comunità dei credenti lo ascolta e accoglie la grazia di Dio nella
verità e nella carità. Questa è la mia fiducia, questa è la mia gioia”.
Alla
Beata Madre Teresa – ricorda Benedetto XVI – una volta, un tale chiese di dire “quale
fosse, secondo lei, la prima cosa da cambiare nella Chiesa. La sua risposta fu: Lei
ed io!”. Il vero rinnovamento parte, dunque, da una continua conversione personale.
E parlando ai sacerdoti di Roma del vero Concilio Vaticano II, non quello virtuale
diffuso dai media, così li ha esortati:
“E’ nostro compito, proprio in questo
Anno della fede, cominciando da questo Anno della fede, lavorare perché il vero Concilio,
con la sua forza dello Spirito Santo, si realizzi e sia realmente rinnovata la Chiesa.
Speriamo che il Signore ci aiuti. Io, ritirato con la mia preghiera, sarò sempre con
voi, e insieme andiamo avanti con il Signore, nella certezza: Vince il Signore! Grazie!”.