Padre Simone: i partiti facciano un passo indietro e guardino al capo di Stato
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano si riserva ''ogni autonoma valutazione
nella fase delle previste consultazioni formali con le forze politiche rappresentate
in Parlamento”. Tra le tante soluzioni all’attuale impasse, quella di Grillo, il quale
ribadisce che il suo “Movimento 5 Stelle” non darà la fiducia a nessun governo, ma
voterà legge per legge in accordo con il suo programma. Una formula praticabile? Adriana
Masotti lo ha chiesto a padre Michele Simone, notista politico di “Civiltà
Cattolica”:
R. – Certo,
è una forma difficile da perseguire: c’è un governo di minoranza con Grillo che non
vota la fiducia. E non so, così, come si potrebbe andare avanti. Secondo me – date
le difficoltà che ci sono a mettere insieme un minimo di numero sufficiente in Parlamento
– dovrebbero tutti fare un passo indietro e mettere al centro il presidente della
Repubblica. E’ lui che ha in mano le carte per “inventare” un passaggio sufficiente
in Parlamento.
D. – Napolitano ha chiarito ieri che non sta assolutamente pensando
ad un ritorno a breve al voto, mentre questo è quello che sembra suggerire Berlusconi
…
R. – Sì, ma questo è un percorso non percorribile, perché Berlusconi vuole
riaprire la campagna elettorale al più presto per poter sfruttare tutta la propaganda
contro la magistratura.
D. – Un’altra possibilità ventilata è l’accordo tra
il Pd e il Pdl, ma scontenterebbe – penso – la maggioranza degli elettori del Pd …
R.
– Ma certo! Qualsiasi maggioranza in cui sia presente Berlusconi, per gli altri è
impercorribile, tranne – forse per qualche singola legge – per Grillo.
D.
– Guardiamo anche ad altre possibilità: Bersani, oggi, parla di un governo di cambiamento
guidato da lui stesso con alcuni punti qualificanti da presentare in Parlamento e
vedere di ottenere la fiducia. Questa è un’altra possibilità?
R. – Sì, ma è
una soluzione che presenta notevoli difficoltà. Praticamente, è un governo di minoranza
che va avanti con la maggioranza sui singoli punti; non prevede un allargamento della
maggioranza del Pd e del Pdl. E quindi mi sembra poco percorribile. C’è bisogno di
inventare, di utilizzare la creatività che ha sempre caratterizzato la classe politica
italiana, anche nei suoi aspetti negativi – non soltanto positivi – e, appunto, mettere
tutto nelle mani del presidente della Repubblica.
D. – Riesce ad immaginare
quale potrebbe essere quest’idea che Napolitano potrebbe trovare?
R. – Questo
lui potrà determinarlo quando avrà fatto le consultazioni dei partiti. Per ora, non
si vede la possibilità di creare qualcosa in Parlamento. Invece, appoggiando qualsiasi
iniziativa di Napolitano che, come ha detto lei, è contrario ad elezioni ravvicinate…,
solo lui può inventare qualcosa di nuovo che ci permetta di andare avanti e
cominciare a tener conto delle indicazioni dei mercati finanziari, che sono in attesa
di vedere se i deputati italiani vogliono creare una stabilità nelle istituzioni italiane
e nella finanza, oppure no. Infatti, per ora stanno a guardare, in quanto non è stata
presa nessuna decisione. Ma sono lì, con il cannocchiale puntato …
D. – Una
grande responsabilità, per le forze politiche …
R. – Bè, la responsabilità
è nella risposta al voto che gli elettori hanno distribuito alle forze parlamentari.
La stabilità, e quindi la responsabilità di mettere in atto una stabilità minima,
costituisce il punto di non ritorno.
D. – Questo delle conseguenze sull’economia
dell’incertezza politica, è uno dei problemi maggiori. Torniamo ancora a Grillo, che
dice: “Io do ai partiti ancora sei mesi e poi è finita: non potranno più pagare le
pensioni e gli stipendi pubblici”. Ma lei pensa che Grillo voglia veramente mettere
ancora più in crisi l’Italia?
R. – Ma che sia capace di farlo e che abbia la
forza di farlo, purtroppo, sì! Però siamo ancora in una fase di transizione. Anche
perché queste espressioni, un po’ romanzate, di Grillo non sono l’unica forza presente
in Parlamento.
D. – Infatti, stiamo assistendo ad uno scadere dei rapporti
e dei toni, del linguaggio in politica. E questo può innescare anche qualcosa di peggio,
poi, nella società?
R. – Proprio questo, non so; ma certamente, la mancanza
di decisioni per molto tempo, questo sì!