Novità nella teologia di Benedetto XVI: intervista con mons. Pino Lorizio
Salito al soglio di Pietro quasi 8 anni fa, Benedetto XVI fu subito ribattezzato dai
media il 'Papa teologo', per il suo prestigioso curriculum di studioso e ricercatore,
nonché per i lunghi anni trascorsi alla guida della Congregazione per la Dottrina
della Fede. Ma è possibile, a pochi giorni dalla chiusura del suo Pontificato, trarre
un bilancio del suo magistero teologico? Ci prova, al microfono di Fabio Colagrande,
mons. Pino Lorizio, docente di teologia fondamentale alla Pontificia Università
Lateranense:
R. – Se si pensa
soprattutto alla teologia fondamentale, che è la mia disciplina, innanzitutto questo
tentativo sempre ripetuto di allargare la nostra razionalità, cioè portando avanti
già quanto aveva insegnato Giovanni Paolo II nella Fides et ratio, Papa Benedetto
ci invita a pensare in grande, quindi a non limitare l’esercizio della ragione in
maniera puramente funzionale ma cercare di aprirla sempre più al mistero che è il
mistero dell’uomo, il mistero di Dio, il mistero del mondo. Poi, nel momento in cui
riflette ulteriormente sul rapporto tra fede e ragione, viene a dirci che il logos,
il pensiero, appartiene alla Rivelazione stessa e quindi che la fede oggi non può
non essere una fede adulta e pensata. E ancora, questo ruolo che ha la ragione nei
confronti della religione, perché se è vero che la fede purifica la ragione - dice
Papa Benedetto in una delle sue encicliche, nella Spe salvi -, è anche vero che la
ragione contribuisce a purificare la religione da tutto quanto vi può essere, anche
nella religione, di idolatria, di superstizione, di fanatismo.
D. - Quando
Joseph Ratzinger fu eletto al soglio di Pietro, circa otto anni fa, si guardava a
lui - sopratutto da parte dei media - come a un rigido difensore della dottrina cattolica.....
R.
– Innanzitutto, quella immagine era assolutamente distorta. Joseph Ratzinger, prefetto
della Congregazione per la Dottrina della Fede, non ha solo prodotto censure e condanne.
Penso, per esempio, a quell’importante momento in cui proprio la sua Congregazione,
con la sua firma, è riuscita a sbloccare la situazione di un grande pensatore cristiano,
che poi è diventato Beato, come Antonio Rosmini. Questo, per esempio, è un segnale
della grande apertura teologica e intellettuale di Papa Ratzinger. Tutto il suo insegnamento
è certamente un insegnamento che ha grandi aperture soprattutto nei confronti della
capacità dialogica della ragione, ma questo dialogo non significa e non può mai significare,
ovviamente, un mettere in discussione l’identità cristiana nel momento in cui questa
identità incontra altre appartenenze religiose e culturali. In questo senso, direi
che non siamo assolutamente disposti a condividere una visione di una teologia di
Benedetto XVI che si possa considerare in qualche modo di censura e di chiusura.